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Margherita ToffolonWritten by: Progetti

Bergamo: le nuove relazioni dell’Accademia Carrara

Bergamo: le nuove relazioni dell’Accademia Carrara

Visita all’ampliamento museale, finalmente completato su progetto di Antonio Ravalli e Valentina Milani

 

BERGAMO. Il rinnovamento dell’Accademia Carrara è completato, sebbene oltre i termini dell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. Dopo l’allestimento degli interni sono ora aperti al pubblico il nuovo passaggio coperto gli spazi esterni a verde e il bistrot a integrazione con il contesto urbano.

Dare nuovo lustro all’Accademia Carrara, il primo grande progetto messo in campo per Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, ha richiesto il suo adeguamento agli standard di altre istituzioni museali di livello internazionale. Un processo iniziato nel 2021 che ha portato a migliorarne la fruizione interna dal punto di vista espositivo e dei percorsi.

A gennaio 2023 il museo bergamasco ha riaperto i battenti in occasione della mostra dedicata a Cecco del Caravaggio, allievo del Merisi, con la riconfigurazione funzionale dei tre piani dell’edificio neoclassico: biglietteria, bookshop e spazi per i servizi al pubblico al piano terra, mostre temporanee con rotazione delle opere custodite nei depositi e prestiti nazionali e internazionali al primo piano ed esposizione permanente al secondo piano.

Solo ora, a più di un anno rispetto ai tempi previsti, sono stati realizzati il percorso coperto di collegamento fra i tre piani con vista sulle mura venete, il recupero dell’area verde denominata “I Giardini di PwC” e l’apertura del bistrot. I problemi idrogeologici riscontrati in corso d’opera hanno ritardato la conclusione dei lavori, ma ora il museo offre un nuovo approccio espositivo e spaziale.

 

Il progetto museale

Il progetto espositivo, architettonico e paesaggistico – elaborato dall’architetto Antonio Ravalli con Valentina Milani dello studio INOUT Architettura – connette strettamente l’istituzione museale alla città. Lo sarà ancora di più quando verrà realizzato, come annunciato durante la riapertura, il collegamento con il baluardo di Sant’Agostino, che richiede però l’attraversamento di alcune proprietà private.

Dal punto di vista espositivo i tre livelli dell’edificio sono stati riorganizzati per valorizzare le raccolte museali. L’esposizione permanente, che conta 300 opere, si sviluppa al secondo piano in due filoni: sulle pareti color rosso sono esposte le opere dal tardo gotico a inizio Novecento sovranazionali, mentre sulle pareti blu le opere dello stesso arco di tempo realizzate da artisti lombardi, piemontesi e veneti. Il sistema espositivo è basato su una doppia contro-parete di sfondo: quella inferiore a tutt’altezza in lamiera metallica a cui è sovrapposta, a circa un metro dal pavimento, quella colorata che varia e si schiarisce lungo il percorso delle sale. Una sorta di scatola metallica che riveste anche alcuni varchi delle porte di collegamento far le sedici sale.

Dominante ma mai invasivo è l’uso del metallo anche per le barre di sostegno dei quadri, ben distanziati fra loro, che si raccordano a un sistema perimetrale superiore, e i dissuasori che dal pavimento evitano l’inopportuno avvicinamento e suggeriscono la migliore distanza di fruizione delle opere. All’effetto coloristico di sfondo, che ben si armonizza con quello pittorico, contribuiscono sia l’appropriata illuminazione ad “aurora” dei proiettori, che focalizzano l’attenzione sulla fascia centrale delle pareti sfumando verso i margini inferiore e superiore, sia l’esplosivo rivestimento floreale del vano scala principale ad opera dei FallenFruit.

Dal punto di vista architettonico-distributivo, il perno del progetto si basa sulla riscoperta dell’originario giardino disegnato da Leopoldo Pollack che ha portato alla realizzazione di un percorso di relazioni tra museo, spazi esterni a terrazze, mura venete di confine, nuovi servizi al pubblico ad accesso diretto dalla strada tramite un’apposita scala esterna. La relazione visiva con l’esterno è affidata alla grande vetrata all’inizio del percorso coperto che è stato ricavato nello storico buffer di separazione tra le antiche infrastrutture in pietra che proteggevano il museo dalla presenza della collina spingente e delle sue falde acquifere, ora convogliate in apposite canalizzazioni e vasche.

Qui fra mura esistenti, struttura in setti di legno lamellare con altezza di otto metri e rivestimenti in metallo si scende da una parte ai terrazzamenti esterni, alla zona verde con le sculture del Sedicente Moradi e al bistrot, ricavato dal recupero di un magazzino, dall’altra alla zona delle esposizioni temporanee e poi tramite scale alla zona di accoglienza del museo collegata con il passaggio in mosaico di ciottoli, intitolato “Genealogia (parte prima)”, di Stefano Arienti. Contaminazioni d’arte e d’architettura contemporanea che sottolineano quanto nuovo e inclusivo sia l’approccio dell’istituzione culturale bergamasca.

Immagine copertina: sezione del nuovo collegamento (© Studio Antonio Ravalli Architetti)

 

L’Accademia Carrara

Gestita dal 2016 dall’omonima Fondazione, nasce nel 1796 per dar vita alla collezione del suo fondatore, il nobile bergamasco Giacomo Carrara, e si contraddistingue come “Casa del collezionismo” per la qualità e quantità di donazioni. Numerosi i nomi della storia dell’arte compresi tra il XV e il XIX secolo: Pisanello, Foppa, Bellini, Mantegna, Crivelli, Cosmè Tura, Vivarini, Botticelli, Bergognone, Carpaccio, Palma il vecchio, Raffaello, Tiziano, Baschenis, Fra Galgario, Tiepolo, Canaletto, Hayez, Piccio, Pellizza da Volpedo. Il museo vanta tra i più importanti corpus al mondo di opere di Lorenzo Lotto e Giovan Battista Moroni, oltre a una parte del Mazzo Visconti Sforza di Tarocchi. Il socio promotore della Fondazione è il Comune di Bergamo. 

Immagine copertina:

Autore

  • Margherita Toffolon

    Dopo la laurea allo IUAV di Venezia collabora con studi di progettazione a Treviso e a Milano dove per 10 anni partecipa al programma di inventariazione dei beni vincolati della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Milano per poi diventare giornalista pubblicista e senior account di un’agenzia di comunicazione integrata. Ha scritto per Mondadori, Mida Editore, Reed Business Information, Shinda Editore, Tecniche Nuove, Agepe, BE-MA editrice. Da anni collabora con DBInformation e le riviste del settore Horeca di New Business Media (Tecniche Nuove). Cogliere dettagli architettonici o atmosfere particolari dei locali food&beverage è la sua specializzazione e piacevole scoperta. Nel 2016 ha pubblicato il libro "Grandi pasticcerie del mondo" (ItalianGourmet), mentre nel 2022 è uscito "Cantine storiche d'italia. Un viaggio fra architettura ed enologia" (24OreCultura)

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Last modified: 24 Settembre 2024