Turismo, gastronomia e patrimonio all’Hôtel-Dieu: la riconversione di un simbolo di Lione tra eccellenti restauri e amnesie storiche
LIONE. Proprio dieci anni fa, il sindaco Gérard Collomb poneva fine a più di un secolo di dibattiti relativi alla dismissione di uno degli edifici più rilevanti della città: l’Hôtel-Dieu. Nello stesso periodo, infatti, il comitato responsabile del futuro e della riabilitazione dell’Hôtel-Dieu definiva le linee guida di un ambizioso progetto di riconversione del complesso che avrebbe dovuto ospitare un hotel di lusso con una serie di servizi collaterali (ristoranti e un centro congressi), e spazi a destinazione commerciale e terziaria. Nel gennaio 2010, tra una quarantina di candidature, un concorso ha selezionato cinque équipe, composte, come richiesto, da un soggetto investitore, un gruppo alberghiero e un progettista (architetto e architetto specialista del patrimonio). In particolare, sono degni di nota i nomi di Alain-Charles Perrot, Jean-Michel Wilmotte (poi ritiratosi), Jean-Jacques Ory e Didier Repellin, quest’ultimo associato ad Albert Constantin (AIA Atelier de la Rize).
Nell’ottobre dello stesso anno, i progetti degli investitori Eiffage e Nexity sono stati oggetto di un acceso dibattito; una delle maggiori sfide è stata quella di preservare il patrimonio di grande qualità rappresentato dal vasto complesso immobiliare e, al contempo, di consentire lo sviluppo di nuove attività. Il progetto di Eiffage, poi prescelto, prevedeva la realizzazione di una piazza con ristoranti e negozi in rue Bellecordière – dietro la facciata di Soufflot – e un hotel di lusso (Intercontinental) con camere duplex. La proposta di Nexity intendeva invece aprire il sito verso Bellecour – a sud – e favorire il dialogo con la riva sinistra del Rodano su cui prospetta. Entrambi i concorrenti hanno lavorato ad un progetto museale in accordo al capitolato.
Gli architetti dell’équipe vincitrice non sono sconosciuti. Didier Repellin, architetto capo dei monumenti storici, si è distinto in luoghi prestigiosi: dalla cattedrale lionese di Saint-Jean ai Pieux Établissements de la France a Roma, dall’avignonese Palazzo dei papi al Teatro romano di Orange, dall’Abbazia Senanque di Gordes (Vaucluse) a quella di Silvacane a La Roque-d’Anthéron (Bouches-du-Rhône), senza dimenticare il restauro del Colosseo. Il suo collega Albert Constantin ha firmato a Lione importanti progetti di spazi sportivi e culturali – tra cui la ristrutturazione dello stadio Gerland (1998) e della Hall Tony Garnier (2000) – ma anche nel settore universitario e terziario, come dimostra la torre Incity di Part-Dieu (2015, con lo studio Valode & Pistre).
L’intervento di recupero
150 milioni d’investimenti per 62.000 mq da trasformare
: questi i numeri della formidabile sfida da affrontare nell’ambito della più grande operazione privata di conversione di un monumento storico in Francia. Ben 21.000 mq sono dedicati alla funzione alberghiera, con la realizzazione di 140 camere nell’ala Soufflot, 13.000 mq di spazi commerciali al piano terra, 15.000 mq di uffici e 3.000 mq per il centro congressi. Le operazioni di liberazione dalle alterazioni e dalle aggiunte successive al Settecento (curetage) che hanno interessato gli isolati e le corti, con la rimozione di 22.000 tonnellate di materiale, hanno permesso di riscoprire le qualità spaziali e costruttive dei fabbricati del XVII e XVIII secolo, della grande e piccola cupola, tenuto conto che gli interventi erano molto limitati nelle porzioni vincolate come monumenti storici, ma compatibili con il programma previsto dalla funzione alberghiera.
Va detto che lo sviluppo dei servizi ospedalieri del XIX e XX secolo ha reso le maniche dell’epoca precedente del tutto irriconoscibili a causa dell’installazione di pareti divisorie multiple, livelli intermedi, controsoffitti e attrezzature tecniche. Il lavoro di curetage è stato applicato a tutte queste porzioni per riportarle allo stato settecentesco. Tale tendenza “primitivista” sarà applicata anche alle parti più recenti, che forse avrebbero potuto beneficiare di trattamenti differenziati; in particolare, l’ex Scuola di medicina nella parte meridionale del sito, la cui cupola, originariamente, sorgeva a coronamento di un anfiteatro.
La sistemazione dei cortili e dei giardini interni, che coprono quasi 8.000 mq su un’area di 2,2 ettari, ora aperti alla città, risulta assai sobria e richiama un carattere minerale, in armonia con le parti storiche. La Cour du Midi è stata coperta con una struttura di acciaio e vetro di 1.100 mq sorretta da sei pilastri metallici, il cui disegno leggero e aereo è degno di nota. Su rue Bellecordière è stato costruito un imponente blocco a destinazione terziaria che avrebbe invece meritato una progettazione più studiata, in particolare nel trattamento delle facciate e dei materiali, che stentano a interagire con le ali storiche dell’Hôtel-Dieu.
Se il progetto si dimostra esemplare dal punto di vista della cura del patrimonio, la vocazione essenzialmente commerciale del sito è stata oggetto di aspre critiche negli ultimi dieci anni, soprattutto perché la questione del futuro del centro museale rimane irrisolta. Quest’ultima istanza è stata, già in prima battuta, respinta dagli attuatori, soprattutto per motivi economici, nonostante una petizione di diecimila firme, raccolte nel 2010, a favore del mantenimento di un Polo regionale di promozione della sanità che avrebbe dovuto includere l’ex museo degli Ospizi civili di Lione, le cui collezioni non sono attualmente fruibili. La stessa osservazione vale per la cappella del XVII secolo, volutamente esclusa dal programma e il cui accurato restauro solleva spinosi problemi di finanziamento.
Su 4.000 mq, la Cité internationale de la gastronomie offre degustazioni di chef stellati, accanto a sale di lusso che ambiscono a diventare una vetrina turistica privilegiata della città. Se il nuovo Hôtel-Dieu o, meglio, il “Grand Hôtel-Dieu”, secondo l’accezione commerciale attualmente in uso, sembra aver conquistato il suo pubblico, la memoria dei luoghi rimane così ambigua da nascondere completamente la vocazione primaria di questo luogo emblematico: il servizio ai malati e ai poveri. C’è da rammaricarsi che non sia stato fatto alcuno sforzo pedagogico nei confronti del pubblico per ricordare la storia dell’Hôtel-Dieu e la sua importanza a scala urbana.
Un cantiere lungo due secoli
Dalla fine del XIX secolo, il centro città ospita due grandi strutture ospedaliere: l’Hospice de la charité, demolito tra il 1934 e il 1936, e l’Hôpital général. Per quest’ultimo, Jacques-Germain Soufflot aveva progettato la spettacolare facciata sul Rodano, uno dei capolavori dell’architettura europea del XVIII secolo, la cui laboriosa costruzione (1741-1763) ha lo scopo di uniformare un insieme di costruzioni eterogenee. Alla vigilia della Rivoluzione, il progetto è completato solo in parte, con la costruzione della cupola, due campate a nord, due padiglioni aggettanti sul lungofiume e undici campate nell’ala sud. Solo nel 1821 i lavori riprendono con il completamento dell’ala nord e proseguono, tra il 1842 e il 1844, nell’ala sud, con la costruzione degli edifici della Scuola di medicina e farmacia, all’angolo tra la banchina e rue de la Barre. Negli stessi anni, l’ex macelleria dell’ospedale è smantellata e sostituita con il passage dell’Hôtel-Dieu, una lunga galleria commerciale con sessanta negozi progettata nel 1839-1840. Qualche anno dopo, l’architetto Paul Pascalon realizza gli ultimi edifici ospedalieri in rue de la Barre (1885-1893), compresa la terza cupola dal profilo neorinascimentale che, distrutta dall’incendio del 4 settembre 1944, sarà ricostruita dall’architetto capo dei monumenti storici Jean-Gabriel Mortamet, secondo un profilo più consono ai disegni settecenteschi di Soufflot. Infine, nel 1957, la facciata nord è interamente abbattuta, per via dall’estensione di rue Childebert e della demolizione del passage, consentendo la costruzione delle ultime campate dell’ala settentrionale e del suo angolo smussato. Il periodo contemporaneo ha visto così il completamento del progetto del celebre architetto settecentesco senza aver apportato alcuna modifica rilevante alla facciata sul Rodano. Si è trattato, quindi, di un cantiere assolutamente esemplare – due secoli separano i progetti di Soufflot dal loro completamento definitivo – che testimonia di una rara continuità d’intenti da parte degli Hospices civils de Lyon, ente proprietario del complesso.
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concorsi , francia , ospedali , restauro
Last modified: 13 Novembre 2019
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