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Alessandro ColomboWritten by: Progetti

Ri_visitati. Pitagora a Crotone, dall’onta al riscatto

Ri_visitati. Pitagora a Crotone, dall’onta al riscatto

Visita al Museo di Pitagora: un progetto eccellente di studio OBR che ha rappresentato una clamorosa vergogna nazionale, ora finalmente diventato polo di socialità. Ma la strada per una piena valorizzazione è ancora lunga

 

Il passato

Frutto di un concorso internazionale, il progetto del Museo Pitagora e del relativo Parco a cura dello studio OBR (Paolo Brescia e Tommaso Principi), si distingue per un percorso virtuoso che porta dalla competizione del 2003 al completamento dell’opera, grazie a fondi europei, che lo avrebbero visto addirittura inaugurato nel 2008 – in tempi brevi per gli standard italiani – se non fossero intervenute in quegli anni azioni vandaliche che offesero, non facendolo di fatto aprire, l’edificio che era andato nel frattempo raccogliendo consensi e riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Inizia così il doppio binario della storia di questo museo: da subito oggetto di violenze efferate, il complesso con il parco non vede neanche la luce che già inizia il declino che porta il sito a diventare caso nazionale da “Striscia la notizia”. Arriva subito il Gabibbo a vidimare il disastro, mentre ci si aspettava che il museo potesse lanciare Crotone ai piani alti del turismo culturale internazionale di qualità. Dall’altra parte, la realizzazione “vive” in belle fotografie ed eleganti disegni che strappano, giustamente, consensi alla critica e al mondo dell’architettura.

Il progetto ha disegnato, infatti, uno spazio in cui i percorsi nel paesaggio, costellati da interessanti installazioni, trovano il loro culmine nel manufatto architettonico di grande valore che si configura a sua volta come una promenade architecturale che permette, percorrendo gli spazi interni ed esterni del museo, di arrivare al grande belvedere che costituisce la copertura, un prato che è e potrebbe essere uno dei luoghi d’incontro e di contemplazione più belli della città nella sua posizione dominante sull’edificato, sulla costa e sul mare. «L’architettura del museo ha cercato di creare un nuovo paesaggio morfologicamente radicato al suolo, attraverso uno spazio parzialmente ipogeo che integra il museo con la montagna attraverso un continuum con la topografia esistente, sottolineando così il profilo della collina» (dalla relazione di progetto).

 

Il presente

Oggi il museo è aperto (a parte la parentesi pandemica), il parco funziona e si sono compiuti piccoli ma concreti e fondamentali passi per cercare di recuperare il tempo perduto e guarire, o almeno lenire, le ferite che l’inciviltà e il tempo hanno inferto al complesso. Il consorzio Jobel, al quale è affidata la gestione e custodia, a fronte di un accordo con il Comune che risale al 2011, ha portato un’ulteriore valenza alla pur già meritoria riapertura del 2016: far diventare il luogo occasione di recupero sociale oltreché urbano e culturale. Si tratta di una situazione transitoria, nella quale la struttura è utilizzata per i mezzi a disposizione e non senza molte mancanze e incertezze che ne limitano le potenzialità, ma va pur sempre rimarcata la differenza con un sito che, mai aperto, era un simbolo di distruzione e abbandono, oltreché d’inaccettabile spreco di risorse. Il lavoro fin qui svolto ha contribuito in modo sensibile alla riqualificazione del parco Pignera e del museo Pitagora, trasformando un luogo di degrado in uno spazio accogliente, bello, utile per la comunità cittadina sia per il relax di giovani e famiglie, sia per appuntamenti di rilievo istituzionale che, infine, per percorsi formativi.

La città di Crotone si è riappropriata di un polmone verde per la sua cittadinanza, di un edificio che recava in sé molte scommesse e molte speranze e che, per un certo tempo, sembravano non dovessero più trovare riscontri positivi nella realtà e di uno snodo urbanisticamente strategico per collegare il centro urbano ai quartieri periferici. Ma l’architettura ancora attende il suo riscatto.

 

Il futuro

Uno spazio così ritrovato si è riempito di vita e di proposte culturali intorno al tema forte della matematica e della figura di Pitagora (convegni, corsi di aggiornamento, proposte didattiche e concerti), ma è divenuto anche luogo d’incontro semplice, di feste famigliari, di giochi per i bambini, di passeggiate naturalistiche e di cura per gli animali.

Ora, per continuare in questo virtuoso percorso è necessario prendere coscienza e attivare le opportune strategie progettuali e gli investimenti atti a valorizzare le potenzialità del luogo. Fra le valenze di più alto valore vi è sicuramente l’architettura, sia del parco che del museo, nonostante qualche massimalismo del progetto originario che può, però, essere superato senza danni e con proficui vantaggi. Il valore architettonico, unito a quello sociale ed urbano di un recupero di una zona degradata, può essere coniugato con un’offerta culturale adeguata per fare del parco Pignera e del museo Pitagora un punto di riferimento a livello nazionale ed europeo.

In altre parole è necessario permettere al progetto di architettura di avverarsi, finalmente, per essere quello che i progettisti avevano proposto e la committenza aveva promosso e fatto suo per ottenere due obiettivi: «Da un lato promuovere Crotone sul circuito internazionale del turismo culturale attraverso il potenziamento dell’identità storica e scientifica della città con Pitagora, dall’altro attivare il processo di rinnovamento urbano e sociale nella parte di Crotone in cui si trova».

 

 

La carta d’identità del progetto

Opera: Museo di Pitagora e parco Pignera

Luogo: Crotone (Calabria)

Committente: Comune di Crotone

Progettisti: OBR, Favero & Milan Ingegneria, Erika Skabar, Claudia Lamonarca, Giuseppe Monizzi, Giovanni Panizon

Cronologia: 2003 concorso internazionale di progettazione (1°premio), 2004 progetto definitivo, 2005 progettazione esecutiva, 2011 completamento

Riconoscimenti:

2007  Premio AR  Architettura emergente, menzione d’onore, RIBA

2008  Premio Plusform, migliore architettura realizzata sotto i 40 anni, Roma

2008  Premio Urbanpromo, INU, la Biennale di Venezia

2009  Medaglia d’oro all’architettura italiana, finalista, Triennale Milano

2010  European 40 under 40 Award, Madrid

2011  Premio In/Arch Ance, sezione giovani, Roma

2013  Ad’A Award per l’architettura italiana, Roma

 

 

Autore

  • Alessandro Colombo

    Nato a Milano (1963), dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1987. Nel 1989 inizia il sodalizio con Pierluigi Cerri presso la Gregotti Associati International. Nel 1991 vince il Major of Osaka City Prize con il progetto: “Terra: istruzioni per l’uso”. Con Bruno Morassutti partecipa a concorsi internazionali di architettura ove ottiene riconoscimenti. Nel 1998 è socio fondatore dello Studio Cerri & Associati, di Terra e di Studio Cerri Associati Engineering. Nel 2004 vince il concorso internazionale per il restauro e la trasformazione della Villa Reale di Monza e il Compasso d’oro per il sistema di tavoli da ufficio Naòs System, Unifor. È docente a contratto presso il Politecnico di Milano e presso il Master in Exhibition Design IDEA, di cui è membro del board. Su incarico del Politecnico di Milano cura il progetto per il Coffee Cluster presso l’Expo 2015

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Last modified: 23 Giugno 2020