L’ADI Design Museum dedica una retrospettiva che smonta, ricompone e mette a confronto le realizzazioni di due protagonisti
MILANO. Prendere due protagonisti della storia contemporanea del progetto in Italia e “fare a pezzi” il corpus delle loro realizzazioni; prendere i pezzi, ricomporli secondo tematiche date, metterli a confronto nello spazio di un museo del design. Narrare il tutto con uso di abbondante grafica. Questa la ricetta messa in campo da Pierluigi Nicolin, curatore della mostra, per rispondere alla richiesta di ADI Design Museum di elaborare un’esposizione e lanciare una riflessione sui due preclari esponenti del design italiano. In questo modo lo “sporco funzionalista”, sezione Zanuso a cura di Gaia Piccarolo, si specchia nel “decoratore”, sezione Mendini a cura di Nina Bassoli, in una visione che giustamente non differenzia design e architettura, dimensioni complementari del progetto, visione che così bene descrive l’avventura italiana del dopoguerra della quale i nostri sono stati protagonisti “diversi”.
Se il design è “in presenza”, pregevoli alcuni pezzi esposti provenienti da varie collezioni, l’architettura è raccontata dall’occhio dei fotografi e dal disegno che, seppure costretti su dure superfici di legno ricomposto e venato, non mancano di affascinarci con la loro qualità. L’operazione, con il coordinamento scientifico di Maite García Sanchis (curatrice anche della sezione ritratti), riporta attenzione su decenni fondamentali per architettura e design e trova forma anche in un catalogo che è quasi una “mostra portatile”, come afferma Leonardo Sonnoli, autore dell’immagine grafica, che vede di fatto l’allestimento come sequenza di grandi pagine da sfogliare – ben illuminate da Artemide in un omaggio al fondatore Ernesto Gismondi – e per questo facilmente trasferibili sulla carta stampata.
12 sezioni “simmetriche”
La mostra si articola in dodici capitoli, sei per ciascuno con perfetta simmetria: Comfort, Nuova Estetica, Grande Scala, Costruzione Modulare, Innovazione e Muri in Pietra le sezioni dedicate a Marco Zanuso; Alchimie, Global Toys, Decorazioni, Musei, Case, Testo e Immagine quelle dedicate ad Alessandro Mendini.
A corredo del percorso, ma collocata remota negli spazi dedicati ai premi del Compasso d’Oro alla carriera, un’installazione dove gli iconici ritratti ad opera di Roberto Sambonet – Zanuso come il duca di Montefeltro di Piero della Francesca; Mendini più segnaletico con un tratto alla Bacon – introducono alla sintesi della vita e delle opere dei due protagonisti.
Zanuso proto ambientalista
La “scoperta” di uno Zanuso “proto ambientalista” rivela in verità una proposta ben conosciuta e pubblicata all’epoca (SottoNapoli, idee per la città sotterranea, a cura di Vittorio Magnago Lampugnani, Electa Napoli 1988; Isa Tutino Vercelloni, Costruire per l’agricoltura Storia, sperimentazioni, ipotesi, Gruppo Dioguardi, Skira, 1996), che collocava una fabbrica di fiori all’interno delle cavità sotterranee del vallone di San Rocco. Una visione elaborata sulla scia di ricerche di tesi universitarie e condotta con Eduardo Vittoria per il Laboratorio Internazionale Napoli Sotterranea, ove il nostro mette in pratica la sua concezione del progetto legato all’uso di una tecnologia colta portata alle estreme conseguenze (vedasi l’intervista rilasciata a Vittorio Magnago Lampugnani, Marco Zanuso: portare l’artificio alle sue conseguenze estreme”, in “Domus”, n. 690, 1988) volta a migliorare la natura nei suoi funzionamenti, in netta controtendenza rispetto ai dettami dell’allora nascente ambientalismo.
Su Mendini, più conferme che sorprese
Un Mendini indubbiamente più vicino nel tempo, arlecchino e drago a seconda dell’esigenza, riserva più conferme che sorprese, messaggero com’è di un mondo “tutto design” dimostrando l’attitudine letteraria al progetto e la capacità di raccontarlo attraverso le riviste, anch’esse prodotti di disegno, che vedono le sue direzioni di “Domus”, che eredita direttamente da Gio Ponti (Giovanni Corbellini, La Domus di Alessandro Mendini, in “Domus”, maggio 1991) e dirige in momenti diversi, incentrate su un apparente disinteresse per la funzione in favore dell’innovazione del messaggio. Non a caso “Domus” è media partner della mostra.
Al visitatore è lasciato istituire relazioni e collegamenti aggirandosi fra gli alti scaffali, variatio a gabbione sul tema del muro che, posti a spina di pesce, si articolano nel grande spazio a cattedrale. Tutt’attorno, la collezione di 70 anni di Compasso d’Oro sembra assentire, tacitamente, al racconto.
Immagine di copertina: © Martina Bonetti
Marco Zanuso e Alessandro Mendini. Design e architettura
8 marzo – 12 giugno 2022
ADI Design Museum, Milano
Concezione e direzione della mostra: Pierluigi Nicolin
Coordinamento scientifico e curatela della sezione Ritratti: Maite García Sanchis
Sezione Marco Zanuso curata da: Gaia Piccarolo
Sezione Alessandro Mendini curata da: Nina Bassoli
Progetto di allestimento: Studio Nicolin con Maite García Sanchis in collaborazione con studio Sonnoli
Grafica della mostra e della comunicazione: Leonardo Sonnoli, Irene Bacchi – studio Sonnoli
Progetto illuminotecnico: Artemide
adidesignmuseum.org/mostra/marco-zanuso-e-alessandro-mendini-design-e-architettura
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allestimenti , Milano , mostre
Last modified: 14 Marzo 2022