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Domenico Fontana, l’impareggiabile

Domenico Fontana, l’impareggiabile

Una mostra illustra l’opera dell’architetto ticinese, esaltandone le molteplici competenze progettuali e gestionali

 

RANCATE (SVIZZERA). “Quello che non faceva esso non lo poteva fare nessuno altro homo del mondo”. Tale definizione ben riassume la fama raggiunta dal ticinese Domenico Fontana (1543-1607), al quale dobbiamo non solo notevoli opere nella Roma di Sisto V (la cappella Sistina in Santa Maria Maggiore, il Palazzo Lateranense e la Scala Santa) e nel Regno di Napoli (il Palazzo Reale, oltre alle cripte delle cattedrali di Salerno e Amalfi), ma anche un significativo contributo all’evoluzione concettuale e professionale del mestiere di costruttore.

 

Da muratore ad architetto e ingegnere

Influenzati dalle più ristrette categorie odierne, in cui il project manager spesso dimentica tutto ciò che esula dal foglio Excel, siamo infatti in difficoltà a trovare un termine univoco per riassumere le molteplici competenze di Fontana, il quale riuscì a scalare i vertici dei cantieri romani passando da semplice muratore a capomastro della fabbrica, per poi acquisire titoli quali “Architetto della Chiesa”, “Cavaliere della Guglia” e “Ingegnere”.

La sua impresa più nota, guarda caso, non è un palazzo ma la straordinaria “trasportazione” dell’obelisco Vaticano in piazza San Pietro: per muovere e rimettere in piedi il prezioso monolite in granito rosso, alto 25 metri, nel 1586 impiegò 900 uomini, 75 cavalli e 40 argani. Allo stesso tempo, in opere più “architettoniche”, egli si mise in evidenza sia per la direzione artistica (come forse la chiameremmo oggi), sia per l’eccellente controllo delle questioni logistiche ed economiche.

Proprio al governo della complessità e varietà dei cantieri di Fontana è dedicata la mostra in scena alla Pinacoteca cantonale di Rancate (Canton Ticino), organizzata dall’Archivio del Moderno (Università della Svizzera italiana) con il partenariato dei Musei Vaticani. Al centro dell’esposizione vi è dunque quella dimensione gestionale, relazionale e “strategica” che portò nelle mani di Fontana, progressivamente, la direzione di tutte le attività del cantiere: dalla scelta degli artisti al rifornimento dei materiali. Fontana giunse così a coordinare committenti, architetti, artisti (pittori, scultori, bronzisti, indoratori, incisori, ecc.) e maestranze (muratori, stagnai, vetrai, fabbri), insieme a tanti altri attori “minori” ma fondamentali.

 

Le tre sezioni dentro la Pinacoteca

La mostra si sviluppa, attraverso tre sezioni principali, negli spazi della Pinacoteca, antica casa parrocchiale. Purtroppo, la struttura e le proporzioni dell’edificio comportano una narrazione inevitabilmente frammentata, che non pare ottimale per l’argomento proposto. Non per l’edificio in sé (peraltro ben ristrutturato e ampliato dall’architetto ticinese Tita Carloni nel 1967), quanto per il contrasto che in diversi momenti si percepisce tra la “domesticità” dello spazio e le più monumentali atmosfere delle fabbriche di Fontana.

La prima sezione (“I luoghi, i committenti, l’impresa”) si apre con un busto bronzeo di Sisto V opera di Bastiano Torrigiani e Taddeo Landini. Di seguito, il visitatore s’imbatte in una saletta con mappe variamente interattive, che consentono di esplorare la storia della famiglia Fontana, date, maestranze e altre informazioni. La mostra tenta infatti di accostare opere reali a contenuti multimediali, nel nome di una dimensione “immersiva” più o meno efficace a seconda dei casi.

Si sale ai piani superiori per la seconda sezione, dedicata a Il cantiere fontaniano”: dal progetto all’esecuzione, dove s’incontrano soprattutto le imprese del Laterano, che – ripensando completamente le intricate strutture dell’antico Patriarchio – produssero il nuovo palazzo apostolico. La complessità del programma è illustrata da varie opere e chiarita anche da contributi multimediali (qui molto utili). Da Roma si prosegue nel Regno di Napoli, dove ancora Fontana stupisce per varietà d’ingegno, applicato a temi eterogenei come l’idraulica e la decorazione, fino all’impronta urbana conferita dal Palazzo Reale. La terza e ultima sezione si concentra invece sui “saperi tecnici” di Fontana a partire dalla sistemazione degli obelischi sistini, attorno alla quale ferve un dibattito di rilievo, ben esemplificato dai volumi esposti.

L’esposizione restituisce soprattutto il mosaico di artisti che lavorarono con Fontana, offrendo forse meno agli specialisti sugli aspetti tecnici e gestionali, del resto più difficili da comunicare ai non addetti ai lavori. Questa parte è però compensata negli approfondimenti del catalogo (346 pagine, edito da Officina Libraria), che offrono interessanti e ulteriori filtri interpretativi sul backstage dei cantieri, utili a riconsiderare gli stretti confini degli attuali specialismi, e dell’architettura in generale.

 

Immagine di copertina: Guilliam van Nieulandt il Giovane, Piazza San Pietro durante la processione annuale del Corpus Christi, 1612, olio su tavola (Collezione privata europea)

 

 

“Le “invenzioni di tante opere”. Domenico Fontana (1543-1607) e i suoi cantieri”

A cura di Nicola Navone, Letizia Tedeschi e Patrizia Tosini
Pinacoteca Cantonale Giovanni Züst di Rancate
27 novembre 2022 – 19 febbraio 2023
https://www4.ti.ch/decs/dcsu/pinacoteca-zuest/home

 

 

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Last modified: 9 Gennaio 2023