Pisa. Dopo quattordici mesi di lavori, in un piovoso giorno di metà dicembre è stata inaugurata la nuova pavimentazione di Piazza dei Cavalieri, sede della Scuola Normale. E non poteva esserci giornata più appropriata, lasciando in sordina unopera che per undici anni ha visto alternarsi discussioni e progetti con pareri contrapposti che hanno alimentato numerose polemiche. Va detto che quella dei Cavalieri non è mai stata una vera e propria piazza; è uno slargo tra edifici simbolici e crocevia di sei strade. Proprio questo carattere è stato più volte dibattuto dallallora direttore della Normale Salvatore Settis, sostenitore di un intervento leggero che ricordasse lantica area sterrata. La piazza, che sostituisce un anonimo asfalto con marciapiedi, è suddivisa in spicchi (per riprendere lallineamento delle facciate) rivestiti in pietra arenaria con lavorazione fiammata, marcata da canali di scolo sempre in pietra. Le pendenze multiple, che non esaltano lestetica ma favoriscono lo scolo delle acque, le conferiscono un aspetto convesso, annullandone completamente loriginaria concavità. Così, lintervento non si discosta dal precedente anonimato, se pur «nobilitato» da un materiale storico e prezioso, riprendendo la pavimentazione del Corso Italia che dalla stazione ferroviaria costituirà lasse pedonale fino alla Piazza del Duomo. Si stabilisce così una logica di uniformità che contraddice i valori dei singoli luoghi, secondo una semplificata modernità declinata con materiali locali. La piazza dei Cavalieri, che è il più importante dei progetti della recente riqualificazione del centro storico avviata dal Comune (per il quale sono stati stanziati 2,6 milioni), ha tuttavia mantenuto il suo carattere di slargo, giustamente non punteggiato da panchine o arredi; mentre lilluminazione, studiata per esaltare le facciate degli edifici con punti luce a led dallalto, punta al solo effetto scenografico.
Nella complessiva opera di riqualificazione del centro storico rientra anche il restauro delle mura urbane, con la realizzazione di un percorso pubblico nellantico camminamento di ronda. Ampie porzioni sono già state completate ed è possibile verificarne lesito. Il paramento murario in molte zone risulta «tirato a lucido» con la logica delleliminazione della patina del tempo, ma anche con sostituzione materica e improbabili stuccature. Questo vale nel caso delle merlature, unici elementi in mattone di un paramento realizzato in prevalenza in materiale lapideo (anche se con tagli diversi in seguito alle stratificazioni storiche). In alcune porzioni, infatti, i merli sono stati sostituiti o ricostruiti, con un effetto complessivo che non evidenzia il restauro dallaggiunta. Viene il dubbio che tali opere non perseguano la pluridecennale metodologia sul restauro legata al celebre Ufficio progetti, fondato nel 1974 da Massimo Carmassi e da lui diretto fino al 1990.
Pisa: un recupero non proprio da manuale
