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Written by: Città e Territorio

Il porto di Classe a Ravenna

Il porto di Classe a Ravenna

L’intervento di valorizzazione e il percorso di visita sono l’esito di un concorso e la prima stazione di un Parco archeologico in fase di attuazione

RAVENNA. È stato inaugurato lo scorso 28 luglio, alla presenza di Dario Franceschini, Ministro dei Beni, delle attività culturali e del turismo, il sito archeologico dell’antico porto di Classe. Il progetto è stato realizzato dalla Fondazione Ravennantica (quasi 3,2 milioni) in sinergia con il Comune di Ravenna, l’Università di Bologna, la Fondazione Flaminia e la Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna ed ha visto la collaborazione tra Istituzioni diverse come Arcus Spa (società del MiBACT), la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, l’Amministrazione provinciale e il contributo europeo di Hera Adriatic.

Lo scalo riportato alla luce sorgeva all’imbocco dell’intricato sistema di canali che avvolgeva in antichità la città di Ravenna, costituendone elemento di difesa naturale. Sul volgere del I secolo a.C. il porto divenne, per volere di Ottaviano Augusto, base della flotta preposta al controllo dell’Adriatico e del Mediterraneo orientale. Grazie all’importanza strategica della posizione, e a quella di snodo commerciale con l’Africa e l’Oriente l’infrastruttura portuale si trasformò in Civitas (con il nome di Classis, dal latino flottadurante il periodo in cui la vicina Ravenna assunse il ruolo di capitale dell’Impero Romano d’Occidente (V secolo d.C.). Per i due secoli successivi Classe rappresentò un approdo di prestigio; tuttavia, seguendo le alterne vicende politiche di Ravenna, fu progressivamente abbandonata a partire dal VII secolo (nella prima metà del 700 d.C. fu colpita da un terremoto che distrusse buona parte dei suoi edifici più importanti).

L’eco della sua storia attraversa i secoli ma si dovrà attendere il 1881, e la realizzazione della linea ferrata Ravenna-Rimini, per la prima localizzazione topografica di rinvenimenti archeologici nei campi agricoli tra la basilica di Sant’Apollinare in Classe e il centro urbano di Ravenna. Solo nel secondo dopoguerra si effettueranno i primi sondaggi, seguiti da scavi in trincea. La successione e il valore dei ritrovamenti confermarono la presenza dell’impianto portuale (1975), favorendo più approfondite campagne di scavo. L’attività di studio e ricerca, coordinata dall’Università di Bologna, divenne sistematica a partire dal 2001-2004, anche grazie all’impiego delle più avanzate tecnologie d’indagine. Sono così tornate alla luce le tracce materiali di attività portuali, commerciali e artigianali: la strada in basolato, i basamenti di magazzini porticati, i canali fognari scoperti che fungevano anche da collegamenti secondari con la strada principale, la fornace, testimonianza di una fiorente produzione artigianale (lavorazione del vetro, di metalli e ceramica).

Nel 2008 viene indetto il concorso di idee per la valorizzazione e l’allestimento dell’antico porto tardo romano e bizantino e nel 2014 hanno inizio i lavori di “musealizzazione a cielo aperto” del sito archeologico (esteso circa 10.000 mq) su progetto di un gruppo di professionisti guidato dall’architetta Daniela Baldeschi. Il filo conduttore dell’intervento è stato il ripristino filologico del contesto in cui sorgeva l’area portuale e la realizzazione di un percorso di visita, completamente accessibile, e con il minimo impatto sui reperti archeologici.

Il percorso ha inizio con il Centro visite, ricavato all’interno di uno degli edifici preesistenti, prossimi alla zona di accesso al sito. Il suo volume in mattoni a vista (pianta quadrata e tetto a padiglione), è stato rivisitato attraverso una seconda pelle realizzata con elementi in Cor-ten, materiale che insieme al vetro contraddistingue tutte le nuove realizzazioni dell’allestimento. All’interno del Centro visite ha trovato spazio la sala multimediale a pianta ellittica in cui si narrano le vicende – storiche, archeologiche e geografiche – del sito dalle origini fino alla campagna di scavi, attraverso il supporto di filmati e grafici proiettati su pareti e pavimento.

La visita si struttura su due percorsi differenti per quota e materiale delle superfici di camminamento. Il primo percorso – interno – attraversa l’area degli scavi, spesso affiancando i resti dell’antica strada e delle strutture edilizie, ed è contrassegnato dalla presenza di pannelli informativi e lastre prospettiche che permettono, attraverso serigrafie su vetro, la lettura del possibile aspetto dei manufatti di cui rimangono le tracce; il secondo – esterno – sale leggermente sulla trincea di scavo per offrire una visione d’insieme del sito e uno sguardo di dettaglio grazie a due belvedere aggettanti.

Attraverso un complesso intervento idrogeologico è stata ricreata una porzione del bacino che separava Classe dall’isola posta al centro della bocca di porto; in questo modo è possibile leggere il contesto portuale e il rapporto delle tracce archeologiche con l’acqua, riportando idealmente la linea di costa dove si trovava all’epoca del massimo splendore di Classe (oggi il mare si trova a circa 10 km più a est). Il percorso di visita attraversa il bacino con un ponte-passerella il cui tracciato ricalca quello dell’antico collegamento viario, di cui sono stati rinvenuti i resti.

L’apertura al pubblico dell’antico porto rappresenta la prima tappa di un percorso più ampio di recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico di Ravenna, una delle grandi capitali dell’antichità che dal 1996 è sede di otto monumenti dichiarati Patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Il sito, strutturato per visite serali e attività didattiche destinate a bambini e adulti, costituisce la prima stazione del Parco archeologico; attraverso un percorso circolare impostato sull’antica linea di costa, sarà collegata con le future stazioni del Parco, elementi ancora oggetto di scavi (la cinta muraria, la Basilica petriana e quella di San Severo), siti monumentali storici come la Basilica di Sant’Apollinare in Classe, fino al Museo della città e del territorio la cui apertura è prevista entro il prossimo anno, all’interno dei recuperati spazi dell’ex zuccherificio di Classe.

Web: www.parcoarcheologicodiclasse.it

Autore

  • Domenico Mollura

    Nato a Milazzo (Messina), consegue la laurea in Architettura presso l’Università degli Studi di Palermo nel 2006. Dopo aver lavorato presso una società di ingegneria di Ravenna, esercita la professione in Sicilia, occupandosi anche di pubblicistica nel campo dell’architettura e dell’urbanistica. Dal 2009 collabora con «Il Giornale dell’Architettura»

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Last modified: 1 Ottobre 2015