Il 2011 si era aperto con la cattiva notizia della trasformazione della sede della Hochschule für Gestaltung (Hfg, attiva dal 1953 al 1968) di Ulm concepita da Max Bill in nuovo centro formativo. Il progetto è partito ed è stato condotto secondo criteri molto discutibili. Larchitetto incaricato dei lavori, Adrian Hochstrasser, ha umilmente ripulito gli spazi interni per riscoprirne laspetto originario, ma ha commesso un errore fatale nella scelta dei doppi vetri in facciata. La trasparenza originaria è stata soppiantata da un blu profondo e riflettente in totale antinomia con la bella freddezza minimale degli interni. A nulla è servita la mobilitazione anche tramite una petizione lanciata da riviste come «form», «Bauwelt» e «ARCH+». Bisognerà aspettare uno o due decenni e un restauro del restauro affinché ledificio ritrovi leleganza del suo aspetto iniziale. Dopo tutto è quello che è successo al Bauhaus de Dessau, prima e dopo la caduta del muro, dato che la Germania Est aveva mantenuto ledificio senza alcuna considerazione della sua storia.
Oggi la sede di Ulm, non è altro che un guscio vuoto, senza docenti e studenti privata della sua ideologia progressista e della sua creatività. Dovrebbe essere trasformato in centro di creatività e design, ma molti sono coloro che temono che letichetta Hfg Ulm serva a mascherare un centro al servizio delle grandi aziende che nulla ha a che vedere con la tradizione pedagogica della scuola.
Ma ci sono anche belle notizie: gli archivi della Hfg sono appena stati trasferiti nelledificio (www.hfg-archiv.ulm.de/) e iniziano a essere proposte mostre tematiche sulla storia della scuola, dei suoi studenti e dei suoi docenti. La prima è stata appena inaugurata ed è consacrata allimmagine coordinata dei Giochi Olimpici di Monaco concepita da Otl Aicher tra 1968 e 1972 (Otl Aicher – Die Regenbogenspiele Das visuelle Erscheinungsbild der XX. Olympischen Spiele, München 1972, HfG-Archiv Ulm fino al 14 ottobre).
Su Aicher è appena uscita un imponente monografia di oltre 450 pagine a cura di Eva Moser per i tipi di Hatje Cantz (Otl Aicher Gestalter, 2011). Il libro è solo in tedesco, ma lapproccio dellautrice che associa la vita privata ai progetti di Aicher è riuscito perché nessunaltra scuola più di Ulm ha conosciuto questo miscuglio tra autobiografia professionale e design di oggetti che avrebbero dovuto cambiare il mondo. Viene passata in rassegna tutta la passione politica di Aicher, essenziale tassello per capire le teorie della Hfg. Soprattutto è affascinante vedere come gli allievi, durante gli anni settanta, abbiano profondamente segnato il design del quotidiano nella Germania ovest.
La rivista «A5» ha appena pubblicato un numero dedicato alla storia della grafica della compagnia aerea Lufthansa («A5» – Lufthansa + Graphic Design, Lars Müller Publishers 2012). È la prima occasione di vedere come tra il 1962 e 1963, un gruppo di professori e vecchi studenti della Hfg abbia concepito limmagine della compagnia con proposte che, 50 anni dopo e con minimi cambiamenti, sono sempre utilizzate e incredibilmente pertinenti. Il disegno che usciva da Ulm oltre a essere prima di tutto moderno è anche diventato un classico.
Infine, per tutti coloro che volessero vivere in stile Ulm anche negli interni, lazienda tedesca Hogaka ha appena rieditato la serie di stoviglie TC100 disegnata da Nick Roericht per la sua tesi discussa nel 1959, cui è seguita la produzione in serie per un utilizzo quotidiano. Come al Bauhaus, a Ulm gli studenti erano portati a concepire oggetti che potevano poi essere prodotti e commercializzati, la pedagogia della scuola essendo indirizzata al coinvolgimento di partner industriali esterni. Qui sta forse il successo reale di queste scuole: continuare a esistere materialmente sotto forma di oggetti presenti in molte case, ben dopo la chiusura dei corsi ed essere capaci ancora oggi dinfluenzare il quotidiano.
La storia della scuola di Ulm è recente, alcuni attori sono ancora vivi e la minima attualità che la riguarda scatena passioni, polemiche e drammi. Ma alla fine non si può non essere contenti che questo momento essenziale della storia, lontano dallessere dimenticato, continui a essere studiato.
Negli oggetti sparsi per le case il lascito della scuola di Ulm
