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Luca GibelloWritten by: Progetti

Maidan tent: una “piazza” per i migranti, per fare comunità

Maidan tent: una “piazza” per i migranti, per fare comunità
Nel campo profughi di Ritsona, in Grecia, si concretizza un’iniziativa umanitaria guidata da volontari italiani, non solo architetti

 

RITSONA (GRECIA). Dal dire al fare. Al centro del campo che attualmente accoglie oltre 800 rifugiati in attesa di permesso per trasferirsi in altri paesi europei, è stato installato il primo esemplare della Maidan tent. Questo l’esito di un’iniziativa umanitaria scaturita dall’impegno di un gruppo di volontari italiani, architetti e non, sostenuti da importanti patrocini – istituzionali e tecnici – e da una raccolta fondi in rete.

 

Effimero vs instabilità

Al di là delle condizioni di vita nel campo – fortunatamente non così emergenziali -, il principale handicap che affligge i suoi ospiti è la condizione di precarietà dettata dall’incertezza del domani, anche quello più immediato. Può, per felice paradosso, farsi carico di ciò una struttura temporanea, dunque altrettanto precaria? Questo il senso della scommessa lanciata dai due giovani architetti Bonaventura Visconti di Modrone e Leo Bettini Oberkalmsteiner attraverso la concezione di uno spazio di ritrovo, un luogo di aggregazione – non a caso a pianta centrale – che fungesse da piazza (in arabo, appunto, maidan) per chiacchierare, pregare, consumare i pasti in compagnia, leggere, imparare, giocare, intessere relazioni. Così, dopo due anni di studi, test, sopralluoghi, confronti con la popolazione dell’insediamento, incontri con ONG, enti pubblici e privati, da metà novembre la tenda sta ospitando un programma organizzato di attività mirate alla condivisione e alla socializzazione. Un modo per “fare comunità”, allontanando almeno un poco, dalla mente dei richiedenti asilo, gli scenari di devastazione e miseria da cui provengono, in attesa che riprendano con un minimo di fiducia il loro viaggio verso nuove mete. Tra i partner dell’iniziativa, l’Università Bocconi – attraverso il Laboratory for Effective Anti-poverty Policies, sponsorizzato dalla Fondazione Invernizzi – si sta occupando di misurare l’impatto del nuovo spazio pubblico rispetto alla routine della vita quotidiana degli ospiti nel campo.

Occorre ricordare che, secondo i dati dell’UNHCR (Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati), nell’attesa che i confini vengano riaperti, attualmente in Grecia si contano oltre 60.000 migranti, ospitati presso numerosi insediamenti informali nelle aree designate dal governo. Ritsona è uno di questi, sulle coste della Grecia continentale, a circa 65 km a nord di Atene.

 

La struttura

Patrocinata dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM, Agenzia collegata alle Nazioni Unite), la Maidan tent si è avvalsa della consulenza di Arup Community Engagement, il programma no profit della nota società d’ingegneria britannica. E la “mano” esperta nell’ingegnerizzazione si vede, per un progetto dalle nobili genealogie: dall’architettura mobile di Richard Buckminster Fuller alla tecnologia delle membrane tese di Frei Otto, passando per le installazioni pop dei “gonfiabili” a cavallo degli anni ’60-’70, fino a un gusto per l’aspetto plastico degli involucri che, con tutt’altra materia, sembra ricordare le prodezze di Eladio Dieste. Poggiata su un sottile basamento quadrato a motivi geometrici policromi che permette di delimitare con chiarezza un’area di pertinenza, la tenda presenta una planimetria radiale composta da otto spicchi modulari: uno spazio flessibile e plasmabile, coperto ma aperto, da fruire in comune. Ciascuno degli otto settori, a sua volta, prevede due aree concentriche; mentre il centro della struttura, dedicato all’incontro, è delimitato da un anello di ulteriori spazi semi‐privati dove si possono svolgere le attività in un’atmosfera più intima, per una maggiore privacy. Capace di accogliere oltre 300 persone, misura un diametro di 16 m, per una superficie interna di 200 mq, è trasportabile, rapida da montare e smontare, nonché di agevole manutenzione grazie alle componenti standardizzate e certificate: tessuto di copertura ad alte prestazioni e struttura rigida in alluminio e acciaio.

Nel tentativo di ridurre l’isolamento dei migranti, i volontari stanno lavorando all’organizzazione di un mercato ortofrutticolo bisettimanale che porti i produttori locali a vendere le loro merci all’interno del campo. Intanto, i bambini paiono lieti di poter giocare all’interno di una grande “nuvola gonfiabile”.

 

 

La carta d’identità del progetto

luogo: campo profughi di Ritsona (Grecia) 
committente: Maidan tent srl
cronologia: progetto 2016, fine cantieri 2018
progettisti: Bonaventura Visconti di Modrone (ABVM studio) e Leo Bettini Oberkalmsteiner, con Simon Kirchner
strutture: Studio Serventi, Federico Bormetti (Arup Community Engagement)
colorazione artistica: Boa Mistura
fornitori: Nasoallinsù (telo gonfiabile), Officine Favrin (lavorazione metalliche), Officina Cortiana (taglio laser)
consulenza per gli aspetti psicologici: Giuliano Limonta (direttore del Dipartimento di salute mentale Asl di Piacenza)
consulenza per la valutazione d’impatto sociale: LEAP Bocconi
grafica: Giovanni Dufour
rendering: Filippo Bolognese

fotografie: Delfino Sisto Legnani, Marco Cappelletti
ufficio stampa: Francesca Oddo (architectural press office)

 

Chi sono i progettisti

Bonaventura Visconti di Modrone (Milano, 1986), nel 2018 ha fondato lo studio ABVM, attivo nel campo dell’architettura sociale e sostenibile e focalizzato sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile stilati dall’ONU (SDGS). In precedenza ha firmato il progetto “Ti kay là”, un complesso abitativo multifunzionale per bambini di strada ad Anse‐à‐Pitres (Haiti), completato nel 2016 e vincitore dell’AZ People’s choice award. Il secondo progetto, la “Maidan tent”, terminato nel 2018, si è trasformato in un’azienda della quale Visconti di Modrone è anche socio fondatore.

Leo Bettini Oberkalmsteiner (Bolzano, 1989), ha studiato in Danimarca alla Technical University of Denmark (DTU) e alla Aarhus School of Architecture, prima di laurearsi in architettura alla Technical University of Munich (TUM). Nel 2016 ha conseguito la laurea specialistica presso la TUM, vincendo il Doellgast Award 2015 ed il Blue Award 2016 rispettivamente dalla TUM e dalla Technische Universität Wien. Oggi Bettini Oberkalmsteiner è parte del team dello studio di Caruso St John Architects a Zurigo, oltre a far parte della redazione di “Planphase”, rivista di architettura semestrale. È inoltre progettista e socio fondatore della “Maidan tent srl” insieme a Bonaventura Visconti di Modrone.

 

Chi sono i sostenitori del progetto

OIM ‐ Organizzazione internazionale per le migrazioni (www.iom.int) è la principale organizzazione intergovernativa in ambito migratorio e lavora fianco a fianco con partner governativi, intergovernativi e non governativi. Fondata nel 1951, dal settembre 2016 è diventata Agenzia collegata alle Nazioni Unite. Con uffici in 100 Paesi e con 166 stati membri più altri 8 che hanno lo status di osservatori, OIM si basa sul principio che una migrazione ordinata e nel rispetto della dignità umana porti benefici sia ai migranti sia alla società. OIM Grecia è un membro fondatore di OIM ed è attivo dal 1952. Nel corso degli ultimi due anni, che si sono dimostrati cruciali, la missione greca è stata focalizzata sul miglioramento delle condizioni di vita dei rifugiati e della popolazione migrante bloccata nella Grecia continentale. OIM agisce fornendo servizi e consulenza ai governi e ai migranti, lavora per garantire la gestione ordinata e umana della migrazione, promuove e facilita la cooperazione internazionale sulle tematiche migratorie, assiste la ricerca di soluzioni pratiche ai problemi legati ai fenomeni migratori e si impegna nell’assistenza umanitaria agli individui in condizioni di bisogno, inclusi i rifugiati e gli sfollati. La costituzione di OIM riconosce l’interazione fra la migrazione e lo sviluppo economico, sociale, culturale, così come il diritto alla libertà di movimento. OIM opera in quattro grandi aree di gestione della migrazione: 1) sostenere l’interazione fra migrazione e sviluppo, 2) facilitare la migrazione, 3) regolare la migrazione, 4) assistere le persone vittime della migrazione forzata. Le attività di OIM in queste aree comprendono la promozione del diritto internazionale sui migranti, l’esortazione al dibattito politico e la formulazione del suo indirizzo, la protezione dei diritti dei migranti, la tutela della loro salute e della dimensione di genere della migrazione.

Arup Community Engagement (www.arupcommunity.org/approach) nasce nel 2007 in seno ad Arup come sezione specialistica no profit che, attraverso il programma “Community Engagement”, mira a supportare il proprio staff nella partecipazione ad attività di beneficienza volte a costruire un mondo migliore. Arup International Development fornisce consigli strategici e consulenza tecnica a organizzazioni umanitarie e governi locali. Il programma “Community Engagement” prevede tre aree di intervento: 1) “Local Engagement”: fornire supporto a organizzazioni e comunità vicine alle sedi di Arup nel mondo; 2) “Development”: fornire assistenza tecnica a organizzazioni internazionali con l’obiettivo di contribuire a realizzare progetti destinati a migliorare le condizioni di vita nei paesi in via di sviluppo o di nuova industrializzazione; 3) “Disaster Response and Recovery”: rispondere a emergenze umanitarie supportando raccolte di fondi e assecondando richieste di supporto tecnico.

Echo 100Plus NGO (www.echo100plus.com) è un’organizzazione austriaca benefica registrata e fondata nel 2012 da un gruppo di amici, molti dei quali austriaci con forti legami in Grecia, accomunati dalla volontà di intervenire proprio quando la portata della crescente crisi economico‐sociale stava diventando manifesta. Il sistema greco di assistenza pubblica non riesce a far fronte ai problemi sul territorio, lasciando alle organizzazioni umanitarie private la facoltà di affrontare la crescente povertà e il disagio sociale. Echo 100Plus fa da ponte fra le iniziative umanitarie private e quelle delle ONG in Grecia. Dal momento che è diventato praticamente impossibile ottenere sostegno economico dal governo e dal settore privato greco, Echo100Plus, presente a Ritsona negli ultimi due anni e oggi attiva sull’isola di Lero, ha deciso di intervenire e di adoperarsi per garantire il finanziamento da fonti internazionali.

I AM YOU (www.iamyou.se) è un’organizzazione di volontariato svedese attiva nei campi profughi in Grecia. La sua missione è di proteggere i diritti umani e di rendere migliori le condizioni di vita degli sfollati. I AM YOU, che lavora anche a Ritsona, inizia la sua attività in risposta alla crisi umanitaria in corso sulle rive di Lesbo nell’autunno del 2015. L’organizzazione porta avanti due programmi, uno di natura educativa e uno mirato ad agevolare le persone nell’accesso alle cure mediche. Il primo prevede un programma d’istruzione non formale per tutte le età: l’obiettivo è quello di sviluppare le ambizioni individuali e allo stesso tempo alleviare la frustrazione e favorire il ripristino di un senso di normalità nella vita della popolazione colpita. Il secondo offre informazioni, traduzioni e mezzi di trasporto per interagire con il sistema sanitario greco e per avviare le procedure mirate alla richiesta di asilo.

Cross Cultural Solutions (www.crossculturalsolutions.org) è un’organizzazione internazionale di volontariato no profit fondata nel 1995, senza alcuna affiliazione politica o religiosa. Essa conta ogni anno su circa 4.000 volontari all’estero presenti in Africa, Asia e America Latina. La sua missione è di gestire programmi di volontariato in tutto il mondo in collaborazione con iniziative di comunità sostenibili, riunendo le persone per lavorare fianco a fianco, condividendo le prospettive e promuovendo l’interazione culturale. I principali programmi afferiscono al campo dell’istruzione, della salute e della realizzazione di strutture sanitarie.

Lighthouse Relief (www.lighthouserelief.org) è stata fondata nel 2015, proprio quando migliaia di rifugiati stavano arrivando nell’isola greca di Lesbo. A distanza di tre anni il personale qualificato dell’organizzazione non governativa e una serie di volontari continuano a fornire aiuti umanitari immediati per gli sbarchi sulla costa settentrionale dell’isola, oltre a sviluppare programmi di sostegno e soccorso a lungo termine per donne, giovani e bambini nel campo profughi di Ritsona.

Autore

  • Luca Gibello

    Nato a Biella (1970), nel 1996 si laurea presso il Politecnico di Torino, dove nel 2001 consegue il dottorato di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica. Ha svolto attività di ricerca sui temi della trasformazione delle aree industriali dismesse in Italia. Presso il Politecnico di Torino e l'Università di Trento ha tenuto corsi di Storia dell’architettura contemporanea e di Storia della critica e della letteratura architettonica. Collabora a “Il Giornale dell’Architettura” dalla sua fondazione nel 2002; dal 2004 ne è caporedattore e dal 2015 al 2024 è direttore. Oltre a saggi critici e storici, ha pubblicato libri e ha seguito il coordinamento scientifico-redazionale del "Dizionario dell’architettura del XX secolo" per l'Istituto dell’Enciclopedia Italiana (2003). Con "Cantieri d'alta quota. Breve storia della costruzione dei rifugi sulle Alpi" (2011, tradotto in francese e tedesco a cura del Club Alpino Svizzero nel 2014), primo studio sistematico sul tema, unisce l'interesse per la storia dell'architettura con la passione da sempre coltivata verso l’alpinismo (ha salito tutte le 82 vette delle Alpi sopra i 4000 metri). Nel 2012 ha fondato e da allora presiede l'associazione culturale Cantieri d'alta quota

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Last modified: 12 Dicembre 2018