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Luca GibelloWritten by: Progetti

LeapHome: la casa che guarda al futuro, fatta come un’auto

LeapHome: la casa che guarda al futuro, fatta come un’auto

Visita, presso Cleaf, al prototipo residenziale messo a punto da LEAPfactory, che ripensa in chiave industriale il concetto di prefabbricazione

 

LISSONE (MONZA E BRIANZA). A Home is not a House: così Reyner Banham titolava un saggio pubblicato nel 1965 sulla rivista «Art in America». Sullo sfondo dell’elementare ma elegante dark box, il capannone di produzione dell’azienda Cleaf – gente che sa cos’è l’architettura: fatevi un giro nell’annesso showroom e nel corpo uffici -, la casetta LeapHome con tetto asimmetrico a capanna che vi si staglia, montata sul parcheggio di pertinenza e visitabile dall’8 giugno a fine luglio, sembra raccogliere la sfida. Ovvero: «addomesticare», rendere «famigliare» lo spazio abitativo di un corpo prefabbricato. Un termine – prefabbricazione – quasi sempre legato a connotazioni negative per l’edilizia: quantità senza qualità; grandi impatti; anonimato. Eppure, LeapHome intende giocare questa sfida sul terreno di processi prettamente industriali: realizzazione meccanica integrata di tutti gli elementi – taluni affidati alla perizia manifatturiera del distretto brianzolo, talaltri di provenienza mitteleuropea – ed assemblaggio in loco rigorosamente a secco, da parte di maestranze anche non specializzate. Obiettivo: sostituire al cantiere tradizionalmente inteso, con i suoi inconvenienti e ritardi, il montaggio di componenti in kit, con tanto di istruzioni. Modello Ikea e precisione meccanica per la consegna «chiavi in mano» di un prodotto che, come un’automobile, si acquista in base a un catalogo di vari modelli, tutti personalizzabili con gli optional. Utopia, trovata di marketing o radicale cambio di paradigma per l’immaginario residenziale privato e per il sempre arretrato mondo dell’edilizia? Agli operatori del settore e ai potenziali utenti l’ardua sentenza.

Di certo c’è che i due fondatori di LEAPfactory, architetti con grande passione per il settore manifatturiero, Stefano Testa e Luca Gentilcore, hanno trasferito l’esperienza del costruire in alta quota – sono loro gli artefici del bivacco Gervasutti nel gruppo del Monte Bianco (2835 m), diventato un’icona nota internazionalmente ben oltre i cenacoli alpinistici – ai contesti e alle pratiche ordinarie. Le condizioni degli ambienti estremi, infatti, richiedono tecnologie semplici ed efficaci, materiali e componenti ad alte prestazioni, ottimizzazione delle risorse e precisione nelle soluzioni di posa in opera.

Il primo esemplare di LeapHome visitabile a Lissone è la versione denominata Frame: un modulo abitativo su due livelli (130 mq totali), organizzato intorno ad un nucleo centrale di servizi ed impianti che disimpegna su un fronte il soggiorno a tutt’altezza con accesso al ballatoio adibito a zona studio, e sull’altro fronte l’area cucina-pranzo al piano terra e a quello superiore due camere collegate da un balcone esterno. Alle pareti, tutti gli arredi – in legno e derivati, tra cui alcuni semilavorati di Cleaf – sono fissi e integrati nella struttura, così come tutti gli impianti e i cablaggi sono già predisposti, secondo una concezione che intende superare le lavorazioni per fasi e soggetti diversi, dagli elementi portanti, all’involucro, alle finiture e alle dotazioni per giungere, appunto, fino agli arredi.

Se la signora Maria – che, comunque, non è solitamente annoverata nell’Olimpo dei committenti di architettura – acquisterà la casa a catalogo, personalizzata a sua immagine e somiglianza, allora lo sterminato popolo degli architetti potrà definitivamente darsi all’ippica? «Niente affatto», ribatte Testa, «noi abbiamo semplicemente voluto mettere a punto un sistema costruttivo flessibile che ci piace immaginare come i nuovi mattoni del futuro».

 

Guarda il video di presentazione di LeapHome

 

 

La carta d’identità di LeapHome

Chi sono i progettisti
LEAPfactory srl nasce a Torino nel 2012. Negli anni lo studio si evolve in start up innovativa che realizza progetti e manufatti in ambiente alpino contrassegnati dall’elevata qualità nel pieno rispetto della natura. I suoi fondatori, entrambi appassionati di montagna, sono Stefano Testa (Milano, 1966; architetto, dottore di ricerca in Architettura degli interni e allestimento, già docente di Interni e Progettazione architettonica e urbana presso il Politecnico di Milano e di Disegno industriale presso la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano; contitolare dal 1996 del gruppo Cliostraat, studio di progettazione multidisciplinare basato a Torino, con spiccata propensione alla ricerca ed alla sperimentazione) e Luca Gentilcore (Sanremo, 1978; laureato in Architettura al Politecnico di Torino nel 2004, già attivo professionalmente sia in proprio che collaborando con diversi studi di architettura torinesi, fra i quali Cliostraat; dal 2011 istruttore di sci-alpinismo; a sinistra nella foto).

I principali fornitori
elementi strutturali: Pollmeier BauBuche
isolanti speciali: Actis
rivestimenti esterni impermeabili: Prefa
componenti elettrici e domotica: Wieland Electric
viterie speciali: Rothoblaas
supporto operativo locale: LCM Group, Nord Compensati

LeapHome e Cleaf
L’azienda brianzola Cleaf ha fin da subito sostenuto il progetto, condividendone la filosofia progettuale. La collezione di superfici Cleaf è un sistema aperto, in continuo sviluppo. Pannelli nobilitati, laminati e bordi caratterizzati da una molteplicità di finiture e decorativi che creano una sorta di pelle nobile per il mondo dell’arredo e dell’interior design. L’ampia personalizzazione nella configurazione degli interni di LeapHome, resa possibile da un innovativo processo industriale per le fasi di progettazione e fabbricazione, rappresenta l’ideale terreno di applicazione delle superfici Cleaf. All’interno di FRAME sono presenti quattro prodotti di Cleaf tra cui, in anteprima assoluta, Piombo, una superficie che entra a far parte della collezione Hyper Materials, composta da soluzioni originali, sintesi di tecnica, materiali, gusto e sostenibilità. Piombo, grazie all’impiego di innovative resine acriliche applicate mediante il processo Electron Beam Curing, è una superficie opaca, anti impronta, morbida al tatto e con una bassa riflessione della luce. Proposta sia come pannello nobilitato che come laminato è adatta ad applicazioni verticali e orizzontali. Piombo HM01 nella versione pannello nobilitato è utilizzata per gli arredi, i contenitori e le ante. Nadir FB14 nella versione pannello nobilitato è utilizzata per il rivestimento del nucleo servizi e del blocco cucina. Nadir FA68 nella versione pannello nobilitato è utilizzata per il rivestimento delle pareti e dei soffitti. Ecopelle FB45 nella versione pannello nobilitato è utilizzata per il rivestimento dei bagni.

Autore

  • Luca Gibello

    Nato a Biella (1970), nel 1996 si laurea presso il Politecnico di Torino, dove nel 2001 consegue il dottorato di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica. Ha svolto attività di ricerca sui temi della trasformazione delle aree industriali dismesse in Italia. Presso il Politecnico di Torino e l'Università di Trento ha tenuto corsi di Storia dell’architettura contemporanea e di Storia della critica e della letteratura architettonica. Collabora a “Il Giornale dell’Architettura” dalla sua fondazione nel 2002; dal 2004 ne è caporedattore e dal 2015 direttore. Oltre a saggi critici e storici, ha pubblicato libri e ha seguito il coordinamento scientifico-redazionale del "Dizionario dell’architettura del XX secolo" per l'Istituto dell’Enciclopedia Italiana (2003). Con "Cantieri d'alta quota. Breve storia della costruzione dei rifugi sulle Alpi" (2011, tradotto in francese e tedesco a cura del Club Alpino Svizzero nel 2014), primo studio sistematico sul tema, unisce l'interesse per la storia dell'architettura con la passione da sempre coltivata verso l’alpinismo (ha salito tutte le 82 vette delle Alpi sopra i 4000 metri). Nel 2012 ha fondato e da allora presiede l'associazione culturale Cantieri d'alta quota

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Last modified: 14 Giugno 2017