Visit Sponsor

Veronica RodenigoWritten by: Città e Territorio

Trieste, per Porto vecchio arriva lo spezzatino

Trieste, per Porto vecchio arriva lo spezzatino

Trieste. Sulla scia di un rinnovato entusiasmo che seguì l’apertura, al Magazzino 26, della sgarbiana Biennale d’arte diffusa (correva l’anno 2011), vi fu un periodo in cui per il Punto franco vecchio sembrava essersi aperta una nuova era. Secondo la concessione settantennale sottoscritta nel 2010 da Autorità portuale e la Società di scopo Portocittà Srl (composta dall’Ati Rizzani De Eccher, Maltauro, BIIS Intesa San Paolo e Sincloc, Sistema iniziative locali), ben 40 ettari dell’antico Porto avrebbero dovuto essere recuperati per accogliere una pluralità di funzioni anche di carattere culturale. Dopo oltre 40 anni di studi e progetti andati a vuoto, gli stessi developer sembravano ottimisti. La previsione: 11 anni di lavori e oltre un miliardo di euro d’investimento. Sul “Piccolo” dell’11 marzo 2012 la giovane scrittrice Federica Manzon firmava persino una futuristica visione che ne descriveva gli spazi finalmente riappropriati dalla comunità.
Ma la proiezione immaginifica naufraga a fine febbraio 2013 quando Portocittà rinuncia alla concessione. “Una decisione difficile e sofferta -specifica il comunicato stampa ufficiale- maturata a seguito della presa d’atto dell’impossibilità di proseguire nello sviluppo del progetto a causa del protrarsi del regime d’incertezza generale”. Un clima d’incertezza dovuto anche al mancato scioglimento del regime di punto franco che di fatto limita la libera circolazione nell’area. Ora, dopo un altro sterile anno di scontri fra parti e roventi polemiche, un nuovo bando dell’Autorità portuale pubblicato il 18 febbraio spezzetta l’area in 22 “unità minime concedibili” per la cui destinazione d’uso si rimanda alla Variante al piano regolatore del 2007. Risultato: a grandi linee si ripropongono le stesse funzioni già previste nella precedente concessione senza risolvere le criticità dovute alla particolarità dell’area. Per Marina Monassi, presidente dell’Autority il Punto franco è una possibilità e non un vincolo; per il prefetto di Trieste Francesca Adelaide Garufi, firmataria dell’ennesima sospensoria del regime (per consentire l’accesso al Polo museale della Centrale idrodinamica), la situazione non è sostenibile e va necessariamente risolta. Il rischio di quest’ultima operazione è l’ assenza d’una visione d’insieme, uno spezzatino, come ribattezzato dalla stampa locale, a cui il sindaco Roberto Cosolini per primo guarda con apprensione e dissenso, tanto da chiedere le dimissioni della stessa Monassi, esacerbato anche da una mancanza di dialogo nella persecuzione di un intento comune. L’impressione -sconcertante- è che qualsiasi azione sia funzionale a mantenere lo stato di fatto, in un perenne gioco di equilibri di potere (politici ed economici). Un’estenuante altalena che oscillando tra immobilismo e slanci temporanei condanna immeritatamente un’ intera città.

Autore

  • Si laurea nel 2002 in Lettere Moderne (indirizzo storico-artistico) all’Università degli Studi di Trieste con una tesi di ricerca in Storia Medievale. Dopo un master in Art and Culture Management al Mart di Rovereto e uno stage presso “Il Giornale dell’Arte” (Società Editrice Umberto Allemandi & C, Torino) alterna didattica e collaborazioni editoriali ad attività di comunicazione e ufficio stampa. Attualmente svolge attività giornalistica occupandosi di temi artistico-culturali. Dal 2008, a seguito di un’esperienza in redazione, collabora con "Il Giornale dell'Architettura" per il quale segue fiere di settore e format speciali. Nel 2016, in occasione della 15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, ha ideato e gestito il progetto “Speciale Biennale Live”. È corrispondente de "Il Giornale dell’Arte” e curatore del supplemento “Vedere a Venezia”

    Visualizza tutti gli articoli

About Author

(Visited 206 times, 1 visits today)
Share

Tag



Last modified: 6 Novembre 2018