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Written by: Città e Territorio Progetti

Un quartiere virale: Seul, lo stile Gangnam

Un quartiere virale: Seul, lo stile Gangnam
Reso globalmente celebre dalla canzone del rapper PSY, il distretto-brand è  tra i più dinamici e controversi della capitale coreana

 

SEUL (COREA DEL SUD). A Seul, alla vigilia di una Biennale che promette di parlare della dimensione umana dell’architettura, il contrasto tra Hyundai Motor Group e il Governo della città sul progetto dell’Hyundai Global Business Center riaccende il dibattito sul ruolo dell’architettura iconica nelle megalopoli globali.

Succede in un quartiere, che proprio sull’essere icona (pop) ha costruito identità e sviluppo, oltre che immagine. Tutto inizia nel 2012 quando la cultura K-pop sfonda nel panorama musicale mondiale con la sua prima hit di portata internazionale, Gangnam Style, del rapper PSY. Il brano velocemente acquisisce una popolarità precedentemente inimmaginabile per un video musicale su Youtube, diventando il primo a superare il miliardo di visualizzazioni. 

Al successo ha sicuramente contribuito l’invenzione di un balletto iconico diventato presto virale. Più oscuro resta – almeno al di fuori della Corea – il significato del testo, a partire dalla prima delle due parole che compongono titolo e ritornello.

 

La Manhattan coreana

Gangnam – più propriamente Gangnam-gu in coreano – è un quartiere di Seul, dove vive circa mezzo milione di abitanti. Non uno dei nuclei storici più consolidati della megalopoli asiatica, o la prima destinazione per un turista europeo, ma un’area di più recente sviluppo, che potremmo accostare, fatte le debite proporzioni, a Manhattan. Con cui condivide moltissime caratteristiche: il costo crescente degli affitti, il numero di grattacieli, la possibilità di scelta in termini di boutiques, hotel e ristoranti per il suo pubblico cosmopolita, lo sfarzo delle discoteche, nonché le numerose, lussuose cliniche di medicina estetica. 

Non a caso, nel suo brano PSY ironizza proprio sugli stereotipi dei nuovi ricchi coreani, che lo frequentano e non risparmiano l’ostentazione. 

E della vera Manhattan Gangnam ha la densità delle strade e degli investimenti speculativi, le velocità con cui gli edifici vengono eretti e demoliti (ad un ritmo tale da cambiare l’aspetto di interi isolati in pochi mesi), per costruire sempre più in alto e in modo più iconico.

 

Sviluppo vorticoso, una città-brand

Contraddistinta da un’efficacia da record in termini di trasporto pubblico, oggetto di continui investimenti – in cantiere c’è una nuova Transit Station in grado di fare fermare treni ad alta velocità proprio nel suo cuore pulsante – Gangnam vede in Tehran Boulevard la massima concentrazione di headquarters di compagnie coreane e straniere e in Apgujeong e Cheongdam le destinazioni privilegiate dello shopping di lusso. 

Attorno al COEX Mall si concentra una vitalità e una densità inimmaginabile nella maggior parte delle città europee. Non dobbiamo tuttavia pensare a Gangnam come a un’entità uniforme: se lungo i principali boulevard si affastellano i grattacieli, sopravvivono, all’interno degli isolati, interstizi più resistenti al cambiamento, dove appaiono le guglie di templi buddhisti, fatti di vicoli percorribili solo in motorino, frequentati dagli abitanti della city alla ricerca di una dimensione più informale o di prezzi vantaggiosi. 

A pochi passi da questi abitati più informali, si pianifica il nuovo Hyundai Global Business Center. La storia di questo progetto, che si candidava inizialmente a diventare uno dei più iconici della città, nonché a superare il primato della Lotte Tower con una seconda torre di oltre 550 metri, è decisamente travagliata.

Dopo l’acquisto dell’area, Hyundai realizza di non essere economicamente interessata a sviluppare una struttura di queste proporzioni e modifica il progetto proponendo un cluster di torri di dimensioni più contenute. Ma, in questi mesi, è la città a tentare di imporre il piano originale, adducendo ragioni di ordine burocratico, ma più probabilmente consapevole del danno a livello di immagine che il fallimento di un simile progetto potrebbe rappresentare. Oggi, il sito è un enorme cratere.

 

Emblema della Corea moderna

Si potrà allora comprendere come il processo che ha portato Gangnam Style a rappresentarci una Corea moderna, benestante, ormai lontana dal fantasma del conflitto, sia stato non solo lungo, ma – come emerge da episodi di questo genere – anche complesso, ed è sotto molti aspetti ancora in corso. 

Iniziato negli anni ’60 grazie all’aiuto americano, il boom economico coreano ha condotto la capitale a divenire sede di grandi industrie e un fiorente centro finanziario, con un primato rispetto al resto del Paese, in termini di PIL pro capite e diffusione del benessere, che va consolidandosi, e segna disuguaglianze difficili da colmare. Di questo sviluppo, Gangnam è l’emblema: aperta campagna fino agli anni ’70, il suo recente sviluppo è ancora profondamente segnato dalle politiche abitative dei primi anni ’80, improntate alla costruzione di edifici standardizzati, dove ogni scelta era ricondotta all’ottimizzazione. 

Palazzoni di 12 piani, con appartamenti standard attorno agli 80 mq, pensati per un nucleo familiare di quattro persone, oggi progressivamente demoliti a vantaggio di un’edilizia più redditizia e di maggior impatto. Gangnam è un’invenzione recente, essenzialmente artificiale. Un brand, basato su scelte precise e improntate a farne un terreno di sperimentazione. 

 

Il digitale al servizio dell’inclusività

L’idea delle città asiatiche come organismi la cui identità si limita solo all’idea di una crescita potenzialmente infinita rischia di risultare oggi limitante: Seul conta attualmente 10 milioni di abitanti, che arrivano a 25 e più se si considera tutta l’area urbana. Se questo sviluppo è stato largamente determinato dalla speculazione edilizia, si è assistito recentemente a un importante cambio di direzione. 

La massimizzazione del profitto privato ha portato nei decenni a concedere molto ad aziende come Samsung, LG Hyundai – con sedi tra l’altro proprio a Gangnam –, che costituiscono anche degli importanti sviluppatori nel mondo dell’edilizia; tuttavia, è oggi cresciuta nel Paese la consapevolezza riguardo la necessità di reagire attivamente ai problemi causati dall’aver subordinato troppe istanze al solo sviluppo industriale.

Dopo essere stata per anni una delle città più inquinate del pianeta, oggi Seul cerca una nuova identità e scala posizioni su posizioni nelle classifiche della qualità di vita. Pioniera in questo senso, Gangnam è già nel 2002 il primo quartiere pilota per la sperimentazione del completo spostamento dei servizi amministrativi online e sperimenta piattaforme per la discussioni su leggi e regolamenti locali e per una formazione avanzata in termini di alfabetizzazione digitale.

 

Verso un’architettura più umana

Nel processo di trasformazione della città, l’avvio di nuovi cantieri ha avuto un ruolo essenziale. Tra i più celebri, Seoullo 7017, firmato da MVRDV e inaugurato nel 2017, nel centralissimo quartiere di Jung-gu, un parco sopraelevato in stile High Line newyorkese, derivato dalla piantumazione di un viadotto in disuso. 

Nella direzione di una ritrovata centralità di una progettazione architettonica consapevole, la mossa di maggior rilievo è stata l’istituzione, nel 2017, di una Biennale di architettura e di urbanismo, organizzata sempre nel quartiere di Jung-gu: pur caratterizzata da una certa componente di promozione, questa iniziativa ha avuto il merito di concentrare il focus della sua ricerca su Seul stessa, intesa, nella ricchezza dei suoi contrasti, come piattaforma di ricerca e di sperimentazione.

Dopo le edizioni Imminent Commons, Collective City, Resilient City e l’ambiziosa Land Architecture and Land Urbanism: City of Mountain Ranges, Waterways, and Wind Breezes (in totale oltre tre milioni di visitatori) l’edizione 2025, la quinta, sarà curata da Thomas Heatherwick e avrà luogo dal 1 settembre al 31 ottobre 2025: nel contesto di una più ampia riflessione su come sia possibile fare convivere scale urbane di proporzioni difficilmente razionalizzabili con la dimensione umana ed ecologica – tema di fondo di tutte le edizioni finora organizzate – Radically More Human promette di concentrare la propria attenzione sull’esperienza personale del pubblico dell’architettura, con un’attenzione particolare alla sua fruibilità e alla dimensione soggettiva.

Immagine di copertina: lo skyline di Gangnam, visto dal tempio di Bongeunsa (© https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Bongeunsa_Seoul_5.jpg) 

 

Autore

  • È un architetto e ricercatore italiano, attivo tra Svizzera e Francia. Ha studiato all’Accademia di Architettura di Mendrisio e al Politecnico di Zurigo. Ha lavorato a Berlino e a Zurigo per Christian Kerez, e attualmente collabora con lo studio di Dominique Perrault a Parigi. Svolge in parallelo attività di ricerca presso l’Istituto di Storia e Teoria dell’Arte e dell’Architettura di Mendrisio.

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Last modified: 10 Febbraio 2025