La comunità degli architetti deve sostenere l’iter di approvazione del DDL 1112, ma il CNAPPC non è all’altezza della situazione
Ci abbiamo provato più volte in passato, ma ancora non ce l’abbiamo fatta. L’Italia, nonostante il suo immenso patrimonio architettonico e paesaggistico, è una delle nazioni a non avere una legge specifica sull’architettura. L’adozione di una normativa che disciplini questo ambito, promuovendo la qualità architettonica e il talento dei progettisti, rimane un obiettivo ancora da raggiungere. Alcuni tentativi sono stati fatti: nel 2008 il disegno di legge Zanda fu presentato nella XVII e XVIII legislatura; nel 2011, il gruppo de Il Sole 24 Ore promosse una legge di iniziativa popolare; e nel 2018 il MAXXI ospitò un ciclo d’incontri intitolato Verso una legge per l’architettura. Tuttavia, nessuno di questi ha portato all’approvazione di una legge.
DDL 1112: meritocrazia e qualità nell’architettura italiana
E ci riproviamo oggi, con il disegno di legge (DDL) 1112, che mira a promuovere l’architettura come espressione culturale e strumento di miglioramento dell’ambiente costruito. Gli obiettivi principali includono il miglioramento della qualità del paesaggio urbano, l’inclusione di giovani professionisti attraverso concorsi aperti e meritocratici, e la valorizzazione di progetti d’interesse architettonico.
Concorsi, concorsi, concorsi!
Un punto cruciale del DDL 1112 riguarda proprio l’utilizzo dei concorsi di architettura come strumento per garantire la meritocrazia, incentivando la selezione di progetti di alta qualità per interventi urbani e infrastrutturali. Nei paesi avanzati, i concorsi rappresentano un’opportunità fondamentale per promuovere il talento e le idee innovative. Permettono di educare il pubblico al valore dell’architettura di qualità, consolidando il ruolo dell’architetto come promotore di visione e innovazione. La trasparenza e l’apertura di questi processi partecipativi sono chiave per una cultura architettonica diffusa, non solo tra i professionisti, ma anche tra i cittadini.
In Italia, purtroppo, il sistema di affidamento degli incarichi è dominato, nella maggior parte dei casi, da rapporti fiduciari tra l’amministrazione e il progettista, oppure da gare d’appalto basate su curriculum e ribassi. Questo comporta che i progetti per scuole, abitazioni, piazze e uffici vengano assegnati senza una reale attenzione alla qualità di ciò che sarà realizzato, ma piuttosto focalizzandosi su chi eseguirà i lavori, cercando di contenere al massimo i costi. Con l’approvazione di una legge specifica, si auspica l’introduzione di un quadro normativo più trasparente, in grado di promuovere la qualità progettuale e favorire la collaborazione tra i diversi attori coinvolti nei progetti pubblici.
Un altro aspetto fondamentale del DDL è la formazione di commissioni giudicatrici composte da membri qualificati, un passo che potrebbe realmente garantire una valutazione competente e meritocratica dei progetti presentati. Promuovere la meritocrazia, infatti, non significa solo migliorare l’ambiente costruito, ma anche favorire una rigenerazione culturale e sociale, creando città più vivibili e partecipate.
A chi interessa davvero l’architettura?
Non dobbiamo però illuderci che una legge sull’architettura possa risolvere tutti i problemi del settore. Le criticità legate all’equo compenso, alla complessità dei regolamenti edilizi, ai tempi biblici della burocrazia e alla crescente responsabilizzazione dei professionisti sono solo alcune delle questioni che richiedono ulteriori interventi. Tuttavia, l’adozione di una legge di questo tipo costituirebbe un passaggio fondamentale, perché porterebbe l’architettura al centro del dibattito politico e culturale, costringendo il sistema a confrontarsi in modo costante e strutturato con questa materia.
L’iter legislativo e il sostegno degli architetti
Il percorso per trasformare un disegno di legge in una legge vera e propria è lungo e pieno di ostacoli. L’iter legislativo italiano prevede diversi passaggi: presentazione in Senato, esame di commissioni competenti, voto in Aula. Se approvato, il testo deve poi essere trasmesso alla Camera dei Deputati, dove segue un percorso analogo. Solo al termine di questo iter, se entrambe le camere approvano lo stesso testo, il disegno di legge diventa legge. Tuttavia, lungo questo cammino, numerosi sono i rischi di rallentamenti, modifiche e ostruzionismi. Alcuni procedimenti possono naufragare o richiedere molto tempo a seconda della complessità della materia e del livello di consenso politico.
Per evitare che anche questo tentativo fallisca, è fondamentale che la comunità degli architetti comprenda l’importanza del DDL 1112 e si attivi per sostenerlo. Un coinvolgimento diretto sia a livello individuale che attraverso le rappresentanze professionali potrebbe fare la differenza. Gli ordini provinciali degli architetti dovrebbero organizzare operazioni di divulgazione e sostegno a questa iniziativa, coordinati dal Consiglio Nazionale degli Architetti (CNAPPC). Tuttavia, è proprio il CNAPPC che, fino a oggi, si è dimostrato incapace di essere all’altezza della situazione, troppo spesso concentrato su dinamiche interne e privo della determinazione necessaria per incidere realmente a livello politico.
Il nostro Paese merita l’adozione di una legge per l’architettura. Se anche questo percorso dovesse fallire, sarà comunque necessario avviare altre iniziative, come una mobilitazione dal basso e una proposta di legge d’iniziativa popolare. Questa volta, però, gli architetti dovranno essere in prima linea, non semplici spettatori.
Immagine copertina: Richard Oelze, The Expectation (1936)
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Cnappc , concorsi , legislazione , qualità dell'architettura
Last modified: 22 Ottobre 2024