FIRENZE. La nascita del complesso residenziale Palazzo dei Diavoli, oggi nucleo storico del quartiere Isolotto, promossa dal sindaco Giorgio La Pira a partire dal 1950 grazie al piano Ina-Casa, ha portato a Firenze e nell’esperienza italiana del secondo dopoguerra un contributo innovativo al cogente problema dei nuovi nuclei abitativi. La visione d’insieme dell’insediamento, progettato e coordinato da un eterogeneo gruppo di lavoro composto da architetti locali e nazionali, permise di sviluppare una nuova idea di quartiere completamente indipendente dal centro città, con porzioni prevalentemente residenziali e con un sistema di servizi ben diffuso nel lotto. Inoltre, la disposizione planimetrica generale, impostata come elemento scatenante l’aggregazione sociale, vedeva l’inserimento di un grande asse-parco verde a guida dell’intera articolazione distributiva del costruito, scendendo a definire a terra luoghi minuti ed intimi. Il carattere dello spazio pubblico, affidato ad una moltitudine di ambiti verdi ed attrezzati posti tra gli edifici a bassa densità, è stato, negli anni, capace di favorire un tessuto di prossimità tale da permettere di leggere quei singoli ambiti come minime ambientazioni di borgo invece che necessariamente come brani di città.
Il recente concorso di progettazione a procedura aperta in fase unica, bandito dal Comune a novembre 2014 e conclusosi a maggio, ha coinvolto il ripensamento generale della piazza centrale del quartiere, da sempre usata come sede mercatale giornaliera e sulla quale si affacciano le attività commerciali grazie ad una bassa costruzione a stecca a fronte porticato; un lato è occupato dalla chiesa Madre delle Grazie che si contrappone ad un fianco aperto verso il fiume Arno, laddove una passerella pedonale permette di raggiungere il parco delle Cascine, vera e propria “stanza” verde estesa del quartiere.
In un’ottica di rigenerazione complessiva, il concorso, il cui scopo era quello di acquisire un’idea a livello di preliminare con costi di intervento non superiori al milione di euro al netto dell’Iva, ha posto come obiettivi la riqualificazione dello spazio pubblico in linea con una migliore fruibilità da parte dei cittadini di ogni età, prevalentemente favorendo l’aggregazione collettiva mediante strumenti ed inserimenti leggeri.
Tra le 101 proposte, il progetto vincitore, a cura dello studio Rossi Prodi Associati, raccoglie le istanze del bando di gara proponendo un generale riassetto della piazza rispettandone l’identità e le consuetudini funzionali, richiamando inoltre l’idea di quella moltitudine di spazi intimi quali elementi, non necessariamente costruiti ma delicatamente suggeriti, in grado di offrire luoghi accoglienti favorevoli all’incontro tra le persone. La piazza diviene così un esteso background il cui tessuto si allarga fino all’intero perimetro mediante un sistema pavimentato, il cui contrappunto è affidato a un delicato sistema d’illuminazione puntuale, in grado di riutilizzare sia i materiali esistenti che d’introdurre colori e temi contemporanei, di fatto mirando a ridurre drasticamente la viabilità carrabile che attualmente attraversa lo spazio, per favorire la libera circolazione pedonale e ciclabile. La facciata della chiesa, oggi metaforicamente lontana dalle attività di piazza, diviene quinta di un nuovo spazio teatrale all’aperto immaginato per le rappresentazioni notturne, mentre le attività quotidiane vengono predisposte sotto l’unico elemento costruito, una grande tettoia a vela scarica di ricordo portoghese impostata su quattro pilastri, a richiamare l’idea di una tenda in tessuto chiaro tipica dell’allestimento mercatale. In generale la visione propone un’idea collettiva di piazza, forse un poco meno costruita ma certamente più sociale, suggerendo un approccio pertinente per la città contemporanea e le sue mutevoli condizioni sociali in divenire. L’elemento centrale del rinnovato spazio pubblico non è il progetto stesso con un suo evidente fascino formale/relazionale, quanto il cittadino quale fruitore dello spazio e qualificatore dello stesso.
Una speranza per Firenze, città da sempre diffidente nei confronti del nuovo in quanto tale – vedasi soprattutto gli episodi degli ultimi anni -, è che il cantiere per la nuova piazza dell’Isolotto possa vedere l’inizio al più presto. Per saperne di più sul quartiere Isolotto: Alberto Bigazzi, Isolotto città satellite, in “Rassegna”, n.unico, 1960, pp. 78-81 Luigi Beretta Anguissola, I 14 anni del piano Inacasa, Staderini Editore, Roma 1963, pp. 190-191 Riccardo Renzi, Abitare Sociale, Edifir, Firenze 2013, pp. 20, 53-57, 154
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