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Written by: Città e Territorio Forum

«Zingonia 3.0»: prove di comunità con i giovani

«Zingonia 3.0»: prove di comunità con i giovani

Caro Giornale,
in un’atmosfera di pesante crisi e sconforto come quella che attraversa il nostro Paese, vorrei riportare la testimonianza di una nuova Italia che cambia e di una nazione che, forse silenziosamente, sta però formandosi e acquisendo coscienza politica. Si tratta di una cittadinanza che sta sorgendo a partire dalle periferie urbane, nel crogiuolo delle diversità e tale è appunto il paesaggio di questa esperienza a cui ho partecipato, che sta contribuendo a vivificare una new town alle porte di Bergamo già sinteticamente descritta all’’ultima Biennale negli spazi veneziani dell’’Arsenale all’interno di «Monditalia»: Zingonia.

La città è assai più nota alle comunità di migranti che non ai cittadini italiani, i quali difficilmente crederanno che alle porte di Bergamo, nel decantato Nord, vi possa essere una simile realtà urbana, con condomini da tempo privati degli allacci elettrici e idrici, diffusa microcriminalità e conseguenti (e comprensibili) tensioni sociali.

Certo il sogno di Renzo Zingone, 50 anni fa, era diverso e Zingonia voleva essere un modello di modernità e autonomia, anche sotto il profilo costruttivo con una propria azienda di pannelli prefabbricati in cemento armato per dare case ai lavoratori e capannoni agli imprenditori. Con il tempo il sogno è divenuto incubo: molti capannoni si sono svuotati, gli immigrati del sud hanno lasciato il posto a meno facoltosi migranti, disorientati dalla politica, dalla burocrazia e dalla socialità d’’Occidente. Zingonia ha rischiato di diventare un ghetto.

Ma se i diamanti sono sterili, a Zingonia sta sorgendo una nuova Italia, molteplice e consapevole. Lo dimostra quanto è accaduto nella scuola pubblica, luogo per eccellenza di formazione dell’’identità individuale e di comunità, nella settimana dal 6 al 13 dicembre 2014. La Scuola secondaria di Zingonia è stata coinvolta nel progetto di rivitalizzazione urbana condotta da un battagliero team composto dai sociologi Marco Vanoli, Francesca Soli, Bruno Bodini e Ferruccio Castelli. A questa attività, (purtroppo) ultima nei 18 mesi di vita del progetto «Zingonia 3.0» finanziato da Fondazione Cariplo, alla sottoscritta, giovane architetto di Bologna, si sono affiancati altri tre professionisti esterni: Alessandra Fazio, supplente nella scuola, Andrea Conti, ingegnere di Rimini, e Luigi Bartolomei, docente all’’Università di Bologna.
Le classi della scuola sono multietniche e variopinte, con un’altissima percentuale di ragazzi stranieri. Nonostante ciò i ragazzi si conoscono e giocano insieme. Essi condividono non solo lo spazio scolastico ma anche quello abitativo e pubblico: il piccolo parco vicino alla scuola rivive con i tornei estivi dell’’oratorio, nel pomeriggio diventa il campo da cricket per la comunità indiana, nella mattinata è luogo di passeggio per mamme e anziani.

È nella scuola e nei suoi giovani che il progetto sotto la supervisione del professor Deni Ruggeri, esperto in architettura del paesaggio presso la NMBU (Università norvegese di scienze umane) di Oslo, ha continuato il suo percorso di ricerca-azione partecipata sulla percezione dello spazio e sulla vivibilità del borderscape. I ragazzi della terza media durante la settimana di laboratorio sono stati i veri protagonisti/ricercatori meritandosi l’’attestato di citizen scientist. Divisi in gruppi, gli allievi hanno realizzato mappe-collage con i differenti paesaggi di Zingonia, ne hanno identificato i luoghi, riconosciuto forze, debolezze, minacce e opportunità della città. Negli ultimi giorni hanno poi ipotizzato nuove visioni per la Zingonia del futuro: la riqualificazione multicolor dell’edilizia residenziale, l’’inserimento di nuovi poli di socialità e di commercio come spa e cinema, l’attivazione di nuove imprese e start-up e una rete di strategie comuni tra le amministrazioni.

Nonostante Zingonia non sia né una città satellite, né periferia di una grande metropoli, oggi il territorio presenta simili fragilità e necessità: un riscatto democratico e partecipato, nuove attività pulsanti, un’identità consapevole, speranza. L’’esperienza di coscienza urbana ha coinvolto i cittadini nella consapevolezza del paesaggio come risorsa condivisa, nella necessità della città ad adattarsi ai cambiamenti e nella rigenerazione democratica degli spazi. Da segnalare una seconda attività che da qualche tempo sta portando grandi frutti (e verdure): gli orti sociali, un vivace e multietnico gruppo che nella mattinata conclusiva al laboratorio ha offerto un internazionale e ricco buffet. Inutile cercare di capire il motivo dell’’esclusione alla richiesta di uno stand all’’Expo di Milano.

Queste numerose zone «limbo» e a lungo stagnanti che oggi l’’Italia inizia a rilento a riconoscere dopo l’’attenzione mediatica proiettata attraverso il senatore Renzo Piano, devono essere le nuove sfide per gli architetti-agopuntori.

Capacità richieste? Ascolto e osservazione, azione e, per ultima, capacità di meravigliarsi.

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Last modified: 16 Maggio 2016