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Written by: Professione e Formazione

Yang Tingbao, “padre fondatore” dell’architettura cinese contemporanea

Yang Tingbao, “padre fondatore” dell’architettura cinese contemporanea

A 120 anni dalla nascita, una serie di iniziative ne ricordano il ruolo e l’influenza odierna

 

Dal 1918 al 1941, venticinque studenti cinesi s’iscrissero alla Pennsylvania University per studiare architettura: molti si laurearono con lode e alcuni ottennero anche il master. A Philadelphia il programma di architettura era diretto dal lionese Paul Philippe Cret (1876-1945), formatosi all’École des Beaux-Arts, architetto praticante e acuto interprete delle tensioni tra classicismo e modernità.

Tre di quei ragazzi sono considerati, insieme all’erudito di formazione nipponica Liu Dunzhen, i “quattro padri fondatori” delle scuole di architettura cinesi. Se Liang Sicheng (1901-1972) fu il primo studioso dell’architettura cinese storica e Tong Jun (1900-1982) divenne il massimo esperto di arte dei giardini, Yang Tingbao (1901-1982) fu probabilmente il più architetto di tutti, attraversando il Novecento con una precisa attenzione al rapporto tra tradizione e innovazione. Allievo preferito di Cret e compagno di studi di Louis Kahn a Philadelphia, fu leader dello studio Jitai (Kwan, Chu & Yang Architects), uno dei primissimi soggetti a imporsi, negli anni venti e trenta, in un mercato interno dominato da professionisti europei, americani e giapponesi.

 

Un architetto in risonanza con le stagioni vissute

Nel 1927 vinse il concorso per il Liaoning Terminus della ferrovia Pechino-Fengzhou a Shenyang, progetto dalle solide intenzioni tradizionaliste con un occhio alle coeve architetture tedesche. Nel 1935 disegnò il Dahua Cinema a Nanchino, nel nuovo cuore della città, edificio dall’elegantissima facciata Déco e dagli interni eclettici, tra il 1951 e il 1953 lavorerà poi al Peace Hotel di Pechino, opera funzionalista e modernista della neo-capitale della Repubblica Popolare.

Nella loro diversità, queste tre opere da sole raccontano di un architetto in piena risonanza con le stagioni che ha vissuto: la prima età repubblicana attenta ai modelli occidentali, la belle époque di Nanchino capitale, la prima stagione della Cina comunista all’inseguimento di una modernità sociale e tecnologica che sembrava un miraggio. Non sono, quelle citate, che tre delle circa centoventi architetture attribuibili a Yang Tingbao, più delle metà delle quali oggi riconosciute come patrimonio nazionale, anche perché moltissime hanno carattere retorico e celebrativo.

Nel 1949, con il nuovo sistema politico, ciascuno degli ex ragazzi di Philadelphia dovrà decidere se lasciare il Paese tentando la fortuna sulla ribalta internazionale, oppure restare, non senza personali difficoltà, occupandosi delle agenzie di progettazione pubbliche (design institutes), assumendo incarichi accademici o anche occupando posizioni politiche di rilievo. Yang Tingbao s’impegnerà nell’insegnamento all’Istituto di Architettura del Nanjing Institute of Technology (oggi SEU-ARch) come preside della scuola nanchinese, che aveva contribuito a fondare nel 1927 con Liu Dunzhen e Tong Jun.

 

Gli eventi dell’anniversario

Il 20 novembre, a Nanchino, a 120 anni dalla nascita, è stato proprio l’Auditorium della SEU (Southeast University) a ospitare una giornata di studi per ricordare la figura di questo padre fondatore. Come avviene in questi casi, si sono mescolate tra loro le memorie personali dei vecchi studenti (molti dei quali a loro volta accademici e architetti importanti), i riconoscimenti da parte del mondo della politica (Yang Tingbao fu vicegovernatore del Jiangsu), le riflessioni intorno al suo ruolo nella fondazione delle scuole cinesi di architettura. Alla giornata hanno partecipato, tra gli altri, Yung Ho Chang, già direttore del Dipartimento di Architettura del MIT di Boston, e Wang Shu, Pritzker Prize nel 2012.

Con l’occasione è stata anche inaugurata al Museo d’Arte di Nanchino la mostra “Yang Tingbao: un architetto e il suo secolo” (fino al 20 marzo), curata dalla Southeast University, dalla Società degli Architetti Cinesi, dalla provincia del Jiangsu. Espone un catalogo per maquettes e fotografie di tutta l’opera.

Le celebrazioni sono state infine l’occasione per la presentazione dell’opera completa di Yang Tingbao in sette volumi (soprattutto architetture ma anche acquerelli, schizzi, scritti editi, documenti inediti, fotografie), decennale lavoro editoriale curato da Li Zhitao.

A riguardare nel complesso l’opera di questo autore, non vi si rintraccia soltanto il richiamo alla “tradizione” (vera e propria parola d’ordine o forse chimera della politica culturale interna cinese in questi ultimi anni), ma la capacità e necessità insieme di costruire una precisa identità architettonica attraverso grammatiche stilistiche, elementi compositivi e sintassi formali, guardando con scrupolo alla maniera con la quale le nascenti scuole cinesi erano state in grado di coniugare l’International Style vigente all’epoca (quello Beaux-Arts) con le culture locali. Non diversamente, nella Cina contemporanea, l’architettura delle nuove generazioni lavora a una sorta di regionalismo critico, che dall’esperienza di Yang Tingbao ha certo ancora tanto da imparare.

 

Autore

  • Marco Trisciuoglio

    Architetto e dottore di ricerca in Problemi di metodo nella progettazione architettonica, insegna al Politecnico di Torino e alla Southeast University di Nanchino. Insieme alla collega Bao Li, dirige l’unità di ricerca congiunta “Transitional Morphologies”, che studia le dinamiche di evoluzione della forma urbana in culture insediative europee, asiatiche e del sud del mondo, con attenzione ai temi del progetto urbano. Studioso delle teorie dell’architettura, delle tecniche di progettazione, delle relazioni che l’architettura ha intrattenuto nel tempo con la natura e con i principi della costruzione, coltiva da un decennio la passione per la storia e la civiltà cinesi

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Last modified: 12 Gennaio 2022