Gli esiti della decima edizione del riconoscimento promosso dall’Associazione nazionale centri storico-artistici e rivolto al recupero del patrimonio storico
GUBBIO (PERUGIA). I centri storici, patrimonio urbano e naturale, sono la carta d’identità costruita dei territori e rappresentano le nostre origini. Mantenerne viva o ricostituirne l’identità, significa adottare efficaci politiche di popolamento e crescita, con il riuso, recupero, risignificazione e salvaguardia attiva dei beni come luoghi d’accoglienza ed inclusività, capaci di attrarre presenze e cittadini. Una rete da valorizzare come solida base per lo sviluppo sociale ed economico delle nostre città, «[nella] quale vengono ricompresi centro storico, città, paesaggio, tra luoghi antichi e contemporanei, alla luce delle complesse trasformazioni [in atto]». Con queste parole il 30 novembre, nella Biblioteca Sperelliana, si è aperta la X edizione del Premio Gubbio Città e territorio storico: il patrimonio in progetto, introdotto dal sindaco Filippo Maria Stirati presidente ANCSA (Associazione nazionale centri storico-artistici) e dal professore Nicola Russi, membro del consiglio direttivo di ANCSA e responsabile del Premio Gubbio 2018.
Su base triennale, il riconoscimento, promosso dall’Associazione, dal Comune di Gubbio con sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e la presenza dell’Ordine degli Architetti ed Ingegneri di Perugia è l’unico in Europa rivolto al recupero del patrimonio storico e da ventotto anni è osservatorio critico a scala nazionale ed internazionale, selezionando esempi positivi di riqualificazione, rigenerazione, riuso fisico, economico e sociale delle città e dei contesti urbani e di paesaggio. In questa quinta edizione giovani architetti e comunità ci mostrano, con progetti realizzati, come la memoria non risieda in monumenti cristallizzati ma nel loro uso in continuità con il ciclo naturale del contesto paesistico, il grande valore degli spazi pubblici nelle periferie e quanto la tradizione permanga efficace soluzione per una migliore qualità di vita.
I premi delle tre sezioni
Il crescente successo dell’iniziativa è dimostrato dalle 90 candidature pervenute. La sezione nazionale ha laureato due lavori. Il recupero e valorizzazione delle Caserme di Strino a Vermiglio (TN; già menzionato nell’ultima edizione del Premio “Costruire il Trentino”) a firma di Art&Craft (Daniele Bertolini e Catia Meneghini): accurato intervento nel villaggio militare delle fortificazioni belliche austro-ungariche a 1850 metri di quota, «apprezzato per il recupero della memoria coniugato al rispetto delle trasformazioni che la storia ha determinato, integrando le rovine nel silenzioso paesaggio montano». La ruderizzazione dei perimetri lapidei delle caserme si fa testimonianza insieme ai depositi di lacerti di crollo mentre gli involucri, come corti aperte, accolgono spontanei alberi di larice. Il podio è condiviso con la piazza dell’Immaginario (già affermatasi nell’ultima edizione del Premio Architettura Toscana) per «la capacità che l’opera, sia pure temporanea, ha manifestato per la rivitalizzazione di una zona che necessita di “segni” volti all’integrazione urbana e sociale»: si tratta dello spazio pubblico del Macrolotto zero di Prato, pensato per rendere più accogliente il quartiere di residenze e laboratori artigianali cinesi; una sfida vinta per l’inclusione grazie a un intervento effimero (durato tre anni e oggi non più esistente) per la realizzazione di una piazza in un parcheggio privato abbandonato a cura di ECÒL (Cosimo Balestri, Emanuele Barili e Oliva Gori) con Dryphoto Arte Contemporanea ed Associazione Chì-na.
Menzioni speciali alla riqualificazione della piazza del Pavaglione a Lugo di Romagna (studi P’ARC + stARTT), antica area dei mercati, «per il recupero elegante e flessibile di uno spazio storico, storicamente conformato, al quale è stata restituita vitalità e attrattività», insieme al masterplan della città storica di Viterbo (Orazio Carpenzano), «per la messa a punto di uno strumento gestionale efficace e finalizzato a interventi capaci di riconnettere il centro storico con il tessuto della città insediata».
Nella sezione europea si è imposta l’Irlanda con Clonakilty 400 Urban Design Framework «per il percorso coerente svolto dal Cork County Council nella messa in atto di azioni di rigenerazione di un centro storico di cui si intende recuperare l’identità profonda», presentato da Giulia Vallone. La rilettura dei piccoli spazi pubblici è stata strategia di ripopolamento del centro storico, attraverso il coinvolgimento attivo della comunità: dal ridisegno di piazze alla liberazione di strade da parcheggi, arredi e segnaletica, alla riduzione della velocità veicolare, introducendo spazi verdi e di sosta.
Menzioni speciali al piano di protezione e riabilitazione del centro storico e dei dintorni a Liérganes (Spagna), alla riqualificazione della Cité des électriciens di Bruay-la-Buissière (Francia) e alla riprogettazione dell’Ospedale militare di Anversa (Belgio).
«Il ruolo delle testimonianze del passato come possibili capisaldi nel progetto della città contemporanea» premia le tesi di dottorato per la sezione universitaria: Dispositivi progettuali per l’archeologia come architettura intermittente della città (Bruna Di Palma, Università di Napoli Federico II) e Le mura della città antiche. Nuovi paesaggi urbani tra memoria e progetto (Angela Fiorelli, Sapienza Università di Roma). Tra le tesi di laurea magistrale, premiata quella di Marco Casu (Università di Sassari) per Studio del social housing nell’ambito del dibattito urbanistico della rigenerazione, accoglienza ed integrazione.
Momenti conclusivi del pomeriggio di premiazione, la tavola rotonda introdotta dal professor Franco Mancuso, coordinatore scientifico ANCSA, e l’inaugurazione della Mostra Premio Gubbio 2018 (aperta fino al 6 gennaio 2019), dedicata a tutti i progetti titolati, pubblicati (insieme a tutti i progetti partecipanti) nel volume Evoluzione e continuità.
About Author
Tag
mostre , premi , restauro , rigenerazione urbana
Last modified: 7 Dicembre 2018