VENEZIA. Declinazione della frontiera come spazio metafisico al Padiglione argentino all’Arsenale, che forse il rarefatto allestimento in ventagli di legno non riesce pienamente a disvelare per un’interpretazione del lavoro di Rafael Iglesia e di Jorge Scrimaglio che talvolta pare cedere alla seduzione dinamica e puramente formale delle evoluzioni di Santiago Calatrava.
Tuttavia, il colto e dettagliato catalogo svela le intenzioni dei curatori: nei progetti esposti la frontiera che s’intende esibire è l’Argentina stessa, nell’attualità del suo paesaggio.
Come in altri spazi di riflessione che questa Biennale apre, il fronte non è qui interpretato come limite quanto come ambito germinativo di un’architettura emergente a qualificare il profilo di un paese che nel tema della frontiera e dell’orizzonte ha la propria metonimia per l’ampiezza della sua estensione sotto il cielo, per la Pampa, il Rio de la Plata, la Patagonia.
La frontiera che qui si vuole mettere in mostra con temi d’architettura eccellenti, è dunque l’Argentina stessa che il curatore della Biennale Aravena vede ancora dominata da problematiche ed estetiche europee. «Non si può fare architettura come poesia», ci dice l’architetto Alejandro Vaca Bononato, «se si dimentica d’interpretare il paesaggio locale». Questo paesaggio il padiglione lo segmenta e lo riporta in opere che – ci dicono – in Argentina stessa sono poco note e che l’esposizione organizza in sette temi emergenti (rovine di una modernità, orizzonte di eventi, architetture di frontiera, tecniche, diversità, poetiche di meticciato e poetiche del mistero), ad esibire una vocazione metafisica che dell’esibizione resta comunque il principale trait d’union.
Commissario: Federico Gonzalez Perini Curatore: Atilio Pentimalli Sede: Arsenale, Sale d’Armi
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alejandro aravena , biennale venezia 2016 , reporting from the front , venezia
Last modified: 27 Maggio 2016
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