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Davide VarottoWritten by: Design Senza categoria

Marmomacc 2016 guarda con ottimismo al futuro

Marmomacc 2016 guarda con ottimismo al futuro

Record per la 51° edizione della manifestazione di punta che riunisce a Veronafiere l’intera filiera del settore lapideo. Ecco la visita alle tre mostre ospitate dall’Italian Stone Theatre, tutte rivolte al design

 

VERONA. La 51° edizione di Marmomacc è quella dei record, lo spiega durante la cerimonia di inaugurazione Maurizio Danese, presidente di Veronafiere con il +10% di espositori, in totale più di 1.650 aziende provenienti da 53 nazioni, e 67.000 operatori specializzati, arrivati da 146 Paesi. Come ogni anno la manifestazione, che si è svolta dal 27 settembre al 1° ottobre, rappresenta tutta la filiera del settore marmo e pietra, unendo prodotti, macchine e cultura in una rassegna unica. Un’importante novità viene comunicata da Danese durante la manifestazione di apertura: dalla prossima edizione Marmomacc si presenterà con un nuovo marchio Marmo+Mac, a sintetizzare che la manifestazione si occupa di stone+design+technology, forte della propria storia ma in continua evoluzione.

L’interazione fra pietra, design e tecnologia è raccontata nel padiglione “The Italian Stone Theatre” realizzato con il supporto del Ministero per lo Sviluppo economico, di ICE-Italian Trade Agency e di Confindustria Marmomacchine nell’ambito del Piano di promozione straordinaria del Made in Italy. All’interno, oltre al ristorante d’autore “Viaggio al centro della Terra” (a cura di ADI Delegazione Veneto e Trentino Alto Adige; nell’immagine di copertina, foto ENNEVI), tre mostre: 50 Years of Living Marble, New Marble Generation e The Power of Stone.

 

50 Years of Living Marble

Nel panorama del design italiano il marmo ha una presenza significativa. Molti oggetti di design a partire dagli anni ‘60 ad oggi sono realizzati totalmente in marmo oppure lo utilizzano in parte per le sue caratteristiche fisiche, estetiche e tattili. I maestri del design si sono confrontati con questo materiale e lo hanno utlizzato per diverse tipologie di prodotti: tavoli, lampade, sedute, vasi, oggetti per la casa, solo per citarne alcune. La mostra si propone come rassegna storico-antologica del design litico italiano; all’appello del curatore Vincenzo Pavan hanno risposto alcune aziende (Agape, Bigelli Marmi, Budri, Casigliani, Citco, Flos, Lithea, Lithos Design, Marsotto Edizioni, Pibamarmi, Robot City), mettendo a disposizione alcuni dei loro prodotti. La mostra, che occupa la parte centrale del padiglione, evidenzia anche l’evoluzione tecnica nell’approccio di alcuni maestri che con le tecnologie dell’epoca hanno realizzato veri e propri capolavori. Marmo e pietra sono materie che esigono il rispetto di alcune caratteristiche: il peso, il colore, la tessitura, l’idoneità ad essere elemento strutturale o complementare, il rispetto delle tecnologie che le trasformano. Le mutate condizioni storiche e la diversa disponibilità di tecnologie di lavorazione ha portato l’impiego del marmo ad un rinnovato approccio progettuale. Fin dagli esordi la tecnologia è stata fondamentale per la definizione del progetto litico; un esempio sono i tavoli di Angelo Mangiarotti della serie “Eros”, qui esposti, che utilizzano un sostegno tronco conico tornito e dei piani tagliati di forte spessore, l’incastro a gravità del piano ne è l’elemento caratterizzante con una soluzione strutturale inedita. Lo stesso concetto verrà sviluppato anche per il tavolo “Ecentrico” e “Asolo”. La lampada “Biagio” di Tobia Scarpa, la prima ad essere realizzata totalmente in marmo, sfrutta la caratteristica traslucida del materiale a spessore ridotto. L’evoluzione tecnica della lavorazione ne ha reso possibile la realizzazione, dai due originari mezzi gusci incollati, al pezzo unico scavato. Il processo di lavorazione del marmo e l’evoluzione tecnologica hanno avuto sempre un ruolo centrale nel progetto del design litico, evidenziando che non è il materiale più nuovo a garantire l’attualità di un risultato ma il modo in cui un materiale viene utilizzato. In altri progetti esposti risulta evidente come l’evoluzione tecnica dia ampia possibilità ai designer nella realizzazione di oggetti che esaltano del marmo le caratteristiche cromatiche e di trasparenza, il peso, la gravità o la leggerezza, secondo forme semplici, in continuità con il design storico, o mediante geometrie complesse, esplorando le nuove possibilità date dalle moderne lavorazioni a controllo numerico o dalla contaminazione con materiali artificiali come la resina.

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New Marble Generation

Curata da Raffaello Galiotto e Vincenzo Pavan, la rassegna presenta alcuni prototipi frutto della collaborazione fra designer di livello internazionale e aziende del settore lapideo interessate a nuovi percorsi di ricerca. La tecnologia di lavorazione dei materiali lapidei si è evoluta in modo esponenziale dando la possibilità di realizzare un prodotto seriale a basso costo, facendo entrare di diritto il design della pietra nel design industriale.

Giorgio Canale presenta due opere. “Gong” realizzato dall’azienda Cereser, in cui un grande disco di White Diamond è accoppiato ad un pannello luminoso a tecnologia LED prodotto da Folio Panel che esalta le caratteristiche di traslucenza del materiale naturale. Kintsugi, realizzato da Tenax, uno scrittoio in cui sperimenta un nuovo utilizzo creativo della pietra naturale, una texture a “spacco controllato” con conci legati da resine tono-su-tono o a contrasto.

Anche Giuseppe Fallacara porta due progetti. “Hyparwall”, realizzato da Pimar, in cui due “conci tipo” speculari l’uno all’altro in pietra leccese ricostruita possono essere assemblati lungo una traiettoria rettilinea, curvilinea o cilindrica grazie ad una forma a sella che utilizza la geometria del paraboloide iperbolico. Nelle sedute “Möbius” realizzate da MGI – Marmi e Graniti d’Italia Sicilmarmi Generelli, Fallacara sperimenta l’ibridazione del materiale lapideo con la fibra di carbonio, i nastri sono composti da elementi in pietra di Sicilia spessi 2 cm accoppiati con fibra di carbonio sulla parte posteriore.

Setsu & Shinobu Ito propongono “Elic Table” con GDA Marmi & Graniti, realizzato in marmo di Carrara che appare come un oggetto già pronto per la produzione. Il sostegno centrale con una forma che ricorda quella di un’elica, sorregge un piano di marmo che viene lavorato con uno spessore minimo, i due progettisti trattano la materia conferendone estrema leggerezza, movimento e sensualità, l’incastro fra i due elementi diventa anche motivo di decoro.

Il progetto di Paolo Ulian, “Hole”, nasce dall’osservazione di una tecnologia di lavorazione del marmo, il taglio a getto d’acqua dalla quale si ottiene la forma voluta ed una seconda forma che è lo scarto di lavorazione, secondo una tecnica non distruttiva. In collaborazione con l’azienda Nikolaus Bagnara, Ulian sviluppa una serie di tavolini ricavati da un’unica lastra di marmo di 100 x 100 x 5 cm. con dei fori circolari, nel taglio gli scarti di lavorazione sono ridotti al minimo e anche i piccoli cilindri di sfrido che si creano dalla foratura dei piani vengono utilizzati per realizzare le gambe, non si spreca materiale e utilizzando un termine caro al progettista, si realizza una “produzione autarchica”. I tavolini possono essere combinati liberamente o sovrapposti.

Particolarmente azzeccata la collaborazione fra Marcello Morandini e Remuzzi Marmi Bergamo che ha brevettato un nuovo prodotto composito denominato Bislapis® in cui marmi e onici di limitato spessore sono accoppiati fra loro migliorando le caratteristiche fisico meccaniche, aumentando la resistenza e la leggerezza. Morandini propone una collezione di mobili utilizzando marmo nero Marquina e bianco Carrara in un gioco di forme geometriche elementari e di cromatismi in continuità con la sua personale ricerca di artista e designer.

In “Conversation on Stone”, Marco Piva utilizza il marmo Bianco di Carrara per un’istallazione in collaborazione con l’azienda Helios automazioni. Il marmo mostra la sua natura massiccia e pesante e al contempo diventa altro da sé, librandosi nello spazio come pagine in balia del vento realizzate con sottili lastre ricurve. Per Piva la sapienza artigiana e la tecnologia sono capaci di plasmare questo materiale in forme sempre nuove e sorprendenti.

“Pedra”, tavolo progettato da Massimo Iosa Ghini, ha un piano di forma ovale sorretto da due gambe scultoree che curvano verso l’interno a richiamo del profilo del piano. Realizzato da Grassi Pietre in pietra di Vicenza, “pietra tenera” utilizzata soprattutto in architettura, è stato una sfida per l’azienda che, grazie a tecnologie innovative, è riuscita a sviluppare le forme plastiche e slanciate imposte dal disegno.

“Panca sampietrina”, progettata da Philippe Nigro e realizzata in trachite mare da Euro Porfidi, è una panca per l’arredo urbano con una texture che simula la forma cubica del sampietrino che riveste le strade e le piazze delle nostre città. Inizialmente il progetto prevedeva un unico blocco lavorato, sostituito successivamente dall’utilizzo di lastre sovrapposte, suggerito dall’azienda in corso di lavorazione per maggiore facilità produttiva. In questo modo si può avere una seduta “su misura” aggiungendo fette di trachite, evocando alcuni esempi di sedute modulari ampliabili che fanno parte della storia del design a conferma della qualità del progetto.

Denis Santachiara ci ha abituato a sorprenderci in modo estatico con oggetti che coinvolgono innovazioni tecnologiche ampliandone l’utilizzo con soluzioni non convenzionali. Realizzata da Paolo Costa in marmo bianco di Carrara, “Play panca” nasce da un’intuizione: il proprietario dell’azienda durante un incontro col progettista, percuote una lastra di marmo e si rivolge al designer dicendo “sente come canta il materiale quando è buono!”. Nasce così l’idea di un amplificatore passivo per smartphone a cui viene dato anche il valore d’uso di una seduta per esterno, una panca su cui ci si può sedere ed ascoltare musica o ballare e saltarci sopra. La sezione, e la particolare cura della lavorazione interna anche se non visibile, sono state studiate in modo approfondito per avere il corretto esito sonoro.

 

The Power of Stone

Una serie di progetti di Raffaello Galiotto materializzati in una sequenza d’istallazioni in cui opere di forte impatto formale sono realizzate con lavorazioni portate all’estremo con altissima precisione utilizzando geometrie complesse e riducendo al minimo lo scarto. Il processo progettuale, la lavorazione e l’esito finale, che vede coinvolte solo aziende italiane, vengono illustrate mediante dei video, in un’ottica di design come “progetto totale” che gestisce le diverse fasi, non ultimo coinvolgere il lavoro delle maestranze aziendali, con l’obiettivo di delineare nuove figure artigiane tecnologicamente preparate all’impiego delle strumentazioni digitali per la lavorazione del marmo.

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Autore

  • Davide Varotto

    Nato a Padova nel 1968, si laurea in architettura presso lo IUAV di Venezia nel 1995 con relatore Arrigo Rudi; contemporaneamente, frequenta i corsi di industrial design presso la Scuola italiana design a Padova (1991). La formazione successiva alla laurea prosegue con la collaborazione con importanti studi di architettura e design: Enzo Berti (Dolo, VE) e Claudio Caramel (Padova). Partecipa al Salone Satellite, evento collaterale al Salone del Mobile di Milano nel 2000 e 2001, in seguito inizia l'attività legata al design collaborando con alcune aziende fra cui Bellato, Lapalma, Malofancon, MorellatoDesign, Nero3 e attualmente svolge la direzione artistica per il nuovo marchio eforma. Si occupa di architettura, design, grafica e dal 2013 è consulente energetico CasaClima. Partecipa a vari concorsi ed esposizioni di design e architettura ottenendo segnalazioni e premi. Alcuni suoi progetti sono stati pubblicati su riviste di design e architettura.

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Last modified: 5 Ottobre 2016