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Milena FarinaWritten by: Città e Territorio

A una grande borgata romana si addice un auditorium

A una grande borgata romana si addice un auditorium

Roma. Su 142 proposte, il gruppo guidato dall’architetto Roberto Scarsato di Padova si è aggiudicato il concorso internazionale di progettazione in due fasi per il nuovo Auditorium di 700 posti ad Acilia, lanciato nel settembre 2011 dal Dipartimento per le periferie nell’ambito del programma di recupero urbano (ex art. 11 L. 492/93) in corso. Altri tre gli ammessi alla seconda fase: il polacco Janusz Klilovicz (secondo), il romano Filippo Lambertucci (terzo) e il torinese Federico Bistolfi (quarto).
Acilia è una borgata che oggi conta circa 38.000 abitanti, sorta nella zona a sud-ovest di Roma all’inizio del XX secolo in seguito alle opere di bonifica dei terreni alluvionali. Il lotto di 8.000 mq individuato dall’Amministrazione si trova in prossimità della linea infrastrutturale che segna nettamente il confine a nord dell’insediamento, con la ferrovia e le vie del Mare e Ostiense che corrono parallele da Roma verso Ostia. Qui è prevista la realizzazione di un nodo di scambio intermodale completo che comprenderà la nuova stazione ferroviaria Acilia Dragona. Il contesto immediatamente prossimo all’area di progetto è caratterizzato da grandi lotti inedificati e da un tessuto composto da macro-edifici a corte con ampie aree destinate a verde e parcheggio. Il nuovo auditorium si inserisce nell’asse dei servizi parallelo alla ferrovia, dove già si trovano la chiesa e la biblioteca di quartiere, che si prevede di concludere con un grande giardino pubblico da realizzare successivamente. Nonostante le oggettive difficoltà, il progetto vincitore prova a instaurare un rapporto con il contesto destrutturato attraverso gli allineamenti e i rapporti di scala: il volume viene collocato ai margini del lotto in modo da trovarsi a filo con due edifici a corte adiacenti e in asse con gli edifici pubblici, trovandosi così al centro di una grande area libera.
L’auditorium (costo previsto di 6 milioni, superficie lorda di 3.651 mq) si presenta come un edificio monolitico in calcestruzzo, caratterizzato dai ricorsi orizzontali dei successivi getti e da piccole bucature verticali dall’andamento irregolare. Il volume è irregolare, potentemente scavato da una grande piazza sopraelevata che lo attraversa, collocata in asse con la chiesa; con la sua forma aperta, la piazza invita enfaticamente a entrare nell’edificio, concludendo la lunga sequenza di aree pubbliche che articola il parco lineare a ovest. La piazza sopraelevata è in realtà una cerniera che risolve il salto di quota con l’area retrostante esterna all’area di concorso, che si può raggiungere attraversando l’edificio. Alla stessa quota della piazza è posta la sala con il foyer, uno spazio ascendente collegato da una doppia altezza all’atrio posto al livello più basso accessibile dal parco. Collegata all’atrio è la caffetteria, accessibile direttamente anche dall’esterno. La sala è concepita come uno spazio flessibile che si può adattare alle diverse necessità degli spettacoli, grazie alla possibilità di modificare la quota della platea e del palco, nonchè la configurazione dei pannelli del controsoffitto.
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Autore

  • Milena Farina

    Nata a Roma (1977), si laurea nel 2002 all’Università di Roma Tre, dove è Professoressa associata di Composizione architettonica e urbana presso il Dipartimento di Architettura. Nella sua attività di ricerca si occupa in special modo dello spazio dell’abitare nella città moderna e contemporanea. È autrice dei libri “Spazi e figure dell’abitare. Il progetto della residenza contemporanea in Olanda” (Quodlibet 2012), “Borgate romane. Storia e forma urbana” (Libria, 2017), Colonie estive su due mari. Rovine, progetto e restauro del moderno (GBE, 2021). Nel 2008 ha fondato con Mariella Annese lo studio Factory Architettura. Dal 2004 collabora con “Il Giornale dell’Architettura”

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Last modified: 18 Aprile 2016