L’inventore della Barcellona moderna, figura dall’orizzonte culturale e civile a tutto tondo
La Barcellona di oggi, con ogni probabilità, senza Oriol Bohigas sarebbe completamente diversa. Cervello della profonda trasformazione che ha assurto la città a riferimento internazionale, l’architetto barcellonese si è spento il 30 novembre, lasciando la moglie, Beth Galì e cinque figli. Architetto, urbanista, scrittore, editore, attivista culturale, pedagogo, anche politico, Bohigas è stato un uomo con un orizzonte culturale e civile a tutto tondo.
Cresciuto in una famiglia progressista dove la cultura è tenuta in grande considerazione, padre filologo e cattedratico di storia, Bohigas si laurea in architettura nel 1951, aderisce al Grup R (1951-61), che ambisce a diffondere le tendenze culturali e sociali dell’Europa democratica, e fonda insieme a Josep Martorell (1925-2017) il proprio studio professionale, che nel 1963 diventerà MBM Arquitectes con l’arrivo di David Mackay (1933-2014).
Intellettuale di sinistra, erede della cosiddetta “età dell’oro della cultura catalana”, forma parte della Gauche Divine progressista e antifranchista, ed è da subito impegnato sul fronte sociale e culturale: tra i fondatori della casa editrice Edicions 62, di cui è presidente per quasi 25 anni, per 7 dirige la Fondazione Joan Mirò e per 8 l’Ateneu Barcelonés. Dal 1964 insegna alla Escola Tecnica Superior d’Arquitectura (viene espulso nel 1966 in quanto oppositore del regime), di cui diventa preside dal 1977 al 1980, anno in cui inizia a collaborare con il Comune. Assessore all’Urbanistica tra il 1980 e il 1984 con il sindaco socialista Narcís Serra (1943), Bohigas eredita una caotica città post franchista e pone le basi per la Barcellona moderna grazie a una serie di progetti urbani di grande impatto sociale, che restituiscono dignità al centro storico e ai quartieri operai: “Igienizzare il centro e monumentalizzare la periferia” è uno degli slogan da lui coniati insieme a “Senza spazio pubblico non esiste la città”.
In tandem con Josep Antoni Acebillo (1946), allora direttore dell’area di Pianificazione urbanistica del Comune e dell’Istituto municipale di promozione urbana durante i Giochi Olimpici del 1992, Bohigas promuove un’urbanistica “senza elucubrazioni teoriche e statistiche” ma fatta di “realizzazioni progettuali che agiscono nell’ambito urbano della città”, che ha come obiettivo quello di migliorare la qualità degli spazi pubblici. Sono gli anni delle polemiche “piazze dure”, dei mercati, delle scuole pubbliche nel centro storico, degli spazi verdi, dell’arredo urbano, ma anche della realizzazione della circonvallazione e del piano delle biblioteche di quartiere, “uno degli strumenti di culturalizzazione più democratico ed efficace”, come lo ha definito lui stesso, che verrà portato a termine diversi anni più tardi. Ed è colui che apre Barcellona al mare, grazie alla collaborazione con il sindaco Pasqual Maragall (1941) per i Giochi Olimpici del 1992, nelle vesti di assessore alla Cultura. È l’artefice indiscusso della Barcellona olimpica, il cui successo è testimoniato dall’integrazione pressoché immediata delle strutture all’interno del tessuto cittadino. Al Bohigas assessore si deve anche la ricostruzione del Padiglione progettato da Mies van der Rohe per l’Esposizione universale del 1929.
L’impronta di Bohigas a Barcellona resta impressa nella Cittadella Olimpica e nel Porto Olimpico, ma anche nella piazza dels Països Catalans (premio FAD di architettura 1984), nella Scuola Thau, negli edifici di edilizia sovvenzionata di carrer Pallars e la Casa Meridiana, nella sede della casa editrice RBA, nel Parco della Creueta del Coll e l’università Pompeu Fabra, fino al più recente Disseny Hub (DHUB) di plaça de les Glories. Con MBM Arquitectes (studio ancora attivo con l’incorporazione, nel 2000, dei due nuovi soci Oriol Capdevila e Francesc Gual) realizza più di cinquecento progetti, di cui una buona parte a Barcellona. In Italia portano la sua firma il progetto, non fortunatissimo, per la stazione centrale di Parma (2014); ma, soprattutto, va ricordato l’impegno, a partire dagli anni novanta, per il ridisegno di Salerno, che culmina con l’eccellente operazione del ridisegno dello spazio pubblico del lungomare.
Personaggio poliedrico e brillante polemista, Bohigas ha sempre partecipato al dibattito pubblico con grande spirito critico e una franchezza proverbiale, plasmata nei numerosissimi articoli pubblicati. La sua voce critica si è fatta sentire in diverse occasioni: una per tutte, nella battaglia culminata con il manifesto firmato nel 1965 insieme a Le Corbusier, Mirò, Pevsner e Zevi tra gli altri, contro il proseguimento del cantiere della chiesa della Sagrada Familia, considerato una “vergogna architettonica anacronistica”.
Notevole la produzione come saggista e autore di libri, tra cui, tradotti in italiano, Architettura modernista. Gaudì e il Movimento catalano (1969), Architettura spagnola della seconda repubblica (1978), Ricostruire Barcellona (1992), Tra strada del dubbio e piazza della rivoluzione. Epistolario sulle arti, l’architettura e l’urbanistica (2003), Contro l’incontinenza urbana. Riconsiderazione morale sull’architettura e la città (2008).
Numerosi i premi collezionati durante 70 anni di carriera, dalla Medaglia all’Urbanistica dell’Accademia di Architettura di Parigi (1988), al Premio Nazionale d’Architettura (2006) fino alla Medaglia d’Oro della Città di Barcellona nel 2018.
Solo tre mesi fa Bohigas ha donato il proprio fondo documentario all’Archivio Nazionale della Catalogna, mentre lo studio MBM aveva già ceduto il suo archivio all’Ordine degli Architetti della Catalogna (COAC).
Immagine di copertina: foto di Jordi Play
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Last modified: 14 Dicembre 2021