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Luca GibelloWritten by: Professione e Formazione

Ischia: con Kengo Kuma il PIDA fa il botto

Ischia: con Kengo Kuma il PIDA fa il botto

Conclusa la decima edizione del Premio internazionale Ischia di architettura, con un’opera donata al Comune di Forio

 

ISCHIA (NAPOLI). Sull’onda d’istanze ambientali, socio-politico-culturali e morali che si fanno sempre più cogenti, il PIDA, riconoscimento nato nel 2008 per celebrare “gli alberghi e le spa più belli del mondo”, cambia progressivamente ma inesorabilmente (e opportunamente) pelle, facendosi sempre più occasione di riflessione. Così, a conclusione della decima edizione, svoltasi sull’isola al largo del golfo di Napoli dal 3 al 10 ottobre, direttamente dal Giappone è giunto, per una conferenza mordi e fuggi, addirittura Kengo Kuma. «Veniamo da un secolo che ha amato la costruzione in grande, sintetizzata dai grattacieli e dalle grandi “scatole” che hanno finito con l’inghiottirci», ha affermato Kuma durante la sua lectio magistralis. «Oggi dobbiamo pensare insieme a un modo nuovo di vivere le città, ridisegnandole in modo sostenibile e immaginando un nuovo rapporto tra interni ed esterni».

Nell’occasione, l’architetto giapponese ha inaugurato “Iwakura Musashino” (spirito della roccia), che ha donato alla comunità di Forio. Installata in piazza Cristoforo Colombo, si tratta di una fontana scultorea, ricavata da un blocco di tonalite dell’Adamello (realizzazione di Graniti Pedretti, per interessamento del professor Marco Imperadori del Politecnico di Milano), che riproduce in scala il Museo dei manga, progettato da Kuma a Saitama.

Ma Kuma (cui è andato il Premio PIDA internazionale) è solo la punta di un iceberg che ha visto giungere a Ischia, negli anni, grazie alla caparbietà del presidente dell’associazione culturale PIDA Giovannangelo De Angelis e dei suoi collaboratori, figure del calibro di Mario Bellini, Peter Bohlin, Fabrizio Caròla, Alessandra Chemollo, Mario Cucinella, Bernard Cywinski, Riccardo Dalisi, Christine Dalnoky, Benedetto Gravagnuolo, Bjoi Jain, Mimmo Jodice, Atsushi Kitagawara, Joao Nunes, Boris Podrecca, Hani Rashid, Teresa Sapey, Matteo Thun e Patricia Viel, solo per citarne alcuni. E, con il titolo “Spazio ai neuroni”, l’evento che gode del supporto di CNAPPC, Ordine degli architetti di Napoli, IN/Arch Campania e Fondazione Annali dell’Architettura e delle Città, ha visto, tra gli altri, una pregevole lectio magistralis dell’architetto scozzese Ian Ritchie, oltre a un intervento di Davide Ruzzon, che da anni riflette sul rapporto tra neuroscienze e architettura.

Spazio dunque alla riflessione interdisciplinare e a tutto campo, che prende la scena al Premio vero e proprio. Per la cronaca, quest’ultimo è andato a Giovanni Fiamingo e Giovanna Russo per l’intervento di villa Mylae a Milazzo (Messina) nella categoria “Ospitalità”, mentre per la categoria “Ricostruzione antisismica” il riconoscimento è andato allo studio F&G Associati (Maria Luisa Guerrini e Luca Ferretti) per la ristrutturazione e ampliamento di un edificio residenziale a Foligno (Perugia), ricostruito a seguito del terremoto del 1997. A Ernesta Caviola è andato il premio per la fotografia, ad Antonio Morlacchi e Sonia Politi (direttori della rivista “IoArch”) quello per il giornalismo e, ancora, allo studio Alvisi/Kirimoto quello alla carriera.

Da non dimenticare, infine, il lavoro svolto dagli studenti universitari (Roma Tor Vergata, Napoli Federico II e Palermo), per il coordinamento di Francesco Rispoli e Corrado Minervini, nel workshop di progettazione che si è svolto lungo la settimana ed è ormai diventato un altro tratto distintivo dell’appuntamento ischitano. Quest’anno, l’attenzione si è spostata sull’isola contermine di Procida, in occasione della sua sua proclamazione a Capitale italiana della cultura 2022. In particolare, i tre gruppi di studenti, coordinati dai rispettivi docenti, hanno lavorato alla riqualificazione del rione Terra murata (caratterizzato dalla dominante presenza del palazzo d’Avalos, residenza borbonica poi trasformata in carcere e ora in attesa di destinazione, seppur visitabile in stato di semi-rovina come location per mostre d’arte), proponendo interventi discreti di valorizzazione, di miglioramento dell’accessibilità e di riconnessione urbana.

Autore

  • Luca Gibello

    Nato a Biella (1970), nel 1996 si laurea presso il Politecnico di Torino, dove nel 2001 consegue il dottorato di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica. Ha svolto attività di ricerca sui temi della trasformazione delle aree industriali dismesse in Italia. Presso il Politecnico di Torino e l'Università di Trento ha tenuto corsi di Storia dell’architettura contemporanea e di Storia della critica e della letteratura architettonica. Collabora a “Il Giornale dell’Architettura” dalla sua fondazione nel 2002; dal 2004 ne è caporedattore e dal 2015 direttore. Oltre a saggi critici e storici, ha pubblicato libri e ha seguito il coordinamento scientifico-redazionale del "Dizionario dell’architettura del XX secolo" per l'Istituto dell’Enciclopedia Italiana (2003). Con "Cantieri d'alta quota. Breve storia della costruzione dei rifugi sulle Alpi" (2011, tradotto in francese e tedesco a cura del Club Alpino Svizzero nel 2014), primo studio sistematico sul tema, unisce l'interesse per la storia dell'architettura con la passione da sempre coltivata verso l’alpinismo (ha salito tutte le 82 vette delle Alpi sopra i 4000 metri). Nel 2012 ha fondato e da allora presiede l'associazione culturale Cantieri d'alta quota

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Last modified: 12 Ottobre 2022