Stanno accostati a metà della manica delle Artiglierie dell’Arsenale, i due padiglioni nazionali. Quello del Kosovo occupa meno della metà dello spazio del confratello del Bahrain, eppure emoziona più del doppio. L’allestimento è confrontabile per forma, ma non per contenuti (né per possibilità economiche).
I curatori della Repubblica ex jugoslava dichiarano, senza mezzi termini, che il Kosovo la modernità non l’ha mai assorbita bensì subita, perché sinonimo di distruzione e di importazione di valori e linguaggi estranei: «Ecco che cosa abbiamo perso e che cosa abbiamo lasciato in questo periodo di panico del XX secolo». Così, per dimostrare l’inconciliabile dicotomia tra modernità e tradizione, su una parete si trovano 360 cartoline (che si possono strappare e portare a casa) raffiguranti spazi urbani e rurali d’epoca e il loro corrispettivo oggi, mentre lo spazio è occupato da una torre cilindrica ottenuta dalla sovrapposizione di 692 shkambi, sgabelli lignei tradizionali, su tre piedi, realizzati ancora così oggi; un varco permette di sostare all’interno in contemplazione, avvolti dalla deliziosa essenza di abete, protetti dalla cortina curva che rivolge verso l’interno i sedili e verso l’esterno, come aculei, le zampe. Un’architettura vera e propria, fatta con un ancestrale elemento d’arredo. Poesia pura e denuncia socio-politica.
Anche lo spazio del Bahrain, curato dall’Arab Center for Architecture (associazione per la preservazione e disseminazione patrimonio arabo costruito moderno, fondata a Beirut nel 2008) è delimitato da un cilindro costituito da un unico scaffale multilivello curvo che introduce a una grande tavola rotonda raffigurante in maniera piuttosto astrusa l’area geografica pan-araba, punteggiata di cilindri che segnano importanti accadimenti storici dell’ultimo secolo (tra colonialismo, fondamentalismo e modernità), di cui si può recuperare traccia nelle postazioni audio con sedie tutt’intorno, per capire che cosa resta del grande progetto politico Pan-Arabo. Sugli scaffali, centinaia di copie (prelevabili free) di un interessante catalogo di 100 edifici del XX secolo selezionati dal Marocco all’Iran, esito di una grande ricerca transnazionale i cui database sono disponibili on line (proprio a partire dalla vernice della Biennale) su www.arab-architecture.org.
Kosovo vs Bahrain: traumi vs pan-arabismo (ma anche cuore vs freddezza)
