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Emanuele PiccardoWritten by: Professione e Formazione

Wright, Soleri e le fellowship, un modello da ripensare?

Wright, Soleri e le fellowship, un modello da ripensare?

Riflessioni intorno al trasloco della School of Architecture at Taliesin presso la Cosanti Foundation

 

Chissà se Paolo Soleri, vivente ed attivo, avrebbe acconsentito ad ospitare a Cosanti e Arcosanti la School of Architecture at Taliesin (Soat). La notizia riguarda il distacco della prestigiosa scuola fondata da Frank Lloyd Wright nel 1932 a Scottsdale, a cui la Frank Lloyd Wright Foundation ha tolto il nome originario legato al suo fondatore, dalla struttura che l’architetto americano aveva costruito per ospitare la mitica scuola-studio. Quella scuola a cui avevano partecipato Rudolph Schindler e Richard Neutra, John Lautner e il giovane torinese Soleri nel 1947. Come un solerte commentatore ha scritto sulla pagina facebook Arcosanti & Beyond, che raggruppa gli arcosantiani critici, in fondo tutto torna. Soleri che impara da Wright cosa significa fare una fellowship a tal punto da riprodurne le stesse modalità di vita sia a Cosanti che Arcosanti.

La realtà dei fatti pare essere differente. La crisi dei rapporti tra la Scuola di Taliesin e la Frank Lloyd Wright Foundation ha determinato la situazione attuale. Non convergevano le idee sulla gestione della scuola e del sito storico wrightiano. Per settimane «the Architect’s Newspaper» ha ospitato tutte le posizioni e, come avevano scritto i visiting professor Cruz García e Nathalie Frankowski, «se la Scuola segue la richiesta della Fondazione e perde il suo accreditamento, perderà tutte le forme di legittimità professionale, accademica e intellettuale». Nel testamento firmato il 25 aprile 1958, Wright dichiarava il rapporto diretto tra la Fondazione e l’educazione degli architetti: «Sin dal loro inizio, la Fondazione e la Fellowship hanno operato come l’equivalente di un college nella preparazione degli architetti americani». Tuttavia, l’esperienza con Aaron Betsky ha inasprito i rapporti e la lotta per gestire l’eredità wrightiana ha determinato il distaccamento definitivo.

Ora si pongono due questioni. La prima riguarda il programma che la Frank Lloyd Wright Foundation deve attuare per mantenere inalterato il sito di Taliesin, capolavoro dell’architettura organica. La seconda questione riguarda invece l’eredità del pensiero organico: avrà ancora dei seguaci, studenti o architetti?

Nel frattempo, la Soat affitterà gli spazi della Cosanti Foundation, a Cosanti e Arcosanti, in un’articolata quanto complessa riorganizzazione interna della creatura fondata da Soleri. Contemporaneamente, nell’accordo stipulato tra le due parti gli studenti della Soat si occuperanno del restauro di Cosanti, realizzata da Soleri dal 1955 al 1970, oggi bisognosa di manutenzione nelle sue opere pregiate come la Earth House.

In molti sostenitori della profezia soleriana si è manifestata una fervida immaginazione sul ricongiungimento, risultato naturale tra due ideologie non così distanti come l’architettura organica e l’arcologia, ovvero l’unione tra architettura ed ecologia. In fondo, il suo viaggio iniziatico nel West Soleri lo aveva compiuto proprio a Taliesin. Ma vi è un’ulteriore osservazione in merito all’esiguo numero di studenti (8) attualmente parte del programma educativo, che non consente discorsi alti ma necessita di una totale rifondazione del modello scuola di architettura, ormai lontana dalle origini. Il futuro potrebbe aprire nuove vie di collaborazione anche con l’Arizona State University, per creare un ponte tra le generazioni e le culture architettoniche. La pandemia c’impone di rimettere in discussione le nostre abitudini e sicurezze; così, anche una scuola di architettura può essere l’inizio di una nuova era per i futuri architetti.

 

Immagine di copertina: Paolo Soleri, riparo realizzato in occasione del progetto della Dome House, 1949 (courtesy Cosanti Foundation)

Autore

  • Emanuele Piccardo

    Architetto, critico di architettura, fotografo, dirige la webzine archphoto.it e la sua versione cartacea «archphoto2.0». Si è occupato di architettura radicale dal 2005 con libri e conferenze. Nel 2012 cura la mostra "Radical City" all'Archivio di Stato di Torino. Nel 2013, insieme ad Amit Wolf, vince il Grant della Graham Foundation per il progetto “Beyond Environment”. Nel 2015 vince la Autry Scholar Fellowship per la ricerca “Living the frontier” sulla frontiera storica americana. Nel 2017 è membro del comitato scientifico della mostra "Sottsass Oltre il design" allo CSAC di Parma. Nel 2019 cura la mostra "Paolo Soleri. From Torino to the desert", per celebrare il centenario dell'architetto torinese, nell'ambito di Torino Stratosferica-Utopian Hours. Dal 2015 studia l'opera di Giancarlo De Carlo, celebrata nel libro "Giancarlo De Carlo: l'architetto di Urbino"

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Last modified: 17 Giugno 2020