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Bauhaus alla danubiana

Bauhaus alla danubiana

La mostra su Friedl Dicker e Franz Singer al Wien Museum: un nuovo filone di ricerca sugli influssi viennesi della scuola tedesca

 

VIENNA. Trasferitosi dalla natia Svizzera alla Germania e quindi all’Austria, il pittore, teorico dell’arte e pedagogo Johannes Itten aprì una scuola d’arte privata a Vienna nel 1916, in piena prima guerra mondiale, mettendo in campo originali metodi d’insegnamento che gli valsero le lodi di Adolf Loos. Nella capitale asburgica Itten fece anche la conoscenza di Walter Gropius, che aveva da poco sposato Alma Mahler, vedova del compositore Gustav Mahler. Quando nel 1919 Gropius venne chiamato a Weimar alla direzione dell’Accademia sassone di arti visive, che ribattezzò “Staatliches Bauhaus in Weimar”, come insegnante volle fra l’altro Itten, e questi lasciò Vienna, portandosi dietro numerosi alunni della sua scuola d’arte. Fra di essi, anche Friedl Dicker (1898-1944) e Franz Singer (1896-1954).

Viennesi di nascita, dopo l’esperienza al Bauhaus i due allievi tornarono nella città natale nel 1925 e aprirono uno studio attivo fino al 1938, quando entrambi furono travolti dal nazismo: Dicker venne deportata dapprima a Theresienstadt nel 1942, dove dava lezioni di disegno ai bambini internati, e quindi ad Auschwitz, dove venne assassinata due anni dopo. Singer riuscì a riparare a Londra, dove rimase anche nel dopoguerra.

 

Un nuovo filone di ricerca sugli influssi del Bauhaus a Vienna

La mostra che col titolo “Atelier Bauhaus, Wien” il Wien Museum dedica a Dicker e Singer apre un nuovo filone di ricerca sugli influssi che il Bauhaus ebbe a Vienna, sia a livello architettonico che del design, e sulla sintesi austro-tedesca operata dai due progettisti cresciuti nella città di Otto Wagner, del Secessionismo klimtiano, del radicalismo di Loos e della funzionale estetica della Wiener Werkstätte.

Nella dépendance del MUSA sono esposti circa 200 oggetti in larga parte mai presentati finora e organizzati in un interessante e fitto percorso cronologico, scandito da disegni assonometrici, modelli, schizzi, progetti di design e relativi manufatti, oltre a materiale documentale.

Fra gli oggetti sviluppati già nel periodo trascorso al Bauhaus spiccano le variopinte costruzioni in legno “Phantasus”. Il gioco sviluppato da Singer, Franz Scala e Dicker mirava a «Favorire la creatività dei bambini, consentendo di creare oggetti tridimensionali, concentrandosi sulla sostanza delle forme espressive e sviluppando al tempo stesso sensibilità per l’arte astratta». Mai andato in produzione, il gioco viene indicato dai curatori della mostra Katharina Hövelmann, Andreas Nierhaus e Georg Schrom come una chiave per comprendere l’approccio dei due progettisti: al tempo stesso artistico e ludico, con uno sguardo fortemente rivolto alla standardizzazione di arredi e architetture.

 

Avamposti di un’avanguardia che democratizzava la funzionalità

Gli interventi di Dicker e Singer spaziarono da case private ad appartamenti, da negozi a club sportivi, da sale espositive a scuole, ma nulla di ciò che costruirono è sopravvissuto fino a noi: “L’architettura è tuttavia molto più di un insieme di edifici, è una forma di pensiero, di comunicazione e di azione” dice Matti Bunzi, direttore del Wien Museum: «In questo senso Dicker e Singer sono due esponenti cruciali dell’architettura e del design austriaco: furono avamposti di un’avanguardia che democratizzava la funzionalità. Nei loro lavori si riconoscono delle contiguità con i progetti della “Vienna Rossa”, che tuttavia erano assai più convenzionali. Dicker e Singer pensavano in modo più radicale. Non miravano a rappresentare, bensì a creare polifunzionalità».

Realizzata in collaborazione con l’Archivio Bauhaus di Berlino e con il collezionista Georg Schrom, la mostra propone diversi progetti che prevedono usi multipli di spazi, con mobili a scomparsa, pieghevoli, o impilabili: «Un soggiorno è allo stesso tempo sala da pranzo e stanza per gli ospiti, la camera da letto è anche studio: tutti gli spazi devono potersi trasformare nel corso della giornata», scrivevano Dicker e Singer nel 1931.

Ed ecco allora la scuola materna Montessori al Goethehof di Vienna, voluta dall’amministrazione viennese come progetto pilota di pedagogia alternativa e inaugurata nel 1932 ma chiusa già nel 1938. Gli innumerevoli spazi disposti su due piani erano definiti da zone di colore; i mobili a misura di bambino, colorati e pieghevoli, erano costruiti per essere usati in varie modalità e concepiti per necessitare di quattro piccole braccia per essere spostati. «Un modo per favorire collaborazione e solidarietà fra i piccoli ospiti», come auspicavano i progettisti, che per l’occasione crearono fra l’altro il tavolo pieghevole Ti27, sedie, panche e tavoli, armadi e lettini, oltre a funzionali rastrelliere per bicchieri e spazzolini da denti.

Nella stessa logica di flessibilità e sfruttamento intelligente delle volumetrie, nel 1936 Singer progettò la “casa che cresce”, destinata agli emigranti che fuggivano dall’Europa verso la Palestina, dove la penuria di spazio chiedeva soluzioni innovative: sistemi modulari consentivano di ampliare le unità abitative a seconda delle necessità.

 

 

“Atelier Bauhaus, Wien. Friedl Dicker und Franz Singer”
a cura di: Katharina Hövelmann, Andreas Nierhaus, Georg Schrom
Wien Museum-MUSA
24 novembre 2022 – 26 marzo 2023
wienmuseum.at

Autore

  • Flavia Foradini

    Giornalista e autrice per carta stampata e radio, si occupa da oltre trent’anni in particolare di area germanofona e anglofona, ma segue anche temi globali. Scrive per numerosi editori italiani ed esteri, tra cui Il Sole 24 Ore, il gruppo Allemandi, il gruppo Espresso-Repubblica, la RSI (Radiotelevisione della Svizzera Italiana, per cui realizza approfondimenti e audiodocumentari). Ha collaborato con il Piccolo Teatro di Milano e insegnato alla Kunstuniversität di Graz. Ha curato e/o tradotto numerose opere di e sul teatro, e saggi storici. Si è occupata approfonditamente fra l'altro di architettura nazista, in particolare del sistema delle torri della contraerea, su cui ha scritto, tenuto conferenze, e realizzato mostre (con fotografie di Edoardo Conte). Osserva dagli anni '80 gli sviluppi urbanistici e architettonici di Vienna

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Last modified: 23 Gennaio 2023