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Monica ZerboniWritten by: Progetti

Koebogen 2 a Düsseldorf: verde da record

Koebogen 2 a Düsseldorf: verde da record
Quello di Ingenhoven Architects non è che l’ultimo intervento firmato da progettisti di prestigio nella città tedesca

 

DÜSSELDORF (GERMANIA). Adagiata sulle sponde del fiume Reno, la capitale della Renania settentrionale è un importante polo industriale e culturale con più di cento gallerie d’arte e musei. Ricostruita quasi completamente dopo la guerra e assurta rapidamente a simbolo di efficienza ed eleganza, la città è anche un formidabile laboratorio di architettura contemporanea.

Per averne conferma basta andare a Medienhafen, ex quartiere portuale sul Reno, diventato nel corso degli ultimi vent’anni la sede di tutti i media cittadini fra cui la Torre della Televisione, alta 234 metri. Qui, concentrate in un vero e proprio museo di architettura all’aria aperta, hanno lasciato la loro firma gli architetti più noti, a partire da Frank Gehry, autore del controverso progetto Zollhof, costituito da tre lucenti e sinuose strutture più simili ad opere d’arte che ad edifici funzionali. Nel quartiere, dando spazio alla creatività, fabbriche e docks dismessi sono stati ridisegnati da Claude Vasconi, David Chipperfield, Steven Holl, William Alsop e molti altri; incluso Renzo Piano, autore del progetto Float, un gruppo di sei palazzi per uffici affacciati sull’acqua, concepiti come iceberg flottanti e collegati fra loro da passerelle. A soli dieci minuti di cammino da Medienhafen si trova poi il sorprendente Koebogen 1 di Daniel Libeskind, complesso di due edifici che prende il nome – e la forma – dall’andamento sinuoso del vicino fiume (in tedesco Bogen significa ansa). Decine di tagli diagonali incidono i prospetti di pietra e vetro e lasciano intravvedere giardini pensili e corti interne che ingentiliscono la struttura e la riconciliano con il verde paesaggio circostante. Non a caso Koebogen 1 nel 2014 si è aggiudicato il Mipim Award come miglior progetto di rigenerazione urbana.

Ma dallo scorso aprile la città offre un nuovo punto di attrazione agli appassionati di architettura. Dopo soli tre anni di cantiere sta per concludersi il cantiere di Koebogen 2, complesso di uffici e spazi commerciali che vanta la facciata verde più grande d’Europa: 30.000 siepi di carpino (appena messe a dimora, mentre gli interni dell’edificio devono ancora essere completati, per l’inaugurazione attesa in autunno) ricoprono le pareti esterne e il tetto per un’estensione complessiva di 8 km.
L’opera, commissionata dalla Municipalità allo studio Ingenhoven Architects con lo scopo di riqualificare il centro cittadino, è affacciata su una piazza risultante dalla deviazione di una sopraelevata a scorrimento veloce dentro un tunnel sotterraneo. Iconico esempio di edilizia green, il complesso è caratterizzato da facciate di vetro rivestite da una seconda pelle vegetale. Selezionato per la sua fitta chioma, il carpino non teme il freddo e neppure il vento, elementi non insoliti nel nord della Germania. Orientate verso il sole, le piante saranno mantenute ad un’altezza massima di 1,3 m, cosa che implica interventi di potatura tre volte l’anno. Il colore delle foglie muta ad ogni cambio di stagione e regala al centro urbano l’aspetto di una ridente vallata boschiva. Il complesso (dalla superficie interna di 41.370 mq, cui si aggiunge un’area parcheggio sotterranea di 23.000 mq) è costituito da un grande prisma dalle pareti inclinate e da un piccolo volume triangolare adiacente, anch’esso ricoperto di verde per poter essere calpestato e utilizzato come area di riposo. Intorno, a lavori conclusi, saranno disposti gruppi di alberi e un’area centrale a prato.

Il progetto Koebogen 2 non è che la più recente tappa della missione ambientalista che lo studio di Cristopher Ingenhoven persegue sin dalla sua fondazione nel 1985 e che lo ha portato a elaborare (e a proteggere con copyright!) la definizione di “supergreen” in architettura: «Il nostro è un approccio olistico, che tiene conto non solo della sostenibilità degli edifici dal punto di vista dei materiali e dei consumi energetici, ma considera come scopo primario il benessere degli utenti», afferma il progettista (ma ciò dovrebbe essere scontato…). In conformità a questi principi, Ingenhoven vede nel progetto un traguardo fondamentale dal punto di vista urbano: la fine dell’era dell’automobile a favore di una pianificazione orientata all’individuo. Concepito come un’opera di land art, il complesso offre una risposta ecosostenibile al tema dei cambiamenti climatici e della riqualificazione dei centri urbani ed è in grado di restituire un beneficio ambientale pari a quello di un bosco di 80 alberi adulti. La presenza della vegetazione infatti migliora il microclima sia all’esterno che all’interno degli edifici grazie all’azione d’immagazzinamento e di restituzione dell’umidità. Inoltre, le siepi assorbono l’anidride carbonica dei gas serra, producono ossigeno e attenuano l’inquinamento acustico. Dopo una coltivazione di tre anni in serra, le piante sono state messe a dimora in trogoli d’acciaio. Alcuni di essi sporgono di quasi 3 m oltre il bordo del tetto e rappresentano una vera e propria sfida statica. Le piante vengono irrigate con l’acqua piovana raccolta in cisterne sul tetto e favoriscono la biodiversità, offrendo a insetti e uccelli un habitat ideale.

Il forte impatto emotivo che l’opera suscita stempera almeno in parte il giudizio sulla sua architettura che, contraddistinta da una complessa geometria di angoli acuti e pareti inclinate, risulta a prima vista massiccia e intrusiva. In realtà, i due volumi che la compongono rappresentano un insolito portale d’ingresso alla nuova piazza e fanno da contraltare a due importanti edifici simbolo del modernismo post bellico: il grattacielo della Dreischeibenhaus e il teatro Schauspielhaus, restaurato in anni recenti sempre da Ingenhoven. Inoltre, posizionato sul limitare della piazza, Koebogen 2 costituisce un elemento di transizione fluida dalla pedonale Königstrasse, elegante strada dello shopping, all’adiacente parco cittadino del quale, con i suoi verdeggianti prospetti, il complesso non è che una gradevole anticipazione.

Autore

  • Monica Zerboni

    Nata a Torino e laureata presso l’Università Statale di Milano, è giornalista pubblicista, svolge attività giornalistica per testate multimediali e cartacee di settore. È stata corrispondente dalla Germania per le riviste “Abitare” e “Costruire”. Ha maturato esperienze professionali nell'ambito della comunicazione ed in particolare ha lavorato come addetta stampa presso importanti studi di architettura. Ha svolto attività di redazione, traduzione e coordinamento per varie case editrici. Scrive articoli e approfondimenti in italiano, inglese e tedesco per diverse testate specializzate e non, italiane e estere (Abitare, Costruire, Il Sole 24 Ore, In Town Magazine, Frame, Mark, Architektur&Wohnen, HOME, Home Journal, Perspective, Azure, Interiors, Urbis, Urbis Landscape, Vogue Australia ecc.)

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Last modified: 26 Giugno 2020