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Aldo NorsaWritten by: Progetti

Grattacieli in Italia: dal 1940, 43 oltre i 100 metri

Grattacieli in Italia: dal 1940, 43 oltre i 100 metri

Una classifica e il 12° convegno a Milano per confrontare lo stato dell’arte nazionale con quello internazionale

 

L’Italia, malgrado sia tra i Paesi più ricchi di valori storici (ha la maggior concentrazione di siti Unesco al mondo), dove le grandi metropoli si sono meno affermate, ha nella costruzione di grattacieli una tradizione più lunga di quanto non si creda. Con un netto primato di Milano (la città non solo più dinamica ma anche più disinvolta nel rapporto con la storia, tanto da non temere la “cacofonia” architettonica), che, lungi dal ridimensionarsi invece si accentua.

 

La classifica delle torri più alte

Una classifica ad hoc per altezza è pubblicata a corredo di questo articolo e include i 43 grattacieli di altezza superiore a 100 metri, edificati (o in qualche caso sono in fase di cantiere) dal 1940 a oggi: noti internazionalmente come “tall buildings” (peraltro esiste una classifica estesa ad altri 46 grattacieli di altezza compresa tra 80 e 100 metri). Ecco qualche commento.

La destinazione prevalente è la terziaria (con ancora scarso interesse degli italiani per le torri residenziali, che sono 8 su 43), soprattutto privata (con solo 8 casi di grattacieli pubblici), nella quale distinguere i grattacieli messi a reddito dai soggetti promotori rispetto alle sedi “corporate” (di cui se ne contano 14 tra quelle in proprietà e in affitto).

Tra tutte a Milano si contano 21 realizzazioni su 43; seguono, molto distanziate tra le grandi città, Napoli, Genova, Torino, Roma, rispettivamente con 9, 5 e 2 casi pari merito.

A parte il caso antesignano della Torre Piacentini a Genova (1940), tutte le altre torri sono costruite a partire da metà anni cinquanta, con una forte accelerazione nell’ultimo quindicennio, allorquando, tramontati gli immobiliaristi self-made, la committenza è sempre più espressa da gruppi finanziari internazionali e predilige architetti stranieri di fama. Questo fenomeno, non esente da provincialismo si sta ora ridimensionando, tanto che la valorizzazione di architetti italiani comincia a favorire anche alcuni alle prime esperienze in questa particolare tipologia.

Un’altra notazione merita il restauro (conservativo) di alcuni grattacieli/icone del recente passato: a Milano il Pirelli (peraltro lesionato dall’incidente aereo del 2002), il GalFa (con modifica della destinazione d’uso) e la Velasca (con contestuale riprogettazione dello spazio esterno). Anche più recente è il ricorso alla demolizione e ricostruzione: a Milano l’ex albergo Michelangelo si trasforma nel palazzo per uffici Mi.C., i cui oneri di urbanizzazione saranno investiti nel rifacimento della piazza antistante, la più irrisolta delle tre intorno alla Stazione centrale.

 

Cosa ci riserva il prossimo futuro?

Anche in Italia i grattacieli sono entrati nelle abitudini di chi opera nelle società più grandi e attente ai loro brand, con soluzioni sempre più ibride tra spazi di lavoro, creatività, incontro e anche relax, con superfici utili impensabili prima del Covid. E cominciano a far breccia tra coloro che possono permettersi di abitare in complessi più plurifunzionali (e interattivi) dei tradizionali condomini. Tanto che le residenze sono oggi 8 (più un albergo) dei 43 grattacieli sopra i 100 metri.

In una più ampia ottica insediativa, attenta alla gerarchia e alla razionalizzazione delle funzioni urbane (con concentrazione tipologica in altezza e articolazione morfologica all’intorno), ai grattacieli isolati sono oggi preferite “isole urbane” localizzate dove l’accessibilità è massima, ricche di spazi comuni, di verde, di funzioni sociali e privilegiate, fruibili nei canonici “15 minuti” di accesso. Dopo un primo sfortunato tentativo con il burocratico e squallido Centro direzionale di Napoli (1994), il successo di questa formula (anche perché ha integrato il terziario e il residenziale) è arrivato nell’ultimo decennio con i nuovi quartieri di Porta Nuova e CityLife a Milano: esempi di rigenerazione urbana che potrebbero replicarsi nell’area del Lingotto a Torino, finalmente vitalizzata dalla Torre Regione Piemonte, terminata dopo 12 anni di lavori.

Queste tematiche sono al centro dell’annuale convegno “Tall Buildings”, la cui 12° edizione sarà ospitata il 28 giugno nel Salone d’Onore di Triennale Milano con il patrocinio dell’Università Iuav di Venezia (che ospita un centro di ricerca sui grattacieli, unico nel suo genere, nonché un master) e il Politecnico di Milano (vedi il programma allegato). Permetterà di confrontare il nostro stato dell’arte (testimoniato dai progettisti degli edifici più recenti) con quelli di altri Paesi, e far dialogare le molteplici discipline della progettazione, costruzione e gestione, nonché quelle che concorrono all’innovazione di processi e prodotti.

Immagine di copertina: la Torre Unicredit di Milano, edificio più alto d’Italia (César Pelli, 2012, foto di Arianna Panarella)

 

Autore

  • Aldo Norsa

    Già professore ordinario di tecnologia dell’architettura all’Università Iuav di Venezia, associato al Politecnico di Milano, incaricato all’Università di Firenze, a contratto all’Università di Chieti e ricercatore all’Université de Montréal. Master alla Princeton University. Attualmente direttore scientifico della società di ricerca e consulenza Guamari di Milano, anima l’annuale conferenza internazionale Tall Buildings e cura il “Report on the Italian Architecture, Engineering and Construction Industry” e il “Rapporto: le Prime 70 Imprese dell’Edilizia Privata”

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Last modified: 21 Giugno 2023