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Roberta ChionneWritten by: Professione e Formazione

La città africana di domani, idealista ma con i piedi per terra

La città africana di domani, idealista ma con i piedi per terra

In Camerun, a febbraio, il secondo appuntamento del workshop VilleLabo, l’osservatorio sulle trasformazioni urbane di Douala, lanciato a novembre dall’École Supérieure Spéciale d’Architetture Essaca

 

Il workshop «La ville africaine de demain», svoltosi a Douala e Yaoundé tra il 14 e il 18 novembre 2016, ha rappresentato la prima tappa di un percorso che vale la pena tenere d’occhio. L’iniziativa, che prevede un altro appuntamento nei giorni 16-22 febbraio dedicato ai rapporti tra progetto urbano, acqua ed energie rinnovabili (con la partecipazione di Barbara Camus, Emmanuel Rodin e Tiphaine Berthome, Anouk Legendre e Nicolas Desmazières di Xtu, Ferran Yusta Garcia e Gilles Genin), ha rappresentato l’avvio ufficiale di VilleLabo, osservatorio sulle trasformazioni urbane di Douala, la cui crescita è tra le maggiori del continente africano.

La costituzione del laboratorio, finalizzato a monitorare e ripensare le dinamiche urbane cittadine creando sinergie operative e partecipative tra autorità municipali, professionisti, docenti, studenti e società civile, si deve alla giovane e intraprendente Essaca – École Supérieure Spéciale d’Architecture du Cameroun, Avenir de l’architecture responsable, inaugurata ufficialmente nel 2011 con il sostegno dell’Union des Architectes d’Afrique (UAA) e del governo camerunese, che ha scelto sin dall’inizio d’impegnare gli studenti in progetti che affrontano situazioni reali.

La scuola, bilingue, ha dieci partenariati attivi a livello africano e intercontinentale, tra cui quello con l’EnsapBx – École nationale supérieure d’architecture et de paysage de Bordeaux, ufficializzato nel marzo 2014, e quello con Bordeaux Métropole, formalizzato nell’ottobre 2016, che prevede anche un importante accordo di cooperazione con la Communauté Urbaine di Douala. Avviata a Yaoundé nel 2009 dal direttore Jean-Jacques Kotto, è nata per rispondere a un’importante domanda d’istruzione in architettura che il Camerun non offriva, con la consapevolezza del ruolo fondamentale giocato dalla formazione nel continente africano, che rappresenta il 75% dei profitti degli architetti di tutto il mondo, 1.500.000 professionisti ripartiti su 156 paesi, mentre l’Africa, con i suoi 54 paesi, ne conta circa 45.000.

Essaca si propone d’indirizzare la progettazione verso una creatività in grado di valorizzare il patrimonio locale, realizzare progetti adatti ai contesti ambientali e sociali, contribuire all’utilizzo dei materiali di costruzione locali, stabilire relazioni con i produttori industriali, tenere conto delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica. La formazione, basata sul sistema LMD (Licence, Master, Doctorat), con un’ammissione al primo anno su concorso, prevede sia lezioni di professionisti locali (non di rado discendenti dei primi architetti camerunesi), sia atelier condotti da esperti di altri paesi. Di questa ancora piccola scuola che conta ad oggi 55 iscritti, dove le lezioni si svolgono intorno a grandi tavoli in un edificio dalla familiare sagoma a condominio, colpisce la capacità di avviare progetti concreti e in grado di creare reti.

Oltre a VilleLabo, vale la pena citare AIRA-qa (Atelier d’Initiation à la Restructuration et l’Aménagement des quartiers aléatoires), avviato nel gennaio 2013 con l’obiettivo di sensibilizzare gli studenti verso situazioni urbane problematiche e informali, offendo la possibilità d’interagire direttamente con il contesto, partendo dal principio che «con poco e senza necessariamente distruggere, si può modificare positivamente l’ambiente». Il primo atelier ha interessato il villaggio Tsinga a Yaoundè attraverso osservazioni e interviste e ha previsto la realizzazione di microprogetti con il coinvolgimento di scuole, mecenati, imprese e tecnici della città. Una seconda esperienza è in fase di studio e si prevede che prenda avvio nel febbraio 2017, sempre con l’obiettivo d’insegnare ai futuri architetti che è importante saper «guardare diversamente» la città e che fare architettura non è soltanto costruire edifici ma mettersi a servizio dell’uomo. Accorgendosi che, per citare l’espressione di uno studente Essaca, progettare per un atelier come Aira-qa «c’est plus beau qu’un 10 étages».

Autore

  • Roberta Chionne

    Architetta e dottore di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica presso il Politecnico di Torino, collabora dal 2002 con “Il Giornale dell’Architettura”, di cui è redattrice dal 2007 al 2014, responsabile in particolare del settore cultura e degli inserti monografici mensili. Iscritta all'Ordine dei giornalisti, è autrice per centri culturali e riviste tra cui «Nigrizia», «Pagina99», «Cer Magazine» e l’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini, con cui collabora dal 2001 al 2008 al progetto «Polonia tra passato e futuro», curando la sezione architettura della mostra «Costruttivismo in Polonia» (Bollati Boringhieri, 2005). Dal 2010 si occupa di progetti e autori africani che promuovono i valori della sostenibilità e della creatività, scrivendo articoli e saggi tra cui «Made in Mali - Cheick Diallo designer» (Silvana editoriale, 2011)

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Last modified: 24 Gennaio 2017