Venezia. Sarà una Biennale che punta a ridurre il divario tra il mondo dei non addetti ai lavori e quello degli architetti: perché, se il divario non verrà quanto meno ridotto, sarà sempre più difficile per l’architettura sopravvivere. Una Biennale che punta ad aprirsi, più di quanto non siano riuscite a fare le precedenti, al grande pubblico. Con queste parole si chiude l’intervento di apertura di Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia, alla conferenza stampa inaugurale della 14ma edizione della Mostra Internazionale di Architettura.
Questo spiega anche l’estensione dei mesi di apertura al pubblico – passati dai canonici tre a sei: l’edizione 2014 chiuderà il 23 novembre – nonché l’inclusione nel programma di numerosi eventi legati alla danza, alla musica, al teatro. All’interno di questa inclusione sono compresi i 17 week-end lunghi che vedranno figure di specialisti illustrare specifici temi di ricerca, all’interno dell’architettura. È sull’architettura, e non sugli architetti, che Rem Koolhaas pone l’accento, così come sulla ricerca: una Biennale esito di un lavoro di ricerca che porta anche alla costruzione di un ritratto contemporaneo.
In questo l’Italia, che Koolhaas ha scelto come nazione esemplare, rappresenta la situazione globale: un paese cruciale nel mondo, che ha avuto alti e bassi nella storia, con una ricchezza inimmaginabile, che mostra punte di genio nell’arte o nel business, così come punte di sconforto in altri campi. L’Italia potrebbe essere molto di più di quello che è, così come altre nazioni potrebbero essere più di quello che sono.
Monditalia raduna quindi 40 architetti (con un’età poco sotto i quarant’anni) che illustrano la visione che una generazione ha del proprio paese, facendola uscire dalla caricatura, dallo stereotipo. Oltre che sul tema dell’inclusione delle arti, Koolhaas punta al confronto tra i paesi, nei loro padiglioni nazionali, partendo dalla narrazione comune di come ciascuno di loro si sia trovato costretto ad adattarsi al Moderno. Un processo doloroso, declinato in diversi approcci, all’interno di una coralità comune, dove non emergono i grandi nomi dell’architettura, ma l’architettura come terreno di crescita e cambiamento.
Absorbing Modernity 1914-2014 è l’intenzione di non mostrare un trionfo di una modernità e nemmeno di enfatizzare gli esiti di una globalizzazione omogeneizzante, ma di mostrare un processo tutt’ora in corso.
All’interno del processo di cambiamento sono situati anche i temi di Fundamentals: gli elementi base dell’architettura che cambiano nel tempo, che vengono anche trasformati dalla tecnologia, elementi che ora ci parlano e che possono assumere anche autonomia funzionale, grazie al digitale. Elementi di un’architettura costruita che incorpora dentro di sè anche le risposte ai problemi che i tempi e che l’uomo si pongono.
A chi chiede pareri sui rapporti tra sostenibilità politica e architettura, Koolhaas risponde che è importante non considerare il riscaldamento globale come un tema imposto all’architettura, quanto pensare che l’architettura abbia già incorporato il problema e ne abbia dato una risposta, negli esempi tradizionali.
Poche domande chiudono la conferenza stampa – a chi chiede se la Biennale vuole lanciare un messaggio all’esterno a seguito delle recentissime vicende giudiziarie legate al Mose, Koolhaas risponde che quello che è successo si incastra benissimo con la situazione italiana – ognuno cosciente che le verifiche andranno eseguite sul campo, padiglione dopo padiglione, e misurate con la propria capacità critica.
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biennale venezia 2014 , rem koolhaas
Last modified: 22 Gennaio 2016