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Giovanni FenoglioWritten by: Patrimonio

Roma: restauro doc per il Palazzetto dello sport

Roma: restauro doc per il Palazzetto dello sport

Conclusi i lavori presso la più celebre cupola di Pier Luigi Nervi: un cantiere modello per il patrimonio del contemporaneo

 

ROMA. Tagliato nel mezzo dalla bisettrice della via consolare da cui prende il nome, il quartiere Flaminio è stato, assieme all’EUR, uno dei “luoghi” delle Olimpiadi di Roma 1960. Il Palazzetto dello sport di Pier Luigi Nervi sorge proprio qui, preludio ai grandi interventi che contraddistinsero l’urbanistica dei XVII Giochi.

Costruito assieme all’architetto Annibale Vitellozzi fra il 1956 e il 1957, si tratta, oggi come allora, di un’opera iconica. La richiesta del CONI, committente dell’opera e poi primo proprietario, era quella di un prototipo per una copertura per attività sportive di media grandezza da realizzarsi in tempi brevi a un costo contenuto. Nervi lo completa in 14 mesi. Il Palazzetto è infatti riconosciuto unanimemente quale capolavoro della prefabbricazione strutturale, l’inedito approccio progettuale e costruttivo che ha consentito a Nervi di realizzare in economia e in tempi brevissimi strutture ancora oggi sorprendenti per arditezza strutturale e armonia formale.

Dal 10 marzo 2021 questa preziosa opera in calcestruzzo armato è stata sottoposta a vincolo di tutela grazie alla Dichiarazione d’interesse del Ministero della Cultura, una premessa fondamentale per garantire gli attenti lavori di risanamento conservativo appena conclusi.

 

Un restauro doc

Finalmente, dopo cinque anni di abbandono e negligenza, la sottile cupola in ferrocemento, sorretta dagli scultorei supporti ad “Y”, è tornata a ospitare eventi sportivi di alto profilo. Da ottobre 2023 si disputano le gare delle squadre femminili: Roma Volley Club (nel campionato serie A1) e pallacanestro dell’Università Luiss (nel campionato di serie A2). Secondo le dichiarazioni dell’assessore ai Grandi eventi, sport, turismo e moda del Comune Alessandro Onorato, il 2024 vedrà l’inaugurazione ufficiale del Palazzetto.

A questo proposito, Marco Nervi, presidente della PLN Project Foundation, nel memorandum annuale per il 2023, ha sottolineato come i restauri sono da considerarsi assolutamente positivi, avendolo riportato “allo splendore originario”. Assieme ai lavori di recupero dei padiglioni B e C di Torino Esposizioni (che ospiteranno, finalmente, la nuova biblioteca cittadina e il campus universitario del Politecnico), l’intervento s’inscrive nella lista dei risultati concreti per la conservazione dell’ingegneria strutturale italiana del XX secolo.

 

La natura di un capolavoro “classico”

Il Palazzetto è stato spesso definito dalla critica dell’epoca come “classico”, accostandolo al Pantheon per l’utilizzo della pianta centrale, l’impostazione simmetrica e l’uso tradizionale dello schema strutturale a compressione. Una sezione di cupola di 60 m di diametro è sollevata su 36 forcelle radiali le quali, inclinate secondo la tangente al bordo, vanno a formare una seconda circonferenza di circa 80 metri che contiene le spinte orizzontali.

Ne 1956 Il cantiere è affidato alla “Nervi e Bartoli”, l’impresa dello stesso Nervi, che impiega solo 420 giorni per terminare i lavori. Per realizzare l’opera, egli scompone la cupola in singoli elementi da prefabbricare in cantiere: tavelloni leggerissimi realizzati in ferrocemento, il materiale composito sviluppato da Nervi nell’immediato dopoguerra. Anche il procedimento è un’invenzione: i tavelloni vengono realizzati in serie tramite un ingegnoso sistema di forme e contro-forme. Nervi sfrutta quindi la combinazione della prefabbricazione strutturale e il ferrocemento per evitare l’uso di centine in legno e gli inutili costi dei casseri tradizionali. La candida cupola viene infatti assemblata tramite un versatile e riutilizzabile ponteggio in tubi Innocenti. Nei giunti fra i tavelloni vengono posati i ferri d’armatura e la struttura, resa solidale tramite un getto di consolidamento. La cupola appare così come monolitica, magicamente sospesa sulle forcelle.

Fin dal principio, la finitura superficiale del cemento è un tema progettuale e si realizzano numerose prove per decidere il trattamento definitivo. Per la copertura si opta infine per l’applicazione di un sottile strato isolante di vermiculite mista, sulla quale sono applicati strati di Vetroflex (materiale termoisolante composto da fibre di vetro) e un manto di asfalto impermeabile. Superficialmente viene poi applicato un rivestimento di vernice bituminosa grigia, da manutenere a intervalli regolari. Le forcelle invece vengono lasciate facciavista.

 

Il degrado e il vincolo

L’edificio è oggi proprietà di Roma Capitale ed è gestito dal Dipartimento grandi eventi, sport, turismo e moda. Per contrastare l’obsolescenza, il Palazzetto ha subito nel corso degli anni diversi interventi per garantirne la fruibilità al pubblico. Nel 2000 subisce un primo intervento di ristrutturazione interna e, per motivi di sicurezza, la capienza è ridotta da 4.000 a 3.100 spettatori, sostituendo le panche continue con sedute singole. Altri lavori di adeguamento sono condotti nel 2011 per ospitare gare della serie A di pallacanestro, che necessitano invece una capienza minima di 3.500 posti a sedere. Sempre in questo ambito, sono ampliati gli spogliatoi degli arbitri e dei giudici di gara, viene introdotta la sala di controllo antidoping e sono rinnovati gli impianti d’illuminazione e riscaldamento.

Inesorabilmente, però, l’edificio precipita in una condizione di crescente degrado che dal 2018 diventa abbandono. Particolarmente colpite sono le finiture superficiali. Nonostante negli anni ottanta e novanta fosse stato sottoposto a ripetuti interventi di manutenzione esterna (sovrapposizione di numerose guaine e la stratificazione di diversi tipi di tinteggiature sui cavalletti), la cupola aveva perso completamente lo strato impermeabilizzante e la vernice protettiva, assumendo un colore nero.

Dopo il vincolo del 2021, l’attenzione istituzionale è stata favorita dal piano di conservazione del vicino Stadio Flaminio, redatto lo stesso anno dall’Università Sapienza in collaborazione con la PLN Project e grazie al supporto della Getty Foundation. Il vincolo è “relazionale”, ai sensi dell’articolo 10 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, non essendo ancora trascorsi i 70 anni dalla realizzazione dell’opera.

 

Il cantiere di recupero

Nel 2022 è così iniziato l’ultimo intervento di recupero dell’edificio. I lavori, previsti dalla giunta Raggi per un totale appaltato di 3,2 milioni, hanno coperto i costi del rifacimento di tutti gli impianti, del campo da gioco, e la ristrutturazione degli spogliatoi. Inoltre, l’intervento ha contemplato la pulizia superficiale e la posa delle finiture protettive della cupola e dei supporti perimetrali. Per quanto riguarda l’estradosso della cupola, era necessario garantire l’impermeabilità e proteggerla da agenti atmosferici e percolamento. Si è quindi proceduto ad asportare tutte le precedenti applicazioni e preparare un fondo omogeneo tramite rasatura per garantire la corretta adesione di una guaina impermeabilizzante poliuretanica. Così, dopo anni, ha finalmente riassunto il suo colore originale: grigio chiaro. Il colore è stato riscoperto attraverso un’attenta analisi stratigrafica che ha permesso di riproporre la medesima tonalità del prodotto originale.

Il recupero filologico delle cromie superficiali ha visto l’architetto Roberta Sulpizio, direttrice dei lavori per conto della Città di Roma, affiancata da Francesco Romeo, ingegnere e docente all’Università Sapienza, e Tullia lori, ingegnere e docente all’Università Tor Vergata. Tutto l’intervento è stato realizzato sotto la sorveglianza della Soprintendenza Speciale.

Per quanto riguarda la superficie dei cavalletti, si è deciso di rimuovere le precedenti applicazioni polimeriche tramite sabbiatura per riportare in superficie il calcestruzzo facciavista. Nei punti dove la scarifica ha esposto i ferri d’armatura si è poi proceduto alla passivazione degli stessi e al risarcimento con malta tissotropica. Dopo alcune prove insoddisfacenti si è rinunciato al camouflage delle integrazioni e si è proceduto con l’applicazione di una vernice trasparente con funzione antigraffiti.

Per completare il recupero architettonico del fabbricato, il Campidoglio ha poi reperito un finanziamento integrativo di 2,1 milioni per includere gli interventi necessari a garantire l’accessibilità alla struttura: sostituzione infissi e partizioni ammalorate, messa in sicurezza dell’intradosso della volta, potenziamento del nuovo impianto di climatizzazione, illuminazione e videosorveglianza degli esterni, riqualificazione dell’area per autorità e stampa. Anche in questo caso si è cercato di valorizzare al meglio l’opera di Nervi. Per il colore degli infissi, ad esempio, si è scelta una tinta scura per favorire la lettura della cupola ed esaltarne la leggerezza.

L’importanza dell’intervento sul Palazzetto è quella di avere aperto la strada a livello nazionale a complessi interventi di patrimonializzazione, recupero e restauro capaci di riattivare edifici simbolo dell’architettura del XX secolo senza tralasciare l’aspetto della conservazione. L’intervento è infatti un esempio positivo e un modello per la collaborazione tra enti pubblici e privati con l’obiettivo della tutela e della promozione del patrimonio architettonico comune. Gli occhi sono ora puntati sul vicino Stadio Flaminio e sul cantiere di Torino Esposizioni.

Immagine di copertina: © PLN Project Foundation

 

Autore

  • Giovanni Fenoglio

    Architetto e ricercatore (1996), è bachelor presso l'Accademia di Architettura a Mendrisio nel 2017 e master presso l'ETH di Zurigo nel 2021. Dal 2022 è dottorando di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria Civile dell'Università Roma Tor Vergata, con una tesi nell'ambito del progetto di ricerca SIXXI, sotto la guida di Tullia Iori, sullo sviluppo di soluzioni innovative per il restauro di opere di ingegneria civile. Parallelamente ai suoi studi accademici, ha acquisito esperienze professionali lavorando in rinomati studi di architettura e ingegneria, tra cui Fhecor Ingenieros Consultores a Madrid, Bruther a Parigi, Case Design a Mumbai (India) e Ted'A Arquitectes a Palma de Mallorca. Ha anche partecipato attivamente a seminari e workshop di architettura, tra cui CISA “61° Course on Palladian Architecture” a Vicenza nel 2019 e AAM “Preservation of architectural Heritage” a Mendrisio.

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Last modified: 7 Febbraio 2024