Il Museo di Santa Giulia dedica la mostra “Architettura, Pittura, Scultura in un campo di energia e processo” all’architetto spagnolo, artefice della sistemazione del Capitolium con la Vittoria alata
BRESCIA. «Ho lavorato nelle arti senza un’ambizione a priori». Questa una delle frasi di Juan Navarro Baldeweg (1939), durante la lectio in occasione dell’inaugurazione della mostra dedicata alla sua opera presso il Museo di Santa Giulia. È un’affermazione che nasconde più d’un indizio su quel percorso fra architettura, pittura e scultura che viene proposto negli spazi colmi di storia del complesso di Santa Giulia, in quel meraviglioso palinsesto che è il San Salvatore, percorso che è prodromo della nuova sistemazione del Capitolium. L’intervento allestitivo è infatti stato affidato allo stesso architetto spagnolo in occasione del rientro, dopo lungo e delicato restauro, della straordinaria Vittoria alata. La ricollocazione della bronzea scultura romana databile al I secolo d.C., e rinvenuta nel 1826 da scavi archeologici in situ, è attesa il 20 novembre 2020, dopo essere stata bloccata a lungo, sia per la complessità dell’operazione, sia per le vicende pandemiche.
Una ricerca delicata raffinata e profonda, quella di Baldeweg, basata su un lavoro continuo e accurato sulle forme e le leggi attraverso le quali la natura si esprime: la luce e la gravità, in particolare. Concetti apparentemente semplici, che si traducono in forme, colori, concetti che dal peso e dalla luce traggono ragione e forma – dalla microinstallazione, al quadro, all’architettura -, in un crescendo di complessità che lascia sempre coinvolti per la lucida razionalità che li muove e gli alti risultati che raggiunge.
Nel Coro delle monache ci accoglie una grande parete che colpisce come un trionfo fiorito di quadri dalle grandi dimensioni, ma che sono anch’essi espressioni di un peso che, gravando sulla tela, ha attirato il colore in sacche sapientemente casuali e al contempo coscientemente figurative. Da qui uno sguardo dalle grate che, un tempo, erano l’unica possibilità di sguardo delle religiose, e si rivela quello che sembra quasi più un laboratorio che un’esposizione: un grande tavolo occupa lo spazio della navata della chiesa dedicata a San Salvatore e una distesa di pezzi – sono sculture? modelli? esperimenti? – assieme a foto e disegni ci spinge a discendere per continuare il viaggio.
A piano terra la ricompensa c’è: si è in verità in quello che probabilmente l’architetto-artista avrebbe voluto fosse il suo studio, rivelando una fascinazione del resto pubblicamente dichiarata e nata fin dalla sua prima visita a Brescia. Pesi, anelli, candele, funicelle, forme nello spazio, ma anche fotografie, a testimonianza di lunghe ricerche, sperimentazioni e installazioni condotte nell’ultimo mezzo secolo, rivelano un mondo nel quale l’architettura, attività tettonica per eccellenza, legata al peso in equilibrio nella gravità terrena, in verità ancora non si disvela appieno. È necessario discendere, una discesa quasi purificatrice alla Cripta ove, quasi nascoste in un deposito che sembra un andito della nostra memoria e di quella dell’architetto, ritroviamo bellissimi modelli e disegni di quelle realizzazioni che hanno reso famosa e apprezzata nel mondo l’opera di Baldeweg.
Pierre Alain Croset, non solo curatore ma anche promotore scientifico e culturale del processo che ha portato Brescia ad affrontare un’iniziativa complessa e di così alto profilo, ci ammonisce che Baldeweg – che si muove agile fra le discipline sicuro che, per quanto diverse, pittura scultura e architettura abbiano la medesima genesi – è un grande intellettuale e che i rapporti segreti fra le sue opere, i loro legami concettuali, non formali, non si possono riassumere, ma vanno capiti attraverso una visita attenta che, se compiuta, saprà ricompensare la nostra mente e i nostri occhi. Un’ottima ragione per raggiungere Brescia e il complesso di Santa Giulia nei prossimi mesi.
La visita
Il percorso espositivo si snoda, coadiuvato da un’audioguida, all’interno del Museo di Santa Giulia, in tre luoghi: il Coro delle monache, la basilica di San Salvatore e la sottostante Cripta. Nel Coro delle monache si trova la sezione “Immagini del fare e dei modi del fare”, un grande polittico bifacciale con sei quadri su ciascun lato, che documenta processi espressivi manuali e forme elementari di manipolazione. La basilica longobarda di San Salvatore accoglie la sezione “Metafore dell’orizzonte e della natura” (luce, gravità, il corpo e i processi), dove sono esposti i lavori plastici sul tema dell’equilibrio e della gravità. Nella Cripta viene ospitata la sezione “Una casa dentro un’altra casa”, ove sono esposti modelli e disegni dei più importanti progetti di Baldeweg, tra i quali il Palazzo dei congressi di Salamanca, il Museo delle grotte di Altamira, il Teatro del Canal a Madrid e la Biblioteca Hertziana a Roma.
“JUAN NAVARRO BALDEWEG. Architettura, Pittura, Scultura in un campo di energia e processo”
A cura di Pierre-Alain Croset
Brescia, Museo di Santa Giulia (via Musei 81/b)
18 settembre 2020 – 5 aprile 2021
Promotori: Comune di Brescia – Fondazione Brescia Musei – Alleanza Cultura
Patrocini: Embajada de España en Italia – Ordine degli architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Brescia
Contributo: Fundación Arquia
Sponsor tecnici: Uno a Uno, Open, Capoferri
Web: Brescia Musei – Vittoria alata
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allestimenti , brescia , mostre
Last modified: 29 Settembre 2020