Visit Sponsor

Cristiana ChiorinoWritten by: Progetti

Restaurata la casa capolavoro di Mies van der Rohe

Brno (repubblica ceca). Il 29 febbraio, come parte della celebrazione della città di Brno per la riapertura della casaTugendhat, Daniela Hammer-Tugendhat, la figlia più giovane dei proprietari e rappresentante della famiglia, ha consegnato simbolicamente la casa dei genitori al mondo della cultura. L’accessibilità al pubblico e lo scrupoloso restauro della casa sono stati da sempre gli obiettivi della famiglia Tugendhat, che ha rinunciato al suo diritto statutario di restituzione della casa, espropriata dai nazisti tedeschi e poi dai comunisti cecoslovacchi.
Nonostante l’atteggiamento cooperativo della famiglia Tugendhat, il restauro era stato rinviato per anni a causa di battaglie legali tra la città e l’architetto che era stato sconfitto nella gara per l’esecuzione del progetto. Solo lentamente la  città si rendeva conto di poter puntare su un gioiello dell’architettura contemporanea tutelato dall’Unesco e capace di attirare circa 20.000 persone l’anno.
Progettata tra il 1928 e il 1930, la casa fu commissionata da Fritz e Grete Tugendhat, una famiglia dell’élite ebrea tedesca di Brno, a Mies van der Rohe, che stava per diventare direttore del Bauhaus di Dessau. La casa unifamiliare ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’architettura non soltanto per la sua struttura e la disposizione dello spazio, ma anche per i suoi impianti tecnologici all’epoca assolutamente straordinari, come ad esempio la chiusura automatica delle finestre, un originale impianto d’aria condizionata o una fotocellula alla porta d’ingresso. Un elemento chiave è l’uso di materiali preziosi e la precisione della produzione di tutti gli elementi materiali. Una Gesamtkunstwerk, in cui tutti  i mobili e i tessuti sono stati progettati per questa casa.
Distribuita su tre livelli, che sembrano scomparire nel pendio della collina che domina la città, la casa di 2.600 metri quadrati dietro il suo aspetto pulito e funzionalista nasconde una vasta gamma di materiali esotici e pregiati, dall’onice marocchino alla seta cinese, ed è caratterizzata dalla presenza di arredi progettati su misura da Mies con Lilly Reich, poi diventati icone del design. Dopo l’acquisizione nazista della Cecoslovacchia nel 1938, la famiglia Tugendhat ha dovuto abbandonare la casa. Durante il dopoguerra, fu adibita alle funzioni più svariate per poi avviarsi verso un lento declino. Nel 1980, durante il crepuscolo del regime comunista del paese, un tentativo di restauro ha portato a risultati contrastanti. Riaperta al pubblico dal 1989 per un breve periodo, nel 1992 ha ospitato i primi ministri Vaclav Klaus e Vladimir Meciar per la firma dell’accordo sulla divisione della Cecoslovacchia. Dal 1994 passa sotto la gestione del Museo della Città di Brno che la promuove come nuovo landmark del patrimonio moderno del XX secolo e nel 2001 viene iscritta nella lista del patrimonio dell’umanità dell’Unesco come unico monumento di architettura contemporanea in Repubblica Ceca. Nel 2010 inizia il complesso progetto di restauro e ricostruzione.
Dopo diversi viaggi al MoMa di New York alla ricerca dei disegni di Mies e una caccia agli arredi d’epoca, la casa è oggi un’esatta riproduzione di quella originale. La ricerca dei materiali da costruzione originali, ha condotto fino a un fornitore di sabbia della Moravia, che si trova a 20 chilometri di distanza, e a una cava italiana, per la farina di marmo, utilizzata nell’impasto dell’intonaco. Un divisorio interno in ebano Macassar scomparso durante la guerra, ritenuto perso per sempre, è stato invece ritrovato a pochi chilometri di distanza alla Masaryk University, in una mensa utilizzata dalla Gestapo come un club ufficiali. Oltre agli interni originali, i visitatori potranno ammirare il panorama sulla città e visitare il piano dedicato al retroterra tecnologico, l’impianto ad aria compressa, il guardaroba «antitarme» destinato alle pellicce e agli appartamenti della servitù. Anche il giardino adiacente è stato completamente ristrutturato.
Il restauro, costato 7, 2 milioni di euro (finanziati per l’85% da fondi europei e per il restante 15% dal ministero della Cultura) e durato due anni, è stato condotto dalla città di Brno con la Facoltà di Architettura della Brno University of Technology e il Museo della Città su progetto di un’associazione di tre studi cechi, Omnia projekt, Archteam e Raw con l’impresa Unistav, con un approccio quasi archeologico, raro per gli edifici del contemporaneo e da alcuni giudicato fin troppo eccessivo e costoso, ed è stato supervisionato da un team di esperti presieduto dallo storico dell’arte e restauratore Ivo Hammer, marito di Daniela Hammer-Tugendhat.

Un restauro così perfetto da espellere le tracce della storia

Abbiamo rivolto tre domande a Ivo Hammer, marito di Daniela Hammer-Tugendhat, storico dell’arte e restauratore, presidente della commissione internazionale di esperti che ha supervisionato il restauro.

Quali fattori hanno reso necessario il restauro?
Numerose tubazioni di scarico che perdevano avevano causato movimenti della fondazione delle scale che portano al giardino, con la conseguente infiltrazione di acqua nel soffitto. Negli anni, materiali inappropriati, in parte non compatibili con la struttura originaria, hanno causato danni e menomazioni. Ad esempio, nell’ultimo restauro del 1985, la facciata era stata ricoperta con un colore contenente resina sintetica, mentre i pavimenti erano stati rivestiti in Pvc.

Quali sono stati i punti principali su cui si è basato l’intervento?
In primis, la valutazione della materialità. Nel campo delle opere d’arte la sostanza fisica e le idee sono indissolubilmente legate. Questo assunto generale è comune tra restauratori e conservatori ma, a livello internazionale, rara tra coloro che intervengono sull’architettura moderna. Nel lavoro di Mies e Reich, la materialità è di particolare importanza e la sua approfondita conoscenza era indispensabile per il restauro della casa.
Il secondo aspetto riguarda lo studio scientifico di conservazione. Prima dell’inizio dei lavori, un’analisi scientifica di conservazione (denominata Cic) è stata eseguita tra il 2003 e il 2010 sotto la mia direzione. Lo studio si è basato sugli attuali dati e fonti storico-artistiche, oltre che su indagini interdisciplinari. I restauratori provenivano da università e istituzioni scientifiche (Hildesheim, Brno, Pardubice, Bratislava, Vienna, Dresda e Colonia). Nell’ambito del Cic, abbiamo esaminato non solo materiali, finiture, colori, modificazioni, danni e fattori di degrado, ma abbiamo anche sviluppato un progetto di conservazione che prevedesse il restauro e il ripristino artigianale. A livello internazionale si è trattato del primo caso in cui un approfondito studio scientifico di restauro viene condotto su un monumento del Movimento moderno prima dell’inizio dei lavori, ed è stata anche la prima volta in cui i risultati dello studio vengono, in parte, integrati nel progetto. I risultati sono stati comunicati nell’ambito della conferenza internazionale «Materialità», nel 2006 a Brno. In questo modo aumentava la consapevolezza di architetti e restauratori, delle autorità politiche e del pubblico.
Il terzo aspetto riguarda la cooperazione internazionale. La collaborazione del Cic con l’effettivo proprietario della casa, la Città di Brno, ha portato alla nomina di una commissione denominata Thicom, di cui ero presidente, composta da esperti internazionali provenienti da Paesi Bassi, Portogallo, Germania, Austria e Svizzera: Iveta C?erná (Brno), Thomas Danzl (Dresda), Wessel de Jonge (Rotterdam), Alex Dill (Karlsruhe), Daniela Hammer-Tugendhat (Vienna), Petr Kroupa (Brno), Karel Ksandr (Praga), Helmut Reichwald (Stoccarda), Arthur Rüegg (Zurigo), Vladimír ?Slapeta (Brno), Milo?s Sola?s (Praga), Josef  ?Stulc (Praga), Ana Tostoes (Lisbona), Ruggero Tropeano (Zurigo), Martin Zední?cek (Brno) e Petr Dvo?rák. Dopo diverse riunioni sul sito, le linee guida fornite dalla Thicom hanno incorporato le proposte del Cic come base fondante dei lavori di restauro e hanno portato a più di trenta modifiche al progetto iniziale stilato dagli architetti cechi. A seguito di una richiesta dell’impresa incaricata della conservazione delle superfici murali, ho sviluppato un metodo dettagliato e una tecnica di restauro degli involucri esterni e interni in collaborazione con il restauratore ceco Michal Pech.

Come giudica l’esito?
Oggi la casa appare in una condizione perfetta, quasi astorica: gli impianti tecnici, i servizi igienici con i loro apparecchi, le tegole, il pavimento in linoleum, i vetri, i metalli, le vernici e tutti gli arredi sono stati ricostruiti nella forma più vicina possibile all’originale. Nel complesso, un risultato ammirevole di specialisti cechi. Anche la famosa parete concava della sala da pranzo è nuovamente ambientata nella sua sede originaria, dopo essere stata ritrovata da Miroslav Ambroz. Alcuni mobili originali sono invece depositati nei musei di Brno, in quanto progettisti e impresa non hanno colto l’opportunità di reinstallarli.
In considerazione del destino subito dalla casa e dai suoi abitanti negli anni, che hanno dovuto lasciarla nel 1938, alla vista di questa ricostruzione perfetta rimane una perplessità: dove sono le tracce della storia?

Autore

  • Cristiana Chiorino

    Torinese (nata nel 1975), architetto e dottore di ricerca in Storia dell'Architettura e dell'Urbanistica (Politecnico di Torino), è socia dello studio di architettura Comunicarch. Dal 2005 al 2014 è vicecaporedattore de «ll Giornale dell’Architettura», per il quale ha curato gli allegati «Il Magazine dell’Architettura» (selezione della stampa internazionale) e il «Rapporto Annuale Restauro». Ha collaborato alla mostra internazionale «Pier Luigi Nervi: Architettura come sfida» di cui ha curato con Carlo Olmo il catalogo. Collabora con l’associazione Pier Luigi Nervi Project, con una consulenza sulla tutela della sua eredità culturale e del patrimonio delle sue opere. Ha scritto articoli e partecipato a convegni sulla sensibilizzazione alla tutela dell’architettura del Novecento, tema che ha approfondito con il master «Sauvegarde du patrimoine bâti moderne et contemporain» presso l’Institut d’Architecture dell’Università di Ginevra nel 2003. Dal 2011 è membro del consiglio direttivo di Docomomo Italia

    Visualizza tutti gli articoli

About Author

(Visited 523 times, 1 visits today)
Share
Last modified: 9 Luglio 2015