Gli esiti della prima edizione dei premi biennali rivolti a progetti e processi capaci di trasformazioni virtuose nelle aree del Sud Italia e nei Paesi del Mediterraneo
è promosso dalla Fondazione Mediterraneo e si rivolge ai paesi che affacciano sul Mediterraneo; “Architettura e città” dal Cenacolo della Cultura e delle Scienze e ha come ambito di azione il territorio dove si è sviluppata la civiltà della Magna Grecia. L’intento è chiaro, il duplice premio cerca immissioni di nuova intelligenza urbana piuttosto che edifici autoreferenziali. Massimo Pica Ciamarra, regista nell’ideazione del progetto, parla appunto di “agopunture più che premi”. Coerentemente le giurie sono formate da architetti ma anche filosofi, sociologi, avvocati, medici, utenti della città che sanno riconoscere sulla propria esperienza i percorsi difficili (molti) o di qualità (rari) della città.
Ciò apre alla prima riflessione legata al momento speciale che tutti stiamo vivendo. In tempo di pandemia abbiamo imparato che un approccio chiuso sulla sola visione tecnica riduce l’ampiezza del tema per meglio valutarlo. Ma questa forma di ottimizzazione esclude la complessità. Se non facciamo un salto di specie che unisca all’ineliminabile competenza la fase più avanzata della conoscenza, ogni risposta al tema di partenza non avrà mai un carattere di trasformazione e futuro. La seconda riflessione riguarda il Sud Italia e il Mediterraneo, aventi entrambi valenze che vanno oltre la geografia. Nelle terre del meridione la bellezza è molto vicina all’incanto, ma ha bisogno di una mano per emergere dalle croste del degrado che la circonda. Il Mediterraneo poi è attraversato dalle onde dei naufragi e si levano dalle acque le voci dei sopravvissuti a raccontare il dramma di esistenze spezzate unicamente per inseguire il sussurro di una speranza.
Non a caso i due premi sono stati assegnati a progetti ubicati a Lampedusa e Salerno: l’uno, avamposto dell’Italia nel mare che guarda all’Africa, dove sull’ultimo scoglio una porta disegnata da Mimmo Paladino celebra l’accoglienza; l’altra, città in continua evoluzione che cerca di recuperare un rapporto con il mare dopo che le strategie urbane dal 1870 al 1900 avevano orientato lo sviluppo verso un interno urbano borghese, tanto che via Marina diventa corso Garibaldi (oggi via Roma), così come il Rettifilo a Napoli. Il progetto (approvato nel 2019) di Vincenzo Latina recupera le cave tra Punta Sottile e Cala Francese, proponendo un luogo di accoglienza e convivenza civile attrezzato per eventi, con un linguaggio essenziale attraversato poeticamente da memorie e suggestioni. Carlo Cuomo Associati con la sistemazione dell’arenile di Santa Teresa a Salerno realizza una cerniera ancorata alla città e rivolta al mare e al profilo della Stazione marittima firmata da Zaha Hadid Architects. Il successo dell’opera è attestato dalla grande frequentazione del luogo da parte della gente.
Le giurie avevano la facoltà di assegnare menzioni speciali a propria discrezione. Nell’ambito de “La città del dialogo” il progetto della Facoltà di Ingegneria a San Giovanni a Teduccio alla periferia di Napoli di Francesco Scardaccione e Ishimoto Europe è stato premiato per il grado di civiltà dell’opera e la capacità di creare uno spazio di relazioni aperto alla città in cui innesta funzioni pregiate. Per “Architettura e città” sono stati premiati il lavoro siciliano di Emanuele Fidone il quale, tra Ortigia e Modica, opera sui margini, la luce, i vuoti e la materia, intessendo relazioni con l’assetto urbano circostante; il lavoro sul paesaggio in gran parte calabrese di Michelangelo Pugliese, il quale attraverso la natura cerca sempre una ricucitura delle slabbrature esistenti, ridisegnando la topografia del suolo e restituendo alla comunità spazi pubblici; il lavoro che da anni lo studio di Angelo Verderosa conduce per il recupero del borgo di Cairano nell’Alta Irpinia, offrendo una risposta concreta al tema della rigenerazione delle aree interne di cui si parla (forse troppo e soltanto) oggi in Italia.
La chiesa di San Marcellino e Festo, restaurata da Vanvitelli nel Settecento, nonchè il chiostro, sono un pezzo di città, permanenza di riferimento nella dinamica delle trasformazioni urbane che a Napoli hanno il carattere della stratificazione. Il chiostro è singolare, da un lato guarda alla cupola maiolicata a rombi scandita da costoloni, dall’altro non è chiuso e si affaccia sul paesaggio fino al mare come un belvedere. Perciò il complesso monumentale articolato e relazionato con la città e l’orizzonte è lo scenario più coerente per l’assegnazione dei premi.
Premio Mediterraneo “Architettura e dialogo”
Vincitore:
Vincenzo Latina: progetto di risanamento e restauro ambientale ex siti cava di Lampedusa (Agrigento)
Menzione:
Pasquale Tierno: riqualificazione di strade e piazze del centro storico di Calvanico (Salerno)
Menzione speciale:
Francesco Scardaccione e Ishimoto Europe: Facoltà di Ingegneria San Giovanni a Teduccio (Napoli)
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Premio “Architettura e città”
Vincitore:
Carlo Cuomo Associati: arenile di Santa Teresa a Salerno (2015)
Menzione speciale:
Emanuele Fidone: opere realizzate tra Ortigia (Siracusa) e Modica (Ragusa)
Michelangelo Pugliese: lavoro sul paesaggio calabrese
Angelo Verderosa: borgo biologico di Cairano (Avellino)
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Giurie
“Architettura e dialogo”: Eugenio Mazzarella (filosofo, presidente) – Pasquale Belfiore (architetto) – Jorge Cruz Pinto (architetto, Portogallo) – Mohamed El Aziz Ben Achour (storico, Tunisia) – Adelhak Azzouzi (politologo, Marocco)
“Architettura e città”: Giampaolo Nuvolati (sociologo, presidente) – Luca Guido (architetto) – Antonino Lacopo (avvocato) – Roberto Purrello (chimico) – Davide Vargas (architetto)
Cerimonia di premiazione
Giovedì 8 ottobre, ore 17 – Chiesa di San Marcellino – Università degli studi di Napoli “Federico II”
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Last modified: 7 Ottobre 2020
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