Su 82 candidature, ecco la shortlist della terza edizione del World Design Impact Prize
MONTREAL. Ponzio Pilato lo sapeva bene. E quel suo gesto metaforico, per quanto dettato dall’incapacità di prendere una decisione senza giustificarla appieno, assegnò un’importanza storica al gesto del lavarsi le mani. A distanza di quasi due millenni, l’ICSID (International Council of Societies of Industrial Design) ha annunciato tra i sei migliori progetti della terza edizione del World Design Impact Prize, HappyTap, un serbatoio portatile in plastica che concentra acqua e sapone in un dispositivo attrattivo e divertente. Ci si sofferma in particolare su questo progetto in quanto consente due spunti importanti.
Il primo è strettamente connesso al concorso, al fatto che un oggetto tecnicamente semplice e per certi versi molto simile alle linee di giochi per bambini che simulano le attività domestiche degli adulti (vedi il famosissimo Dolce Forno Harbert), sia ancora oggi in grado di suscitare grande interesse nel panel di esperti chiamato a votare gli 82 progetti in gara al punto da inserirlo nella shortlist finale.
HappyTap, dispositivo prodotto con fondi USAID, è oggi in vendita in Vietnam e Cambogia e si promette, attraverso un approccio sostenibile e divertente all’igiene, di combattere la diffusione della dissenteria e la trasmissione di altre malattie infettive. Il design è quindi strumento al servizio di buone pratiche che potrebbero migliorare il mondo (non solo dei Paesi emergenti, se le iniziative del Global Handwashing Day riguardano più di cento stati), grazie soprattutto all’approccio olistico al progetto che concentra funzionalità, ergonomia e trovate estetiche in un dispositivo educativo e ludico al tempo stesso. La riflessione principale, comunque, porta a pensare il design come disciplina contro i poteri forti, se a detta dei progettisti HappyTap è una sorta di “do-it-yourself vaccine” e che potrebbe ridurre drasticamente antibiotici o terapie cliniche introdotte dalle multinazionali per contrastare, ad esempio, le infezioni causate da batteri ingeriti attraverso il contatto con le mani.
Il secondo spunto è invece lo sforzo insistente che il World Design Impact Prize sta attuando per riconoscere i designer che desiderano operare dei cambiamenti concreti nelle comunità in cui vivono e, in prospettiva, anche a livello globale considerando che penuria d’acqua e di energia, insicurezza e pandemie varie sono all’ordine del giorno nel pianeta. Il carattere unico e locale di alcuni dei progetti, ad esempio, si scontra frontalmente con le logiche massive dettate dall’industrializzazione di prodotti. Sposano realmente, inoltre, i principi di sostenibilità e human-centred e generano talvolta circuiti di auto-replicazione grazie a soluzioni inventive e kit di montaggio facilmente diffondibili. In altre parole, un sottobosco di oggetti utili che preoccupa non poco chi lucra anche sulle comunità in emergenza. Ad essere particolarmente poetici, l’uso da parte dell’ICSID della parola “recognize” non è casuale e non riguarda la mera assegnazione di un riconoscimento ma la reale identificazione di designer spesso sconosciuti, i quali espandono inconsapevolmente il campo in cui il design thinking può davvero risolvere i problemi mondiali maggiormente intrattabili (traduzione letterale quasi obbligata di world’s most intractable problems estratta dal comunicato).
Passando in rassegna gli altri progetti, l’acqua è protagonista anche di Warka Water, una struttura collettiva “attrezzata” (da installare al centro del villaggio anche come luogo di aggregazione) in grado di raccogliere dai 50 ai 100 litri al giorno da pioggia e nebbia.
Re:build è invece una struttura modulare realizzata con materiali poveri per costruire muri e barriere per rifugiati.
Invelox produce energia eolica nell’atollo di Palmyra, riducendo il rumore e salvaguardando la fauna avicola, in ossequio alle preoccupazioni degli ambientalisti, spesso portati a contestare anche la produzione di energia rinnovabile prodotta dal vento.
Ihearyou è un dispositivo portatile per effettuare test audiometrici, acquistare e settare gli apparecchi a distanza.
Lumkani, infine, è un dispositivo per il rilevamento di incendi che diffonde il segnale di pericolo all’interno delle baraccopoli.
Gli effetti positivi di questi cambiamenti, grazie al web, saranno sempre più monitorabili. Di sicuro, l’aver istituito solo nel 2011 un concorso di questa portata etica, per chi per anni all’interno delle società operanti a livello mondiale nel disegno industriale si è alimentato di showroom, riviste patinate e royalties, è un modo per lavarsi le mani e per certi versi la coscienza.
Ora, le oltre 160 organizzazioni mondiali facenti parte dell’ICSID annunceranno il 12 gennaio una rosa di tre finalisti, mentre il vincitore sarà proclamato a marzo nell’ambito di Taipei World Design Capital.
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Last modified: 29 Ottobre 2015