In attesa, tra tre anni, del Museum für Gestaltung, da non perdere la mostra “Original Bauhaus” presso la Berlinische Galerie
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BERLINO. In qualche modo sarebbe stato l’ideale se anche Berlino, sua ultima sede storica, fosse riuscita a dotarsi, in tempo per le celebrazioni centenarie, di un nuovo Bauhaus Museum come hanno fatto, puntualissime, le colleghe-antagoniste Weimar, Dessau e Tel Aviv. Invece il cantiere di restauro del fenomenale edificio dall’inconfondibile profilo a vele bianche e sinuose rampe del Bauhaus Archiv, accanto a quello di nuova costruzione dell’annunciato Museum für Gestaltung (museo di design) per la più grande collezione al mondo di oggetti Bauhaus 1919-33, ha appena preso avvio, uno dei tantissimi le cui ruspe e gru animano lo skyline della capitale tedesca eternamente in fieri. Il concorso a inviti bandito nel giugno 2015 dal Senatsverwaltung für Stadtentwicklung und Umwelt (Dipartimento del Senato per lo sviluppo urbano e l’ambiente) si è concluso nell’ottobre successivo con l’incarico a Staab Architekten (inaugurazione prevista nel 2022/23).
Inteso come ampliamento che si sviluppa dalla costola dell’edificio di Walter Gropius sulla parte occidentale del sito, tra Landwehrkanal, Klingelhöferstraße e Von-der-Heydt-Straße e con una superficie lorda di 6.700 mq, il nuovo museo di design “deve – così il bando – soddisfare tutti i requisiti di un edificio espositivo del XXI secolo”; ciò significa in primis un’architettura ottimizzata dal punto di vista energetico e basata su concetti di costruzione economicamente efficienti. Destinato anzitutto agli spazi espositivi, ospiterà, insieme alle mostre speciali, i laboratori di ricerca e conservazione dei pezzi della collezione, un servizio visitatori, il negozio/bookshop e la caffetteria, mentre il Bauhaus-Archiv sarà quasi interamente adibito alla sua funzione originaria. Nei prossimi due/tre anni Archivio e Museo rimarranno perciò chiusi per portare avanti i due cantieri.
A farne le veci è già uno spazio espositivo nel quartiere occidentale di Charlottenburg, «the temporary bauhaus-archiv / museum für gestaltung» (Knesebeckstraße 1-2, a ingresso gratuito), in un palazzo dell’architetto Paul Schwebes (1955-56) considerato uno dei più importanti edifici per uffici e uso commerciale del Modernismo dopoguerra a Berlino Ovest. Lo spazio è dotato anche di negozio di oggetti originali made-in-bauhaus e di altri nomi importanti del design contemporaneo.
Che a Berlino tutto duri più a lungo che altrove ha naturalmente a che fare con l’incredibile mole di lavoro che il Ministero federale e soprattutto il Dipartimento competente del Senato cittadino devono gestire nella sola capitale in perenne trasformazione e con ricchezze architettoniche e volontà di costruzione e trasformazione senza pari. Non che il Bauhaus perda d’importanza, veleggiando a vista in un mare di altre cose da fare: Berlino ha già ospitato alcuni importanti eventi come l’Opening festival dell’anno Bauhaus all’Akademie der Künste, la mostra “Bauhaus Imaginista” alla Haus der Kulturen der Welt, l’appuntamento classico della Triennale der Moderne e la Bauhauswoche Berlin insieme a molti altri non meno significativi che sarebbe troppo lungo citare qui.
Ora è la volta di una mostra per appassionati e neofiti alla Berlinische Galerie/Museum für Moderne Kunst fino al 27 gennaio 2020, intitolata «Original Bauhaus: die Jubiläumsausstellung des Bauhaus-Archiv/Museum für Gestaltung Berlin».
L’intero concept espositivo con la narrazione per stanze ruotano attorno alla parola-chiave «originale». Originali sono i pezzi clou, i 14 più famosi e iconici del Movimento, capaci di arrivare illesi al loro centesimo compleanno, prodotti da maestre/i e allieve/i del Bauhaus in appena 14 anni di vita della scuola; tesori messi in mostra insieme alla loro storia e alla storia del loro particolare successo. Attorno ai 14, oltre 1.000 pezzi della collezione Bauhaus-Archiv con prestiti speciali di autorevoli istituzioni internazionali ce li raccontano inseriti in una prospettiva inedita che s’interroga sul perché proprio questi 14 siano stati capaci d’influenzare cent’anni di produzione artistica e di design.
Fra inattesi misteri disvelati – come quello interessantissimo della casa gemella segreta della weimariana Haus am Horn di Georg Muche (1923), la Landhaus Ilse a Burbach (1924, in Rheinland-Pfalz) dell’ingegnere Willi Grobleben che da sola vale una visita -, davanti ai meravigliosi servizi di Marianne Brandt protetti da eterno copyright, alle interessantissime diapositive scattate da Gropius alle origini del concetto Bauhaus, ai disegni ed esperimenti di Paul Klee, alle foto e fotogrammi di László Moholy-Nagy e Lucia Moholy, agli studi di Vasilij Kandinskij, ai dipinti e progetti di Oskar Schlemmer, alle stoffe e costumi, la mostra fa luce su un aspetto fondamentale del Bauhaus, sul come unicum e serie, remake e originali siano indissolubilmente legati alla sua storia. Oggi, i 14 anni di produzione originale Bauhaus si confrontano con quasi cent’anni di ricevimento su scala mondiale, manifestandosi in riproduzioni, riedizioni e rifacimenti che l’hanno reso la scuola più influente di architettura, design e arte nel XX secolo.
Alla Berlinische Galerie è anche possibile sporcarsi le mani in workshop, laboratori per adulti e bambini organizzati a cadenza settimanale, o semplicemente nelle installazioni interattive per il pubblico disposte nella hall principale del museo, con l’invito che suona più come un aut-aut posto accanto ad alcuni oggetti: please, touch me! Proiezioni di film, documentari d’epoca, macchinari in copia ed originale, documenti inediti e molto altro ancora rendono una visita alla mostra un vero must. Da non perdere.
“Original Bauhaus: die Jubiläumsausstellung”
a cura di Nina Wiedemeyer
Berlinische Galerie
Alte Jakobstraße 124-128, Berlino
fino al 27 gennaio 2020
Tutto il programma delle attività a latere della mostra su berlinischegalerie.de/kalender
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anniversari , archivi , bauhaus , bauhaus 100 , berlino , concorsi , mostre , musei
Last modified: 29 Ottobre 2019