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Marco Maria SamboWritten by: Patrimonio

Selinunte brucia

Selinunte brucia

L’incendio doloso (di matrice mafiosa?) nel più grande parco archeologico d’Europa all’indomani dell’annuncio della nascita dell’apposito ente di tutela e valorizzazione suscita alcune riflessioni

 

Selinus, straordinaria città greca fondata nel VII secolo a.C., situata nel territorio siciliano di Castelvetrano (Trapani), patria del boss Matteo Messina Denaro. Selinunte città ricca e popolosa, come ci ricorda Diodoro Siculo. Selinunte, con il più grande parco archeologico d’Europa, luogo meraviglioso visitato da centinaia di persone al giorno, meta di studiosi da tutto il mondo. Selinunte, situata in un territorio difficile, dove si parla ancora di mafia e illegalità.

Ebbene, il parco archeologico di Selinunte ha subito in questi giorni un attacco gravissimo: alle 23:30 circa del 7 agosto, in una normale domenica estiva, le fiamme hanno cominciato ad alzarsi avvolgendo uno dei luoghi più belli del mondo, tempio sacro di cultura e storia. Più di trenta ettari di macchia e ulivi sono andati letteralmente in fumo: un’infamia che ha – così sembra – una palese matrice dolosa, preoccupante perché colpisce uno dei simboli del nostro Paese. Per fortuna le bellezze archeologiche non sono state toccate, grazie al veloce intervento dei Vigili del Fuoco e della Guardia Forestale; e grazie anche ai provvidenziali viali parafuoco che proteggono i templi e non consentono alle fiamme di diffondersi rapidamente.

La drammatica vicenda (chissà se di stampo mafioso: sono in corso indagini per stabilirlo) impone due semplici domande che coinvolgono la politica e la cultura. La prima: perché non si moltiplicano, nei parchi archeologici italiani, i sistemi tecnologici di sicurezza e la vigilanza delle forze dell’ordine? I problemi e le criticità non sono infatti rappresentati solamente da fattori esterni come Isis e radicalizzazione islamica di varia tipologia; i problemi nascono e crescono, come erba gramigna, all’interno del nostro Paese e la politica deve rispondere a questi attacchi con tutta la forza che ha, cominciando dalle avvisaglie, dalle piccole intimidazioni, dagli incendi dolosi che – come per magia – si diffondono in territori critici come quello di Selinunte, dove proprio qualche giorno fa – guarda caso – è stata annunciata la nascita dell’ente parco. Bisogna quindi potenziare tecnologia e sorveglianza per difendere il nostro inestimabile patrimonio archeologico. E bisogna farlo subito, per evitare un nuovo rigurgito in linea con la stagione delle bombe mafiose del 1993.

La seconda domanda: perché non moltiplicare i finanziamenti – creando sinergie tra pubblico e privato – per diffondere cultura, eventi di alto profilo e dibattiti all’interno delle nostre aree archeologiche? L’archeologia e la Storia non possono difatti essere valorizzate se l’unica chiave del contemporaneo rimane l’immobilismo di certe soprintendenze, come se la storia dell’architettura fosse solo un feticcio da venerare in processione, con fare religioso, tutti raccolti in preghiera. Al contrario – e in particolar modo nelle zone a maggior concentrazione mafiosa – abbiamo il dovere di far ri-vivere l’archeologia con iniezioni culturali, quasi fosse – la cultura – una terapia necessaria per combattere tutte le mafie, per studiare e per leggere con occhi limpidi, guardando al passato, il nostro contemporaneo, progettando così il nostro futuro e la rinascita della nostra Italia. Il parco archeologico di Selinunte è per altro un esempio virtuoso di vivacità culturale, un esempio da seguire, un luogo dove – tra un tempio e l’altro, tra i vari straordinari frammenti storici a noi lasciati in eredità – si può assistere a dibattiti di architettura contemporanea, letteratura eccetera eccetera. Un luogo vivo, fondamentale per ricostruire un Paese che rappresenti un esempio per tutto il mondo. Per questo motivo il parco archeologico di Selinunte non può essere lasciato solo: il mondo dell’architettura e della cultura – se dovesse essere accertata la matrice mafiosa – deve far sentire la propria voce reagendo con forza a questo attacco che ha tentato di colpire il cuore del potenziale rinascimento italiano: la bellezza.

Autore

  • Marco Maria Sambo

    Nato a Roma (1975), è architetto e autore. Direttore editoriale della Casa editrice Architetti Roma edizioni e consigliere dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia. Socio fondatore e membro del direttivo dell’Associazione Italiana di Architettura e Critica. Fondatore e direttore del blog critico industriarchitettura.it. Membro del Laboratorio "Abitare la città" del Dipartimento di Ingegneria civile edile ambientale, Università La Sapienza di Roma. Autore di libri: “Labirinti. Da Cnosso ai videogame” (Castelvecchi) e “Contro Chi. La primavera spezzata di Ezio Tarantelli” (Castelvecchi). Ha pubblicato articoli su blog, siti web e riviste di architettura. Ha collaborato alla realizzazione di libri di architettura tra cui “Bruno Zevi e la città del duemila” (Rai-Eri, Centominuti Saggi). Autore e direttore di “Archi Live – Architettura dal vivo”, format in onda sul canale 813 di Sky Italia, Ceramicanda TV Archinews24. Come libero professionista ha collaborato alla progettazione e realizzazione di edifici pubblici e privati. Si occupa di progettazione architettonica e urbana, housing, progettazione di interni e design

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Last modified: 11 Agosto 2016