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Michele RodaWritten by: Professione e Formazione

Pergotende e MADE expo 2017: il business sta nelle piccole cose

Pergotende e MADE expo 2017: il business sta nelle piccole cose

Federlegno Arredo ed esecutivo hanno fatto un primo concreto passo verso la semplificazione siglando un accordo che, partendo dall’installazione delle piccole e diffuse tende retrattili, mira a regole chiare e valide su tutto il territorio nazionale

 

MILANO. L’accordo della pergotenda, possiamo chiamarlo così. Il governo sbarca al MADE expo e mette sul tavolo un accordo (firmato in favore di telecamere a margine dell’apertura della fiera) con Federlegno Arredo. Il tema è la semplificazione delle normative che regolano l’edilizia.

La pergotenda (mezzo gazebo, mezzo tenda: a giudicare dal numero di espositori che la propongono al Salone, il vero must di chi ha una casa con giardino, o anche solo una terrazza) è l’emblema di una questione in realtà molto ampia. Perché in alcune regioni possono essere installate senza né permesso né comunicazione. In altre invece richiedono una pratica edilizia. “E non ci sono solo le pergo-tende, che comunque sono un pezzo importante del nostro settore”, dice il nuovo presidente di Federlegno Arredo Emanuele Orsini. “Pensiamo alle piste forestali che servono alle aziende per ricavare legno dai boschi. Per realizzarle servono i pareri di troppi enti con troppe figure coinvolte. A noi servono regole chiare per tutta Italia, oggi invece abbiamo differenze enormi da regione a regione, da comune a comune. E questo penalizza tutto il settore”.

Infatti la semplificazione è uno dei mantra degli ultimi governi. Qualcuno si era inventato un ministero che poi è sopravvissuto ai cambi di esecutivo, qualcun altro un falò di leggi inutili. Eppure il mastodontico apparato normativo italiano sembra inattaccabile, e con lui le incrostazioni burocratiche. Tanto che l’accordo tra governo e Federlegno nasce, in estrema sintesi, proprio dalla necessità di monitorare, in un confronto legislatore-operatore, gli effetti delle nuove regole. Ovvero: le norme di semplificazione hanno davvero semplificato?

Vede il bicchiere (già) mezzo pieno Angelo Rughetti, che di quel ministero è il sottosegretario. “Abbiamo esteso il silenzio-assenso a tutte le amministrazioni: oggi nessuno ha più il diritto di veto. Abbiamo standardizzato le procedure amministrative: rilasciare una concessione edilizia sarà uguale da Pizzighettone a Roma, con stessa modulistica e stessi allegati. Nessuno può chiedere a imprese e cittadini qualcosa di diverso da ciò che è stato stabilito. E la terza cosa è liberalizzare il più possibile: tutto ciò che prima richiedeva una comunicazione di inizio attività adesso entra nel campo privatistico, senza rapporto con l’amministrazione. I risultati? Mi paiono positivi, ad esempio per le conferenze di servizi. Prima potevano durare anni, oggi c’è un termine. E lo vediamo nel caso dello stadio della Roma: è fissato un giorno in cui l’amministrazione deve dire sì o no”. Forse un esempio che racconta proprio le mille difficoltà di questo paese nell’assumere decisioni chiare ed univoche. “Perché bisogna insistere anche nella formazione del personale della pubblica amministrazione. Oltre che dei professionisti sul campo, a cui chiediamo maggiore consapevolezza delle norme, delle possibilità, dei limiti”.

Orsini coglie il tema delle possibilità e chiude riportando l’attenzione sul fil rouge di MADE 2017 (il business sta nelle piccole cose: meglio 100.000 pergotende che una strada): “L’edilizia italiana ha possibilità enormi. Qui al Salone parliamo molto del recupero sismico, è un tema che mi sta a cuore anche perché, da emiliano, ho vissuto il terremoto del 2012. Forse è proprio questo il segreto: non parliamo di una grande opera, ma parliamo di milioni di persone che dobbiamo mettere nelle condizioni di realizzare quello che desiderano, con meno vincoli e con meno difficoltà”.

Autore

  • Michele Roda

    Nato nel 1978, vive e lavora a Como di cui apprezza la qualità del paesaggio, la tradizione del Moderno (anche quella svizzera, appena al di là di uno strano confine che resiste) e, soprattutto, la locale squadra di calcio (ma solo perché gioca le partite in uno stadio-capolavoro all’architettura novecentesca). Unisce l’attività professionale (dal 2005) come libero professionista e socio di una società di ingegneria (prevalentemente in Lombardia sui temi dell’housing sociale, dell’edilizia scolastica e della progettazione urbana) a un’intensa attività pubblicistica. È giornalista free-lance, racconta le tante implicazioni dei “fatti architettonici” su riviste e giornali di settore (su carta e on-line) e pubblica libri sui temi del progetto. Si tiene aggiornato svolgendo attività didattica e di ricerca al Politecnico di Milano (dove si è laureato in Architettura nel 2003), confrontandosi soprattutto con studenti internazionali. Così ha dovuto imparare (un po’) l’inglese, cosa che si rivela utilissima nei viaggi che fa, insieme anche alla figlia Matilde, alla ricerca delle mille dimensioni del nostro piccolo mondo globale

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Last modified: 15 Marzo 2017