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Clara Stella Vicari AversaWritten by: Professione e Formazione

César Portela, l’architetto del mare

César Portela, l’architetto del mare

L’architetto gallego è “Medalla de Oro de la Arquitectura” 2023 in Spagna

 

L’architetto gallego César Portela è il vincitore della “Medalla de Oro de la Arquitectura” 2023, il più importante riconoscimento assegnato in Spagna a un progettista. Istituito dal Consejo Superior de los Colegios de Arquitectos de España, il premio riconosce gli sforzi di chi, con il suo lavoro, nobilita la professione di architetto. Nella motivazione la giuria ha particolarmente apprezzato la “solidità” della carriera professionale di Portela, “punto di riferimento galiziano per le nuove generazioni di architetti sia nell’architettura che nell’urbanistica“, sottolineando il lavoro di “architetto locale che va oltre il suo ambiente di origine per proiettarsi a livello internazionale“. La consegna avverrà il 22 giugno.

 

Tutto è al contempo locale e universale

Una sintesi perfetta

. Chi ha avuto l’opportunità di conoscere e lavorare con Portela ritroverà in queste parole la sua straordinaria grandezza. La sua architettura appare il frutto di un lavoro attento e puntuale, rispettoso del luogo e dei suoi abitanti: un sapore particolare che tende a spaziare e vibrare partendo da una dimensione intima, per proiettare una visione internazionale.

Qualche anno fa lo stesso Portela, durante una visita al cantiere del cimitero marino a Finisterre, parlando con Carlos Martì Arìs, davanti alla discreta e straordinaria sua architettura protesa in un meraviglioso paesaggio, ci diceva che non trovava molta differenza tra locale e universale. “Per me tutto è locale e universale allo stesso tempo, non so bene dove collocare la linea rossa che li separa. Mi è più facile distinguere tra ciò che è buono e ciò che non lo è: se l’opera è bene o mal situata, se in scala o fuori scala, se spazio, volume, forma, materiali, colori… sono corrispondenti, se il risultato è utile, bello e confortevole o meno, se lascia indifferenti o trasmette emozioni”.

 

La traiettoria progettuale di César Portela

Nato nel 1937 a Pontevedra

, Portela studia tra Madrid e Barcellona; dopo la laurea consegue il dottorato. La sua carriera professionale comprende la stazione degli autobus di Cordoba (Premio nazionale di architettura nel 1999), il Museo di Storia naturale a Santiago de Compostela, il centro congressi (con Ricardo Bofill) e il Museo Domus dell’uomo a La Coruña (con Arata Isozaki), il citato cimitero marino, il Museo del mar a Vigo (con Aldo Rossi), il Museo etnografico Togamura in Giappone, la torre di controllo di Sharm El-Sheik, in Egitto. Numerosi gli interventi sullo spazio pubblico urbano, uno dei quali gli è valso nel 1981 il Premio nazionale di urbanistica; molteplici riconoscimenti e onorificenze. Professore di Progettazione architettonica per 20 anni presso l’Università della Galizia, docente invitato in università e istituzioni, a Pamplona, Caracas, Lisbona e Weimar.

 

Portela e il mare

Il Museo del mar è, probabilmente insieme al cimitero di Finisterre, l’opera che simbolicamente rende manifesta la personalità e la traiettoria di Portela. Un lavoro il cui progetto preliminare era frutto di un’idea congiunta con Aldo Rossi, nel 1992. Dopo la scomparsa di questi, Portela fu incaricato di portarlo a compimento e, come lui stesso con orgoglio ama ricordare, farlo venire alla luce nel 2003 è stato riuscire ad avverare una promessa fatta all’amico italiano, il sogno di Rossi di realizzare un’opera in Spagna. Nonostante l’eredità rossiana fosse stata e sia ancora oggi forte e importante in Spagna, si tratta dell’unico progetto di architettura realizzata da Rossi nel paese iberico.

Con altrettanto orgoglio Portela era felice di quest’opera protesa sul mare, capace di mettere insieme la disciplina e il tradizionale rigore di Rossi con un intenso e profondo dialogo con il contesto galiziano, lasciando che con giochi continui di sguardi, di rimandi ed elementi naturali, si attivassero sempre inedite emozioni. “Un lungo molo che raggiunge la luce del faro”, scriveva Rossi, “la linea lunga (…) è come la calle Mayor che attraversa la Spagna, che attraversa città e piazze e giunge al mare”.

Portela è sempre e comunque, soprattutto, un grande architetto del mare. Le sue architetture fra terra, acqua e cielo entrano in questi ambiti in punta di piedi, instaurano un rapporto intimo, fanno sentire la loro presenza, ne occupano e ne definiscono sapientemente lo spazio, senza mai aggredirlo, rispettandolo e accentuandolo, dando un senso fino a sublimarlo.

La grammatica delle opere di Portela non segue mai, nonostante la sua grande esperienza e preparazione, i vaneggiamenti di un architetto modaiolo; anzi è quanto di più lontano dall’esaltazione dei gerghi pretenziosi che talvolta certa architettura contemporanea offre. È sempre il risultato del lavoro di un instancabile esploratore, di un “pellegrino” attento e ostinato. Perseverante nel ricercare, conoscere, imparare. Prima di progettare sempre pronto ad ascoltare tutte le tracce, le voci e lingue del mondo, dai vernacoli ai discorsi accademici, ai gesti più naturali e spontanei, tutte ricevono la stessa attenzione. Ovunque si trovi, Galizia, Giappone o America latina, è sempre uno studioso attento e ostinato che parla coi luoghi, li ascolta, li assapora, li apprezza e, solo dopo, risponde.

È tante figure insieme, in perfetto equilibrio fra opposte tensioni, tutte racchiuse in una sola persona: un intellettuale ma anche il vicino ideale della porta accanto, un sognatore visionario e una persona con i piedi ben piantati per terra, un uomo d’altri tempi sempre incredibilmente aggiornato e pronto a sperimentare le idee più avanzate, un accademico e un carpentiere, un sapiente progettista di spazi architettonici e un attento strutturista che riverifica tutto il progetto. Avremmo potuto avere un suo progetto, fra terra e mare, nel simbolico Stretto di Messina. Nel 2001 Portela era stato incaricato della riqualificazione di un’ampia area sul mare, occupata dalla Cittadella fieristica. Tuttavia, come in molte vicende italiane, il progetto si è arenato e l’area attende ancora una ridefinizione.

Non resta che andare in Spagna per immergersi nelle sue architetture con le loro tracce di passato e preziosi enzimi del futuro, atemporali sì da potersi declinare e coniugare sempre al tempo presente.

 

Autore

  • Clara Stella Vicari Aversa

    È attualmente Ricercatore in Progettazione Architettonica e Urbana presso l'Università di Reggio Calabria, Dottore di ricerca europeo cum laude presso la E.T.S. Arquitectura de San Sebastián, Spagna e Vicepresidente dell'Ordine degli Architetti di Messina. Laureata in Architettura con lode nel 1995, ha svolto attività progettuale in Italia e in Spagna. Studiosa di riqualificazione dei waterfront, tema sul quale ha pubblicato anche una monografia in lingua spagnola, ha ottenuto premi e riconoscimenti per ricerche e concorsi internazionali di progettazione. Numerose le mostre, anche in collaborazione con importanti architetti europei, Palazzo della Triennale di Milano e Biennale di Venezia, Italia, Museo San Telmo di San Sebastián. Coordinatore, tutor e relatore in workshop e seminari in Italia e all’estero.

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Last modified: 16 Maggio 2023