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LAC – Lugano Arte Cultura

LAC – Lugano Arte Cultura

Alla scoperta del LAC, Lugano Arte Cultura, progettato da Ivano Gianola: un dispositivo urbano che ridisegna una parte di città

LUGANO. Il 12 settembre sono iniziate le manifestazioni che celebrano la tanto attesa apertura del LAC (Lugano Arte Cultura), il nuovo centro che racchiude in 18.000 mc un concentrato di spazi dedicati alla cultura e all’arte. Fino al 26 settembre sono in programma mostre, concerti, spettacoli di danza e teatro, performance e iniziative collaterali che coinvolgeranno anche piazza Bernardino Luini, l’adiacente chiostro dell’ex convento francescano e la chiesa di Santa Maria degli Angioli.

Al termine di un lungo cammino, non privo di polemiche e ritardi, con un budget che ha sforato il tetto dei 200 milioni di franchi superando le previsioni iniziali (il finanziamento beneficia anche dei fondi privati di Credit Suisse e UBS), il LAC dimostra di avere potenzialità inedite, di ampia portata, che guardano oltre i confini del Canton Ticino e della stessa Svizzera. Nelle parole del suo direttore – il canadese Michel Gagnon, già responsabile di istituzioni culturali e artistiche di portata internazionale – la nuova sede della cultura luganese si propone “come uno dei principali motori per lo sviluppo della città e della regione, rafforzando l’identità di Lugano come crocevia culturale tra il nord e il sud dell’Europa”. Con una nutrita e ambiziosa programmazione, il contenitore multifunzionale vedrà attività artistiche di alto livello per tutto l’arco dell’anno aspirando a diventare, secondo Gagnon, un luogo “dinamico e capace di avvicinare tutti i pubblici”, dagli appassionati d’arte ai giovani, alle famiglie.

Al di là delle giuste ambizioni trapelate dalle dichiarazioni ufficiali della vigilia, è fuor di dubbio che un così importante sforzo economico a favore della cultura non può che essere lodevole e meritarsi il riconoscimento di pubblico ottenuto nel primo giorno d’inaugurazione. Ma, celebrazioni a parte, andiamo a vedere nel dettaglio dove nasce e come si articola il nuovo centro culturale luganese.

 

IL PROGETTO

Firmato da Ivano Gianola, è l’esito di un concorso internazionale indetto dalla Città nel 2001 al quale avevano partecipato 130 gruppi provenienti da vari paesi. Gianola, noto per appartenere a quel gruppo di architetti impropriamente raggruppati sotto il termine di “scuola ticinese” (insieme a Mario Botta, Aurelio Galfetti, Luigi Snozzi, Livio Vacchini, Flora Ruchat-Roncati e altri ancora), si è guadagnato il merito sul campo con la pratica del mestiere, giungendo alla venerabile età di settant’anni a coronare la sua lunga carriera con questo ambizioso progetto.

Il LAC non è un edificio ma un dispositivo urbano che ridisegna una parte di città, che tesse nuove relazioni e connessioni attraverso un virtuoso sistema di spazi aperti e di percorsi che si rivolgono al quartiere, al lungo-lago e al corso di via Nassa, la dorsale pedonale che porta direttamente a piazza Riforma e al cuore del centro storico. Il complesso di attività culturali/artistiche previste dal ricco programma funzionale del bando è stato articolato in un insieme di volumi, distinti ma concatenati fra loro, che si articolano ben interpretando la struttura urbana, le sue preesistenze costruite e gli spazi aperti, entrando in aperta relazione con le qualità del paesaggio naturale che incornicia la città. Il mix di spazi dedicati alla cultura interessa perfino i piani nel sottosuolo, si estende al di là di via Adamini e coinvolge il preesistente Spazio – 1 (che accoglie 180 opere d’arte moderna e contemporanea della collezione Olgiati), si distende dal lungolago sino al colle retrostante articolando spazi aperti e corpi di fabbrica con l’intenzione di cucire il nuovo intervento al contesto. A ovest, è situato l’imponente volume che contiene la hall d’ingresso e i percorsi di distribuzione ai vari livelli, la sala principale per eventi teatrali e musicali e una serie di sale multiuso. Innestato su questo, verso sud si distacca il corpo del museo, sopraelevato dal suolo di piazza Luini, mentre dall’altro lato del grande spazio aperto, a nord, si affaccia il sontuoso fronte dell’ex Grand Hotel Palace, le cui facciate vincolate sono state mantenute nel loro disegno originario a differenza della restante parte della fabbrica che è stata completamente rifunzionalizzata e adibita a destinazioni residenziali e terziarie private. L’ex Grand Hotel forma un diedro che, spazialmente, si confronta con la chiesa di Santa Maria degli Angioli e il complesso conventuale francescano, ora parzialmente destinato agli uffici del LAC e a funzioni complementari, racchiudendo uno spazio intimo, restituito alla città nella sua nuova veste di grande “parterre” verde.

Il progetto è un interessante caso studio del panorama attuale ticinese, peraltro rappresentativo di quell’attenzione al contesto che è uno dei connotati salienti dell’architettura ticinese degli ultimi cinquant’anni. L’esito architettonico non manca di alcuni lati incerti – forse determinati dalla complicazione e lungaggine di un iter che ha attraversato quindici anni di vita politica, sociale ed economica luganese – e di alcune imperfezioni esecutive, ossia “difetti di fabbricazione” che ai più probabilmente sfuggono ma che certamente tradiscono un’esecuzione di cantiere non impeccabile.

 

LA PIAZZA E LA HALL

Piazza Luini è il nodo cruciale del sistema urbano del LAC, un autentico nuovo “foro” della cultura nato dalla volontà di riqualificazione, nel quale confluiscono le relazioni spaziali che innesca il progetto. E’ una corte urbana aperta verso il lago dalla quale si aprono visuali prospettiche verso il paesaggio che catturano le emergenze dei monti Bré e San Salvatore, capisaldi che sovrastano come impassibili guardiani lo specchio d’acqua del Ceresio e l’edificato di Lugano. Gianola ha disegnato questo spazio aperto come una parte di città, ma al tempo stesso pensandolo come un’estroflessione dello spazio interno. In questo luogo dinamico si fondono le due anime del progetto, l’architettonica e l’urbana, che si offrono alla città contemporanea come reinterpretazione della cultura antica e moderna.

Piazza Luini nasconde nel sottosuolo il grande parcheggio interrato su tre livelli – indispensabile interscambio automobilistico sagacemente arricchito dalle opere dell’artista svizzero Felice Varini – mentre alla quota della città si presenta come un grande tappeto in Gneiss di Lodrino, la pietra ticinese utilizzata anche per gran parte delle pavimentazioni interne. La piazza è un vero anfitrione del centro culturale, accoglie gli ospiti e cattura i viandanti che percorrono la città ma, soprattutto, anticipa la hall d’ingresso con la quale entra in aperta simbiosi attraverso la grande vetrata che permette il contatto visivo – quasi totale – fra esterno e interno. Ancor prima di varcare la soglia d’ingresso, il ventre del LAC si mostra infatti al visitatore facendo percepire che, al di là del diaframma vetrato, lo attende il grande atrio, un vuoto monumentale a tutt’altezza utilizzabile anche per ospitare mostre ed eventi temporanei e che contiene, ai suoi lati, gli spazi funzionali alla grande macchina culturale (biglietterie, bookshop, box informazioni, guardaroba, caffetteria). Dalla hall si elevano i percorsi di collegamento verticale: rampe gradonate (una riuscita soluzione che consente di salire con un movimento fluido), scale e ascensori portano a corridoi e ballatoi che si affacciano sullo spazio vuoto e che conducono alle sale e all’Agorà, la piazza gradonata retrostante all’edificio collocata al secondo livello. Molto riuscito e scenografico è l’effetto della visuale passante che permette dall’Agorà di traguardare la hall, vedere piazza Luini e ammirare lo sfondo del paesaggio del lago.

 

IL MUSEO

È ospitato nel volume sospeso sulla piazza e anche al secondo livello interrato. Nato dall’unione tra il Museo Cantonale d’Arte e il Museo d’Arte della Città di Lugano, il neonato museo comprende la collezione permanente e spazi da utilizzare per mostre temporanee. Le sale sono vasti spazi indivisi e flessibili, con atmosfere anodine in cui prevalgono la naturalità del legno dei pavimenti e il biancore delle pareti. Il contenuto tecnologico degli impianti è molto sofisticato, come si conviene a uno spazio espositivo contemporaneo, ed è completamente mascherato nelle strutture murarie e nei controsoffitti.

Dal punto di vista compositivo il parallelepipedo del museo si sopraeleva dal suolo appoggiandosi su un solo setto, rivestito in marmo rosso, denotando una scelta architettonicamente caratterizzante e strutturalmente impegnativa. Il suo protendersi verso il lago si conclude con un dissonante taglio obliquo sottolineato anche dalla finestra a nastro che apre il primo livello del museo verso la percezione del paesaggio: un inaspettato mirador, d’indubbia suggestione, che inquadra il lago e il Monte Bré. I fronti lapidei del museo sono rivestiti in marmo verde Guatemala, la pietra che ha dato non pochi problemi a causa della forte variegatura di colore riscontrabile tra le lastre del rivestimento. Ne è nata una querelle che ha trovato ampio spazio nel dibattito cittadino e sulla stampa, con la contestazione dei materiali lapidei da parte del Comune, la conseguente sostituzione di una parte delle lastre e, infine, l’accettazione di un compromesso estetico destinato ad alimentare perplessità. I più attenti ricorderanno l’analogo recente caso del milanese MUDEC, il Museo delle culture firmato da David Chipperfield che, a realizzazione ultimata, ha addirittura disconosciuto la paternità del progetto a causa dei difetti dei pavimenti lapidei.

 

LA SALA PER IL TEATRO E LA MUSICA

La grande sala per gli spettacoli teatrali e i concerti musicali è la perla del LAC. Interamente rivestita da un guscio in legno di pero disegnato da Gianola in collaborazione con gli ingegneri acustici della bavarese Müller BBM, la sala offre un colpo d’occhio suggestivo, accentuato dalla forte inclinazione del piano della platea e della galleria che garantiscono una visuale ottimale da qualsiasi angolazione. Le pareti laterali sono movimentate da pannelli in legno, che assolvono esigenze acustiche ancor prima che estetiche, e dalle balconate che si distendono verso la platea. La scelta di utilizzare un solo materiale, il legno, abbinato al tessuto di colore nero delle sedute conferisce a questo spazio un’estetica sobriamente raffinata. Le sofisticate soluzioni tecniche adottate, le dimensioni della platea, del palco e della fossa orchestrale a scomparsa permettono alla sala di ospitare le più svariate tipologie di spettacolo teatrale e musicale, garantendo performance di alto livello che non mancheranno di soddisfare le esigenze dei palati più esigenti. Oltre alla grande sala, il LAC è dotato anche di altri spazi, pensati per un pubblico di più contenuta dimensione: il Teatrostudio a lato dell’Agorà, e quattro sale multifunzionali all’ultimo livello dell’edificio, potranno essere impiegate per ospitare eventi musicali e teatrali ma anche per meeting e conferenze.

 

DATI

volume edificato: 180.000 mc

superficie edificata: 29.000 mq

costo complessivo: oltre 200 milioni di franchi

 

piazza Luini: 2.500 mq

hall d’ingresso: 650 mq

sala teatro e concerti: 800 mq; 1.000 posti a sedere; fossa orchestrale per 70 elementi; palcoscenico: 25 (larghezza) x 16 m

museo: 2.500 mq

teatrostudio: 130 mq

sale multiuso: 3 all’ultimo piano (sup. tot. 750 mq circa)

 

CRONOLOGIA

2001 bando del concorso internazionale

2010-2015 cantiere

 

 

Web:

www.luganolac.ch

www.luganoinscena.ch

www.lugano.ch/cultura-tempo-libero/lugano-arte-e-cultura-lac/inaugurazione-lac.html

 

Autore

  • Marco Adriano Perletti

    Architetto e PhD, svolge attività professionale occupandosi di progettazione architettonica e paesaggistica, pianificazione urbanistica e valutazione ambientale strategica. Ha svolto attività didattica al Politecnico di Milano partecipando a programmi di ricerca. Collabora con «il Corriere della Sera» e ha pubblicato: «Nel riquadro dei finestrini. L'architettura urbana nello spazio cinetico» (Milano 2005); «Novara. Sebastiano Vassalli tra città e paesaggio globale» (Milano 2008); con A. Femia e M. Paternostro, «1 e 3 Torri. Palazzo MSC a Genova» (Parigi 2017); «Architettura come Amicizia. Conversazioni con Mario Botta, Aurelio Galfetti, Luigi Snozzi, Livio Vacchini» (Brescia 2018); "Costruire sostenibile con la canapa. Guida all’uso in edilizia di un materiale naturale e innovativo" (Santarcangelo di Romagna, 2020)

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Last modified: 7 Ottobre 2015