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Antonello AliciWritten by: Città e Territorio

Guggenheim Helsinki, nessun lieto fine

Guggenheim Helsinki, nessun lieto fine

La capitale finlandese non dà seguito al contestato concorso internazionale, rinunciando a finanziare la costruzione di una nuova sede satellite del museo

 

We are disappointed that the Helsinki City Council has decided not to allocate funds for the proposed Guggenheim Helsinki museum, in effect bringing this project to a close”. Con questo scarno comunicato, l’1 dicembre la Fondazione Guggenheim ha dichiarato chiusa la lunga corsa verso un museo Guggenheim a Helsinki, apertasi nel 2010 con uno studio di fattibilità commissionato dalla Città. Il voto contrario, espresso a larga maggioranza dal consiglio comunale della capitale finlandese chiamato a decidere di sostenere l’operazione con un imponente impegno finanziario, era stato preceduto da molte dichiarazioni contrarie. Tra le voci più dure risuonano quelle di Anders Adlercreutz e Juhani Pallasmaa, che contestano la “visione consumistica e turistica dell’arte” e suggeriscono che i fondi pubblici del Paese siano meglio impiegati per sostenere in maniera più innovativa la cultura artistica finlandese.

Fin dal giugno 2014 – quando Fondazione Guggenheim e Città di Helsinki lanciarono il concorso internazionale in uno spettacolare duplice evento a Helsinki e a Venezia – la tensione sul progetto è stata altissima, dividendo il Paese e gli stessi architetti in fronti opposti. Non è un caso che, tra i 1.715 progetti partecipanti, fossero assai pochi quelli firmati da finlandesi, che non hanno mai accettato di dover cedere ad un marchio straniero un’area strategica per il futuro sviluppo della città, al margine del porto sud accanto alla stazione marittima internazionale.

Il disappunto è cresciuto quando sono stati rivelati i progetti finalisti e poi giudicato vincitore “Art in the City” dello studio parigino Moreau Kusunoki Architectes (nel render di copertina), le cui linee e materiali non hanno saputo stabilire, secondo i critici, un vero dialogo con la sensibilità delle architetture di Engel e con il carattere della città storica dominata dalla cupola-lanterna della cattedrale luterana.

Che cosa resta del progetto Guggenheim? Un problema aperto: il futuro dell’area oggetto di concorso, la vera porta della città dal mare. Un significativo patrimonio d’idee e una rinnovata fiducia in quell’identità nordica che è alla base delle migliori pagine dell’architettura finlandese.

Autore

  • Antonello Alici

    Architetto, laureato nel 1986 alla Facoltà di Architettura di Firenze, è professore associato di Storia dell’architettura all’Università Politecnica delle Marche. Le sue ricerche, oltre la tesi di dottorato sulle chiese a pianta centrale del Rinascimento in Umbria, privilegiano i Paesi Nordici, in particolare Finlandia e Svezia, seguendo le traiettorie di viaggio degli architetti tra Baltico e Mediterraneo. Nel 2017 e 2020 è stato Visiting Scholar presso il Martin Centre for Architectural and Urban Studies e il St John’s College (Università di Cambridge). Dal 2015 è Visiting Professor presso la Silpakorn University di Bangkok. Ha promosso il Comitato scientifico per il Centenario di Giancarlo De Carlo presso l’Accademia Nazionale di San Luca, oltre a essere membro del Comitato scientifico del Centro Studi Vitruviani di Fano, fondatore e direttore della summer school "The Culture of the City. Understanding the Urban Landscape", dal 2017 impegnata nei paesaggi della ricostruzione del terremoto. Tra le pubblicazioni recenti: "The Journey to the North. The Italian Cultural Institute in Stockholm in the context of the relationships between Swedish and Italian Architects", in "Enchanting Architecture" (Five Continents, 2021); "Franco Albini and Leslie Martin: a parallel working life", in "Postwar Architecture Between Italy and the UK. Exchanges and transcultural influences" (UCL Press, 2021)

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Last modified: 7 Dicembre 2016