Seconda parte del viaggio nel cosmopolita capoluogo elvetico, il cui skyline è connotato da interventi dettati dalla sproporzione tra domanda e offerta di alloggi, unita alla scarsità di suolo edificabile
GINEVRA. Come visto nella puntata precedente, la città cosmopolita e internazionale situata sul lago Léman rappresenta il motore economico della Svizzera francofona. Così, la presenza di lavoratori è largamente superiore al numero di alloggi disponibili. Tale sproporzione si è aggravata ulteriormente negli anni 2000. D’altra parte, la scarsità di suolo edificabile impedisce la costruzione di nuovi edifici. Preso atto della situazione, nel febbraio 2008, il Cantone di Ginevra ha emanato una legge che permette ai proprietari degli immobili di realizzare delle sopraelevazioni. L’altezza massima degli edifici viene infatti aumentata di 6 metri, a condizione che la strada su cui si affacciano rispetti un limite minimo di larghezza; in caso contrario, l’altezza potrà essere aumentata di 3 metri. In altre parole, la legge consente di soprelevare gli immobili di uno o due piani, portando l’altezza massima degli edifici da 24 a 30 metri per il centro e da 21 a 27 metri per la periferia. Dall’emanazione di questa legge ad oggi, a Ginevra sono stati autorizzati 117 progetti di sopraelevazione, che corrispondono a 560 nuovi alloggi, di cui 380 sono quelli già terminati o in costruzione.
Ma, al di là dei limiti di altezza fissati dalla legge, come si stabilisce se un immobile può essere sopraelevato? Proprio di questi giorni è la notizia che il Cantone e la Città si sono accordati su una metodologia che fornisce criteri precisi per la valutazione delle richieste di permesso di costruire. Tale metodologia prevede l’analisi del progetto sotto quattro aspetti differenti: il quartiere, i “pieni” e i “vuoti” urbanistici (edifici e spazi pubbilici o privati), la relazione tra la sopraelevazione da un lato e l’edificio su cui s’innesta e quelli vicini dall’altro. Tale metodologia, già adottata in via sperimentale per un periodo di un anno, è stata elaborata dallo studio di architettura Joud & Vergély, sotto la responsabilità del professor Bruno Marchand, del Politecnico di Losanna.
Storicamente, a Ginevra le sopraelevazioni erano già state sperimentate in epoche precedenti. Nel XVI secolo, a seguito della Riforma, a Ginevra si riversarono numerosi rifugiati protestanti. Anche a quei tempi le possibilità di espansione della città erano ridotte, per via delle fortificazioni che la cingevano. La sopraelevazione rappresentò dunque, allora come oggi, la soluzione al problema della carenza di alloggi. La stessa situazione si ripresentò un secolo più tardi, quando Ginevra vide l’arrivo di una nuova ondata di rifugiati, in seguito alla revoca dell’Editto di Nantes nel 1685. È in questo periodo che furono realizzate le numerose sopraelevazioni del quartiere di Saint-Gervais, visibili ancora oggi. La sopraelevazione è dunque un gesto architettonico che fa parte della tradizione e della storia di Ginevra.
Per quanto riguarda la scelta dei materiali, per ragioni di tipo strutturale viene privilegiato l’utilizzo di materiali leggeri, in epoca moderna tipicamente l’acciaio abbinato al vetro. L’obiettivo è infatti quello di gravare il meno possibile sull’edificio esistente. Esemplare in questo senso è la sopraelevazione completamente vetrata dell’Hotel Cornavin (1997-98), nei pressi della stazione, realizzata da Devanthéry & Lamunière. Qui l’ossatura è in carpenteria metallica e i pilastri esterni sostengono direttamente la copertura, permettendo di realizzare dietro di essi la facciata vetrata continua.
Di diverso stampo è invece la sopraelevazione dell’Hotel de la Cigogne (1982), situato in place Longemalle, firmata da Favre & Guth. Qui l’intervento, d’impronta chiaramente moderna, segna uno stacco con l’edificio originale, risalente al 1901, ma allo stesso tempo dialoga in maniera armoniosa con esso: un risultato ottenuto tramite l’inserimento di alcuni elementi architettonici che richiamano la facciata esistente: un bow-window e due frontoni stilizzati.
Un esempio più recente è la sopraelevazione dell’edificio di fine Ottocento che si affaccia sulla place du Cirque (2007-2009), ad opera di Bassi Carella: una struttura composta da diversi elementi verticali in cemento prefabbricato. Qui la compatibilità con la facciata storica è garantita dal colore degli elementi prefabbricati, che riprende la tonalità delle cornici delle finestre, dei cornicioni e delle lesene esistenti.
Degna di nota anche la sopraelevazione dell’edificio anni cinquanta situato in Rue des Délices (2008-2011), che presenta un’ampia facciata curva. Qui l’architetto Ugo Brunoni ha proposto una struttura mista in cemento e legno; la facciata si compone anch’essa di elementi prefabbricati in legno, rivestiti da una lamiera metallica ondulata.
In termini di scelta della tipologia architettonica da adottare per la sopraelevazione, un’opzione interessante è quella dell’attico. È il caso della sopraelevazione realizzata da Aebi & Vincent su un edificio situato in Avenue Wendt (2014-2016), dove un attico vetrato dal carattere contemporaneo si erge al di sopra dell’edificio novecentesco in maniera sobria ed elegante.
Quelli descritti sono esempi significativi estratti dal vasto panorama delle sopraelevazioni che connotano fortemente lo skyline di Ginevra. Qui infatti, negli ultimi anni, le sopraelevazioni hanno rappresentato circa il 7% delle costruzioni di nuovi alloggi. A Ginevra la sopraelevazione, nata come elemento architettonico, acquista una valenza importante anche in termini urbanistici, diventando protagonista della rigenerazione urbana di una città costantemente chiamata a rinnovarsi, in risposta alle continue trasformazioni sociali ed economiche che la caratterizzano.
Immagine principale: Hotel de la Cigogne, Favre & Guth architetti
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ginevra , rigenerazione urbana , ritratti di città
Last modified: 20 Aprile 2018
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