Prosegue il percorso della startup artficial™ che realizza cloni in scala 1:1 di opere scultoree conservate nei musei. Il Giornale è media partner del progetto
Si è soliti pensare che, per un progetto d’interni concepito nel solco della contemporaneità – ovvero, per intenderci, che ritenga ancora fecondi i codici linguistici del Movimento moderno – l’apporto dell’arte possa solo riferirsi a opere concepite dalle avanguardie novecentesche in poi. Infatti, proprio esse decretarono la cesura del continuum storico come condizione fondativa della nuova Weltanschauung.
La coraggiosa sfida a questo radicato pensiero la sta lanciando artficial™, startup basata in Sicilia ma dalla spiccata apertura internazionale che offre al mondo dei progettisti cloni di opere d’arte classica, riprodotti in scala 1:1 con precisione assoluta (attraverso macchine a controllo numerico), grazie alle collaborazioni, via via più allargate, con importanti musei nazionali per quanto concerne i processi di rilevazione ed elaborazione digitale. I cloni, estremamente leggeri in quanto realizzati in materiali ecocompatibili quali la fibra di mais, non sostituiscono l’originale, ma danno la possibilità a un pubblico allargato di entrare in contatto diretto con l’opera d’arte. Con l’ulteriore opzione di personalizzare la riproduzione a livello cromatico o di finiture.
Di questo e altro si è ragionato il 7 settembre scorso sull’isola di Mozia (Trapani), durante la prima presentazione pubblica dell’iniziativa, presso il Museo archeologico Whitaker, dove si è potuto ammirare, accanto all’originale, il clone del celebre «Giovinetto» ivi conservato. Ma, riprendendo la domanda iniziale, è stato ancor più stimolante vedere, in un ambiente allestito ad hoc con arredi contemporanei, come vi si fosse “ambientato” il clone del «Satiro danzante», custodito invece nell’omonimo museo di Mazara del Vallo. Nell’occasione, l’archeologo e storico dell’arte Paolo Matthiae ha sottolineato l’importanza delle copie nella storia della civilizzazione con il passaggio dal mondo greco a quello romano.
Un secondo momento di presentazione pubblica è in programma presso il Museo Ostiense, il 26 ottobre, insieme ai protagonisti della start up, al direttore del museo Alessandro D’Alessio e a Ubaldo Spina, referente della sezione Design del nostro Giornale, media partner dell’iniziativa (leggi qui il suo articolo su artficial™). Verranno presentati i cloni di varie opere ivi custodite: Eros che incorda l’arco, Iside Pelagia, Athena, Faustina Maggiore, Ritratto di donna patrizia, Imperatori Traiano e Adriano, Marciana (iscrizioni gratuite qui).
Un caso studio
Opere d’arte contemporanea, arredi in legno di recupero e cloni di antiche statue realizzati in fibra di mais con colori vivaci
: gli spazi della nuova sede dello studio legale LCA a Roma propongono una versione pop e green della scultura classica, a rispecchiare l’identità giovane e dinamica della committenza. Disegnata da GESIDI Engineering Architecture e situata in piazza del Popolo, la sede romana è l’ultima aperta da LCA, che ha il suo quartier generale a Milano, con uffici a Genova, Treviso, Bruxelles e Dubai. A Roma, gli uffici si trovano all’interno di un palazzo che, insieme alla cosiddetta Chiesa degli Artisti (la basilica di Santa Maria in Montesanto), è gemello della chiesa e del palazzo sul lato opposto della piazza, ideata da Giuseppe Valadier a inizio Ottocento.
Realizzato nel 2024, il progetto d’interni (800 mq al terzo e penultimo piano) ha riguardato in particolare gli ambienti comuni: reception, due corridoi di distribuzione, quattro sale riunioni e area ristoro. Sul palazzo sono presenti vincoli di tutela, che interessano sia gli esterni che gli interni. Tuttavia, mentre le facciate conservavano il loro aspetto originario, gli interni sono stati rimaneggiati nel tempo.
L’intervento dialoga con il contesto storico ma, al contempo, cerca in qualche modo di dissacrarlo. Gli ambienti sono popolati da quadri e sculture, tra le quali spiccano le teste e i busti di vari colori clonati da artficial™. Le opere, scelte e collocate dai progettisti di concerto con la committenza, provengono da due gallerie romane (Studio SALES e SUarte) e potranno essere sostituite nel tempo, trasformando lo studio in un vero e proprio spazio espositivo. Nella reception, la testa di Antonia Minore è colorata con la tonalità di arancione che identifica il brand LCA. Il basamento su cui poggia è stato realizzato recuperando i piani di lavoro in legno sui quali viene tagliato il marmo, così come il tavolo della sala riunioni principale. Le porte interne, conservate in quanto elementi di pregio, sono state sottoposte a un semplice intervento di make up, con l’inserimento di nuove maniglie in ottone, materiale scelto anche per la rubinetteria di cucina e bagni. Tutti gli ambienti sono unificati dalla stessa pavimentazione continua di tonalità grigia, che richiama le cromie delle porte e degli elementi di arredo che celano i fancoil, prodotti su disegno. A questo pavimento freddo fa da contrappunto un soffitto caldo, realizzato in maniera artigianale con doghe in legno massello, tra le quali sono interposte barre luminose. Fanno eccezione la zona relax nella reception e l’area ristoro, illuminate da lampade a sospensione costituite da una barra circolare. Seminascosta da una parete di doghe verticali in legno e dotata di una piccola cucina, si trova l’area ristoro.
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arte , copie , Dalle Aziende , interni , musei , scultura , startup
Last modified: 22 Ottobre 2024