Contro-replica alle osservazioni sul recupero del complesso in Trastevere a Roma
Anche se in ritardo, vorrei brevemente replicare alle osservazioni sul mio articolo dedicato al cinema Troisi. Senza entrare nel merito della valutazione dell’intervento (ognuno potrà giudicare), sinceramente meravigliano alcune imprecisioni (la galleria simmetrica non è stata chiusa ora ma è stata demolita decenni fa…) e alcune affermazioni (la vetrata angolare sarebbe un dettaglio, sebbene “raffinato”). Si parla astrattamente di “valori spaziali” senza considerare lo sforzo che il progetto richiede per conservare quello che resta e per riprogettare, in modo coerente e consapevole, quello che manca. Invocare come garanzia di un corretto intervento il riferimento alla “forma originaria” come guida del progetto equivale a ignorare la complessità del progetto di restauro di un’architettura di Moretti che deve fondarsi su una puntuale conoscenza dell’opera, condotta attraverso lo studio del progetto originario, la lettura dell’anatomia dell’opera, l’assimilazione del “modo” di Moretti di comporre gli spazi e apparecchiare la materia. In ultimo, l’allusione alla presunta “nostalgia” di poteri centralizzati dimostra un travisamento delle mie parole. Io sostengo che la frammentazione della gestione è il primo danno inferto all’opera perché impedisce che il progetto di restauro abbia una visione unitaria dell’intero edificio, unica strategia percorribile per la sua conservazione.
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lettere al Giornale , restauro del moderno , roma
Last modified: 19 Gennaio 2022