Report da Istanbul, dove cultura e arte hanno trovato posto nell’Atatürk Cultural Center, nel recupero di aree industriali dismesse e in una Design Week che vuole crescere
Istanbul e la cultura
Aggirandosi per Beyoglu, uno dei quartieri più vivi della città, e percorrendo la famosa İstiklal Caddesi, la via pedonale ininterrottamente affollata da cittadini e turisti, notte e giorno, non si può non cogliere il profondo respiro della storia che, forte di millenni, pervade questo luogo di civiltà fra Europa e Asia. Non è solo il passato, con le proprie vestigia, ad essere evidente, ma lo sono anche il presente, con la propria vitalità, e il futuro, che si concretizza nelle nuove opere ormai aperte ad affrontare i prossimi decenni.
Al culmine della Beyoglu Culture Route, la via dei musei che sale, collegando istituzioni culturali di tutti i tipi, dal porto di Galata al Gezi Park, polmone verde su piazza Taksim, troviamo l’Atatürk Cultural Center (AKM), intitolato a Mustafa Kemal Atatürk, primo presidente e “padre” della Turchia moderna. Il Centro è oggi dotato di un teatro da 800 posti, un museo su tre piani, un centro d’arte per bambini, una biblioteca con oltre 20.000 volumi su arte, design e architettura, un cinema, un caffè e ristoranti, fra i quali quello con vista panoramica sul Bosforo.
AKM ha innescato la riqualificazione dell’intera area affacciandosi su piazza Taksim con un grande fronte trasparente che rende visibile la sala principale interna, un grande volume semisferico rosso rivestito in ceramica “made in Turkey”. Il progetto è dello studio Tabanlıoğlu Architects, con a capo Manolo Tabanlıoğlu, figlio dell’architetto che disegnò per primo l’edificio nel 1956, demolito nel 2018. Con una modalità che ha pochi precedenti nella storia dell’architettura, la staffetta generazionale e familiare fra gli architetti del centro culturale Atatürk ci consegna un complesso dalla solida impronta urbana, dal linguaggio aggiornato ma in continuità con il passato. Ne è testimone l’elegante scala elicoidale nell’atrio che, lascito del vecchio progetto e fiore all’occhiello del nuovo, si ripropone con la stessa impronta modernista, anche se oggi segnata da una certa pesantezza e monumentalità che la scelta delle ampie superfici in beton brut rende un poco greve.
Peso e “ufficialità governativa” che traspare anche nei contenuti. Basti, ad esempio, una visita alla mostra “The world in us, Us in the world”, parte integrante della piattaforma musicale dell’AKM, nella quale la volontà enciclopedica, alquanto datata, di raccontare una storia della musica globale con epicentro ottomano lascia spazio a qualche semplificazione di troppo tinta di orgoglio nazionale. Tuttavia, nell’insieme, si tratta di un centro culturale vivo e pulsante, che molto racconta della città e della sua cultura con una grande offerta pubblica.
Gasometri, energia e arte
Il 2021 segna nel quartiere Hasanpaşa di Kadıköy, nella parte asiatica della città, un felice esempio di recupero di un’area industriale dismessa. La tematica non è certo nuova sulla scena globale, ma l’intervento del Müze Gazhane le porta un contributo, se non nel linguaggio architettonico, sicuramente nella modalità di concezione e gestione di un complesso multicentrico, estremamente aperto e di facile accesso, ben integrato nel tessuto cittadino e che, crediamo, possa avere buone possibilità di successo.
I reperti tecnologici di quest’area dedicata alla produzione di energia per più di un secolo – l’Hasanpaşa Gazhanesi dal 1891 al 1993 ha servito tutto il lato asiatico della metropoli – si ergono quali dinosauri protagonisti di un parco tematico che consente, però, un prezioso equilibrio fra testimonianza storica conservata filologicamente e innovazione funzionale, risolta con disegno moderno, sicuro e piacevole. Per questo motivo spiace un poco constatare che le due grandi strutture dei gasometri, erette non a caso nella parte più alta e visibile dell’area per darle identità, sono in verità costruzioni in acciaio totalmente nuove che, della storia, mantengono solo la forma.
La riconversione non era semplice: l’area, destinata a un complesso di residenze e negozi, è stata infine dichiarata d’interesse storico grazie a una campagna sostenuta per più di vent’anni da un’associazione di residenti. A partire dal 2013 è stata riconvertita in spazio culturale pubblico, secondo un masterplan prodotto dall’Università Tecnica di Istanbul (Afife Batur, Kani Kuzucular, Gülsün Tanyeli, Yıldız Salman, Sevim Aslan, Deniz Aslan) in collaborazione con l’associazione stessa. Interessanti i contenuti: su 32.000 mq di superficie sono collocate sei sale espositive, due palchi per teatro e concerti all’interno dei gasometri, una biblioteca, un museo del clima e uno del fumetto, una libreria, laboratori, una sala studio, oltre a un mercato e due caffetterie. Una delle mostre di apertura, “Verso la città” (Kente Doğru) di Serkan Taycan, propone una lettura critica dei processi di urbanizzazione di Istanbul, ormai megalopoli fra le più grandi al mondo. Riprendendo le parole del sindaco Imamoğlu all’inaugurazione, la centrale a gas, dopo avere fornito elettricità a Istanbul per oltre un secolo, potrà ora alimentare di energia artistica e culturale la vita della città.
Design Week
Può mancare ad una moderna capitale culturale una design week?
Certo che no. Così, a Istanbul, il 17 e 18 dicembre 2021, se ne è celebrata una versione in due giorni, probabilmente in attesa di avere presto la forza di arrivare almeno ai canonici cinque, se non ai sette come la parola vorrebbe.
Molto viva e partecipata, la manifestazione è però un congresso con apparato espositivo, premio di design incluso, che la Turkish Exporters Assembly – organizzazione del Ministero del commercio – ha voluto fortemente improntata a promuovere l’esportazione di prodotti di fabbricazione turca, ai quali il design dovrebbe assicurare la qualità e visibilità necessari sul mercato globale. Con grande volontà e non pochi mezzi, discorsi ufficiali, panel di discussione, keynote speakers si sono succeduti nelle due giornate su un palco da grande finale televisiva in stile reality per discutere di design, in tutte le sue accezioni.
La nota più felice: la moltitudine di giovani studenti accorsi da varie università turche, desiderosi di aprirsi al confronto e di affacciarsi sulla scena internazionale, per quanto possibile. Negli stand le proposte e i prodotti non erano forse sempre all’altezza delle aspettative, evidenziando un percorso ancora lungo, soprattutto per quanto riguarda la qualità realizzativa messa in campo dalle aziende. Più di 85.000 i visitatori attribuiti alla manifestazione che, improntata a dare impulso all’export (225,4 miliardi di euro il valore nel 2021, con un incremento percentuale a due cifre sul 2020, al quale non è estranea la svalutazione della moneta locale), ha messo in campo un approccio “dal cucchiaio alla città” che, spaziando dall’ambiente alla sostenibilità, dall’industrial design alla tecnologia, non ha dimenticato la moda, il branding, perfino il disegno urbano, mostrando una salda fiducia negli sviluppi futuri e nella forza del design.
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congressi , fiere , musei , rigenerazione urbana , teatri , turchia
Last modified: 14 Gennaio 2022