A Mendrisio la mostra sui disegni giovanili del maestro svizzero: la formazione pittorica e i viaggi, prima dell’approdo a Parigi nel 1917
MENDRISIO (SVIZZERA). Tra il 1902 e il 1907 Charles-Edouard Jeanneret (1887-1965), figlio d’arte – il padre incisore e smaltatore, la madre musicista – si forma alla Scuola di Arti applicate di La Chaux de Fonds, in Svizzera, pensando di voler diventare pittore. I suoi disegni sono inizialmente timidi e delicati, nella rappresentazione di soggetti naturalistici e paesaggi a matita e ad acquerello – cerbiatti, foglie, gemme – da cui traspaiono emozione e curiosità per tutto ciò che lo circonda; diventano in seguito più sicuri e decisi, una volta familiarizzato con le tecniche e gli studi, mentre si arricchiscono di nuovi soggetti, tipici delle tendenze del tempo. Le scuole di Belle arti formavano artisti e architetti secondo un percorso comune che prevedeva lo strumento del disegno pittorico, quale mezzo di osservazione e studio, materia pertanto insegnata inizialmente anche agli ingegneri dell’Ecole des Ponts et chaussées. L’Art Nouveau dal canto suo influenza il giovane Jeanneret negli studi decorativi di oggetti, tappeti, spille, fermagli, ciondoli e orologi, mentre Charles L’Eplattenier e, indirettamente, John Ruskin e il movimento Arts and Crafts lo indirizzano verso altri interessi. Frequenta il corso superiore di decorazione d’interni e architettura e intraprende ventenne, nel 1907, i primi viaggi in Italia, a Vienna e a Budapest, finanziati coi proventi dei suoi primi progetti a La Chaux de Fonds, di cui annota nei carnet i propri pensieri e impressioni sotto forma di schizzi e disegni.
Al periodo dei viaggi, dal 1907 al 1911, corrisponde una sezione della mostra in cui ai soggetti naturalistici si affiancano gli studi in grafite e acquerello sul medioevo italiano, sul gotico e sulla cattedrale di Notre-Dame a Parigi, su Firenze, Siena, Pompei, Praga, Monaco e Budapest, fino ad arrivare in Grecia e a Istanbul, in Turchia. Charles Jeanneret scrive ai genitori tutta la sua soddisfazione per «questa bella vita di viaggi», in cui «sono proprio queste le lezioni migliori!», ribadendo da una parte l’entusiasmo per questa avventura-tirocinio che lo segnerà per la vita, dall’altra l‘importanza del disegno dal vero, nell’osservazione diretta dei diversi contesti.
Nella terza sezione della mostra si legge il ritorno di Jeanneret al paese natale, nel 1912, prima della partenza, nel 1917, per Parigi, che adotterà come sua seconda patria. Ai disegni egli alterna l’insegnamento e i suoi primi progetti di architettura, tra cui la casa per i genitori. Non rinuncia a presentare il suo lavoro di pittore, che resterà il suo “lavoro segreto” sempre, per sua stessa ammissione («Le matin à la peinture, l’après-midi, à l’autre bout de Paris, architecture et urbanisme»): al Salon d’Automne di Parigi, oltre che a Neuchâtel e a Zurigo. Spiccano allora una natura morta con frutta, acquerello e gouache, e “Due nudi femminili con lago e colline”, in cui si intravedono le basi delle sue ricerche sull’armonia dei colori e sui rapporti spaziali e volumetrici, nel suo costante «guardare, osservare, vedere, immaginare, inventare, creare».
Il giovane Le Corbusier, pittore agli esordi, è presentato, nella sua attività meno nota, ma non meno importante, a Mendrisio, presso il Teatro dell’architettura, nella mostra “I disegni giovanili di Le Corbusier. 1902-1916”, a cura di Danièle Pauly, con più di 80 disegni inediti e pubblicati nel primo di quattro volumi intitolati Catalogue raisonné des dessins de Le Corbusier. Attendendo di vedere i prossimi volumi dell’opera, cui si spera seguiranno altrettante mostre, ci godiamo la proiezione di alcune diaporama dei famosi carnet dei viaggi e una interessante rassegna filmografica (più di 4 ore!) dal titolo Living Le Corbusier: sono pellicole e interviste realizzate dal 1966 al 2018, che arricchiscono l’esposizione, ci proiettano nel mondo di Le Corbusier e approfondiscono alcuni temi, tra cui quelli del restauro delle sue architetture. L’intervista a Charlotte Perriand ci rivela, oltre alla sua esperienza lavorativa con Le Corbusier, la figura di una donna assolutamente alla pari in un trio perfetto e equilibrato (il terzo è il cugino Pierre Jeanneret), anche lei viaggiatrice alla ricerca di esperienze e di conferme dalla storia dell’arte e dell’architettura dei paesi visitati.
“I disegni giovanili di Le Corbusier. 1902-1916”
A cura di Danièle PaulyTeatro dell’architettura, Mendrisio (Svizzera)19 settembre 2020 – 24 gennaio 2021Web: Accademia di architettura
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Last modified: 14 Ottobre 2020
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