Un convegno, una mostra e il piano Futura per il rinnovamento della storica ville d’eaux nel centenario delle Terme Berzieri
SALSOMAGGIORE TERME (PARMA). I 100 anni delle Terme Berzieri sono l’occasione per dare la notizia del suo rilancio. Merito della partnership pubblico-privato tra Cassa Depositi e Prestiti, che un paio d’anni fa ha rilevato l’immobile, e QC terme, che se ne è assicurata la concessione per i prossimi 20 anni. Da qui deve iniziare il recupero del turismo termale, in una cittadina che ha vissuto di quest’unico indotto fin da quando furono note le proprietà curative delle acque salsobromoiodiche nella prima metà dell’Ottocento.
Contemporaneamente a questa trattativa, l’amministrazione di Salsomaggiore stilava una convenzione quadro con il Politecnico di Milano per la progettazione di un masterplan per la città pubblica, proprio mentre era in iter anche il nuovo Piano Urbanistico Generale (Fabio Ceci e Luca Pagliettini).
Se non bastasse, alza la posta in gioco l’inaugurazione, il 27 maggio, della mostra “Oro e Oriente. Galileo Chini a Salsomaggiore” dedicata all’artista, pittore e ceramista fiorentino. Proprio il 27 maggio 1923 si inaugurava, con tanto di augurio di Mussolini, l’edificio delle nuove Terme Berzieri, progettato da Chini e da Ugo Giusti. Cent’anni dopo, il Politecnico, con la regia di Emilio Faroldi e Maria Pilar Vettori, ha organizzato il convegno “Le città di Igiea. Luoghi termali tra memoria e progetto”, che ripercorre questo secolo attraverso la storia dell’architettura delle terme.
Le Terme Berzieri: eccezionalità e sperimentazione
Dopo essere stata ville d’eaux per antonomasia, città dei fashion show, dei divi e delle miss, dopo aver vissuto l’apice quando sembrava che nulla in Italia ne potesse arrestare il progresso, Salsomaggiore perse lentamente il suo smalto. Nei primi anni novanta, lo Stato si rese conto che non era più tempo di termalismo assistito, abolì il congedo straordinario di 15 giorni per il soggiorno dei curandi e smantellò il suo patrimonio termale. Se nel 1988 Salsomaggiore poteva ancora vantare 1,2 milioni di presenze, nel 2021 ne riportava solo 150.000.
Ma torniamo all’epoca dell’euforia termale, quando l’Europa visse una vera e propria riscoperta del corpo a beneficio della mente, al punto che gli intellettuali e i borghesi si davano appuntamento nelle località di cura. A Salsomaggiore l’afflusso di capitali divenne così ingente che nel 1913 lo Stato decise di emanare una legge speciale che sanciva la demanialità del suo patrimonio idrogeologico e d’investire sul suo sviluppo, in primis con l’incarico a Giusti e Chini della costruzione di un nuovo grande stabilimento. Dopo il fermo delle attività dovute alla guerra, il potere terapeutico delle cure termali e il bisogno di benessere ed evasione trovarono in quest’architettura la propria incarnazione.
Il Berzieri rappresenta un unicum nella storia dell’architettura termale, con rimandi iconografici alla Secessione viennese, evocazioni dell’immaginario orientale (pochi anni prima, infatti, Chini fu invitato a Bangkok dal re del Siam, lavorandovi due anni alle pitture del Palazzo del trono) e nuove istanze Art déco. Frequentare le terme in età moderna ha proprio il significato del viaggio in un mondo lontano dall’ordinario, di un rituale sociale da cui si torna trasformati. Va inoltre notato che Bernardo Bertolucci, nel colossal Novecento (1976), che narra della lotta contadina nella bassa emiliana, scelse di girare le scene ambientate in un lussuoso albergo di Capri proprio all’interno delle Terme Berzieri. Salsomaggiore e i suoi edifici termali, che pur distano pochi chilometri dal paesaggio della bassa, rappresentano infatti un altrove e le sue immagini schiudono l’accesso ad altri mondi.
Per la loro eccezionalità e per gli investimenti che venivano canalizzati, volti al rinnovamento delle strutture, le città termali possono essere viste come luoghi e spazi di sperimentazione e terreno di prova per quelle che sono divenute figure chiave dell’architettura lungo il Novecento. Attraverso l’architettura termale, il convegno ha tracciato una storia del moderno in Italia, soffermandosi su alcune personalità esemplari: dai citati Giusti e Chini, che lavorarono anche a Montecatini e Viareggio nei primi decenni del secolo, a Ignazio Gardella con le Terme Regina Isabella di Ischia (1951); dall’era del cemento armato, con Gino Valle e le Terme Fonte Pudia ad Arta (1964) a Luigi Moretti con le controverse nuove Terme di Bonifacio VIII a Fiuggi (1969); da Paolo Portoghesi con il Padiglione alle Terme Tettuccio a Montecatini (1977) a Marco Dezzi Bardeschi con l’ampliamento dello stabilimento Respighi a Tabiano (1998). Il secolo si chiude lasciando aperta la domanda su cosa siano oggi le architetture termali.
Tra i primi piani regolatori italiani
Ma torniamo agli anni venti, quando Salsomaggiore nel 1928 chiamò Cesare Chiodi a redigere il piano urbanistico per darsi un nuovo assetto come moderna città delle acque. L’ingegnere milanese, che nel 1929 otterrà la prima cattedra di Urbanistica italiana e farà parte della commissione che definirà la legge urbanistica del 1942, non pratica una zonizzazione in senso classico, se non per l’area industriale isolata dalla città. Proprio come si tende a fare oggi, nel suo piano le altre destinazioni dovevano convivere, evitando la formazione dei quartieri monofunzionali. Chiodi propone una zonizzazione intesa come distinzione per tipi di edifici, in base al loro modo di rapportarsi con lo spazio pubblico, e innesta il nuovo sulla città esistente.
Nonostante la guerra, Salsomaggiore torna velocemente al centro dell’interesse e della sperimentazione progettuale legata all’indotto delle terme: sono di questo periodo le opere di Vittoriano Viganò (Centro sportivo e commerciale, 1949), Vittorio Gandolfi (abitazioni private, chiesa del Poggetto, 1954, ampliamento del Poggio Diana, 1961) e poi Franco Albini e Franca Helg.
Nei primi anni sessanta il numero delle cure elargite è oltre il doppio degli anni venti. Era evidente la necessità di un rinnovamento delle strutture per aprirsi a categorie più ampie. Lo stabilimento Luigi Zoja (Albini-Helg, 1967), situato in una posizione strategica perché raggiungibile dal turismo più pendolare, viene sviluppato con un’equipe di medici e impiantisti e rappresenta l’avanguardia della tecnica. I fabbricati erano basati sul modulo funzionale costituito da due stanze di cura, gestite da un sistema impiantistico comune, reso evidente nel ritmo delle facciate.
Verso una globale rinascita urbana
Facendo un balzo in avanti di qualche decennio, quei riflettori spentisi sulla città di fine secolo, si accendono nuovamente quando si va a intervenire intorno al Berzieri. Lo spazio pubblico circostante, da sempre usato come un parcheggio, nel 2010 viene trasformato e riqualificato come piazza pedonale (EFA studio). Inizia così il cammino per ripensare la città pubblica e, come cent’anni prima, l’amministrazione decide di affidarsi al Politecnico di Milano.
Sulle orme di Chiodi, Faroldi e un gruppo di ricercatori hanno sviluppato oggi un masterplan che valorizza e rigenera l’esistente, proponendo il concetto di città policentrica e facendo emergere percorsi e poli d’interesse che non siano solo le terme.
Per definire i nodi e gli assi della loro connessione, il Politecnico rilegge la città secondo 4 ecologie (pensando a Reyner Banham per Los Angeles), non in virtù di emergenze visive ma per territori di relazione (acqua, ospitalità, natura, cultura): percorsi che toccano luoghi strategici, della città e delle zone circostanti, derivati in modo diretto dal processo partecipato con interlocutori e stakeholder.
Innestandosi sul piano Chiodi, il masterplan Futura collega le parti distinte per funzioni che oggi chiedono costante interrelazione. Sostiene il concetto di fruizione immediata e spontanea della città attraverso passeggiate a piedi o in bicicletta, che uniscano l’infrastruttura ferroviaria con gli assi principali, e portino a ridurre l’uso dell’auto. Riqualifica e restituisce ai cittadini piazze e spazi aperti, aree di mercato e i campi sportivi, sottoutilizzati o squalificati come parcheggi. Introduce l’idea della bellezza democratica: per esempio, aprendo l’accesso e riqualificando come luogo dello sport il parco della Corte Civica Tommasini, rimasto per anni come una fortezza blindata, favorendo altresì la rigenerazione dell’attiguo quartiere marginalizzato di Sant’Antonio.
Salsomaggiore vorrebbe così diventare città del terzo tempo, un tempo inclusivo in cui le funzioni si valorizzino a vicenda nella prossimità e nella scenografia delle connessioni. Un tempo proficuo tra vita privata e vita lavorativa, in cui non ci siano scarti temporali per andare alla destinazione di merito, ma tutti i luoghi concorrano a quell’idea di paesaggio, che forse nel passato la ville d’eaux aveva incorniciato intorno ai suoi grandi monumenti.
Immagine di copertina: masterplan Futura
Convegno “Le città d’Igiea. Luoghi termali tra memoria e progetto”
A cura del Politecnico di Milano, in collaborazione con il Comune di Salsomaggiore
26-27 maggio 2023, Palazzo dei Congressi, Salsomaggiore Terme
Mostra “Oro e Oriente. Galileo Chini a Salsomaggiore”
A cura di Maurizia Bonatti Bacchini e Vittorio Terraroli
Dal 27 maggio al 17 settembre 2023
Corte civica Tommasini e Palazzo dei Congressi, Salsomaggiore Terme
Masterplan “FUTURA”, del Politecnico di Milano (Emilio Faroldi responsabile scientifico, Matteo Cervini, Francesca Daprà, Roberto Mattioli, Alessia Ortu, Luca Tamburini) in collaborazione con Sapienza Università di Roma (Marica Fior, Paolo Galuzzi)
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anniversari , congressi , Emilia Romagna , monumenti , mostre , rigenerazione urbana , ritratti di città , terme , urbanistica
Last modified: 8 Giugno 2023