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Silvia MazzaWritten by: Città e Territorio

Dopo più di 100 anni il progetto per restituire Messina al mare

Dopo più di 100 anni il progetto per restituire Messina al mare

Messina. La città ha il suo progetto per ridisegnare il waterfront e riscattare un’identità storica di proiezione verso il mare, perduta progressivamente e mai più recuperata dal sisma del 1908. A distanza di 18 mesi dal concorso internazionale in due fasi, di cui la seconda palese, per il «Piano integrato per la ristrutturazione e riqualificazione urbana dell’area stazione marittima – Santa Cecilia», bandito dal Comune, ad aggiudicarsi il primo premio (120.000 euro) il 5 luglio è stato il team guidato da Favero & Milan Ingegneria con Benedetto Camerana, Urban Future Organization, Idrotec, la paesaggista Erika Skabar, Alfredo Natoli, Marcello D’Alia e Gianluca Ardiri. Il concorso rientra nel Programma innovativo in ambito urbano (Piau) «Porti & Stazioni», finanziato con 1 milione dal Ministero delle Infrastrutture per riqualificare, secondo virtuose modalità di collaborazione tra soggetti pubblici e privati, come nuove centralità i tessuti urbani in condizioni di degrado infrastrutturale e sociale, in modo da ribaltarne la negativa accezione di aree retroportuali.
Quello consegnato dal team guidato dall’engineering veneta (progettazione strutturale, geotecnica, impianti e infrastrutture) è uno dei più importanti piani di riqualificazione urbana fronte mare su scala internazionale, sia per dimensione dell’area (lunghezza di 2.360 m, profondità massima di 403 m, per una superficie di 828.200 mq), sia per eccezionale qualità del contesto naturale e storico nel cuore del Mediterraneo, con l’importante affaccio sullo Stretto di Messina. Alla base del progetto l’idea, ci spiega Claudio Lucchesi dello studio Ufo, artefice del Centro servizi, di «restituire Messina al mare dando forza agli assi urbani verticali, perpendicolari alla linea di costa. Messina, infatti, è una città di mare che ha pochissimi sbocchi sul mare».
Nello scenario di lungo periodo, in vista della totale dismissione dell’impianto ferroviario di Santa Cecilia (da trasferirsi a Gazzi), e in considerazione della diversità delle aree quanto a proprietà e disponibilità, il masterplan ha definito due fasi dal punto di vista della fattibilità tecnica, ambientale ed economica. Al centro la costruzione di un porto turistico (progettato da Idrotec) con spiaggia balneare, spazi per il tempo libero e un albergo, che si spera possa innescare le prime azioni immobiliari. Nella prima fase, avviabile in tempi relativamente brevi sulle aree immediatamente disponibili, si realizzeranno il centro servizi e il parco urbano, di ricucitura tra la Real cittadella e il Porto storico, strutturato per richiamare i flussi lungo le principali direttrici di accesso alla città. Il Centro servizi, a 150 m dalla costa, è articolato in un contenitore a sud (auditorium, acquario, museo del mare) e in una torre a nord di 87 m (uffici, servizi, due sale proiezioni, caffetteria): «Con materiali», spiega Lucchesi, «diversi a seconda dell’esposizione, a nord una parete con vetri basso emissivi, a sud il rivestimento in pietra lavica con pannelli fotovoltaici». La seconda fase, operabile solo dopo il trasferimento delle aree ferroviarie, ha tempi molto più lunghi. Si articola in diversi quartieri tematici: il residenziale «Verdemare», orientato verso lo Stretto; alcune aree a maggiore densità e intensità funzionale, come «piazza Europa», con volumetrie a destinazione direzionale e ricettivo/alberghiera intorno a una piazza verde, dove un vasto specchio d’acqua ricorda le perdute fontane sette e ottocentesche per cui la città era famosa; il quartiere «Cittadella», con prevalenti funzioni produttive, e il «Verde Abitare», un sistema di green loft. Previsto, infine, un parco lineare (terrazza mare, fascia di orti urbani, acqua park).
Se con un progetto pronto in mano il Comune spera di attrarre capitali privati, per i canali di finanziamento pubblico l’assessore ai Lavori pubblici e sviluppo economico Gianfranco Scoglio non accenna più agli oneri dell’archiviato ponte sullo Stretto (ma un anno fa aveva anche precisato che la fattibilità finanziaria non sarebbe stata condizionata dalla mega opera): «Stiamo procedendo all’avvio di un patto territoriale per lo sviluppo della città da inserire nella programmazione comunitaria 2014-2020 e di cui questo progetto è parte fondamentale, insieme a interventi strategici nei settori del turismo, del terziario avanzato e dei trasporti e logistica delle merci, che si vorrebbe far valere sulla fase finale della programmazione 2007-2013». E mentre Comune e Regione per un altro progetto di due torri molto contestate (tra i progettisti ancora Ufo e Favero & Milan) poste all’interno dell’area di concorso hanno espresso parere contrario, in mancanza del requisito della residenzialità richiesto dal Piano Casa, si va già articolando un più ampio «sistema waterfront». Entro settembre è atteso un nuovo bando per la ricerca del promotore finanziario della piastra logistica di Tremestieri (c’è già un progetto preliminare), a supporto del nuovo porto commerciale in fase di completamento. Stimati 20 milioni di cofinanziamento pubblico (al quale sembra essere interessata l’Autorità portuale) e 40-50 milioni da parte privata.
Un disegno ad ampio raggio, ma che non va al di là del braccio di mare. Si è infatti persa l’occasione di un waterfront dell’area dello Stretto (in linea con l’annoso dibattito sull’Area integrata metropolitana dello Stretto), verso cui si sarebbe potuta orientare un’illuminata strategia di pianificazione dei due fronti mare di Messina e Reggio Calabria. Qui, peraltro, il progetto esecutivo per il fronte mare ideato da Zaha Hadid si attende dal settembre 2010, ma le previsioni in origine davano in quello stesso anno l’apertura del cantiere del centro polifunzionale previsto dal masterplan. Tutto fermo, mentre sul Comune pende il rischio commissariamento per dissesto finanziario e infiltrazioni mafiose.
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Autore

  • Silvia Mazza

    Storica dell’arte e giornalista, scrive su “Il Giornale dell’Arte”, “Il Giornale dell’Architettura” e “The Art Newspaper”. Le sue inchieste sono state citate dal “Corriere della Sera” e dal compianto Folco Quilici nel suo ultimo libro Tutt'attorno la Sicilia: Un'avventura di mare (Utet, Torino 2017). Dal 2019 collabora col MART di Rovereto e dallo stesso anno ha iniziato a scrivere per il quotidiano “La Sicilia”. Dal 2006 al 2012 è stata corrispondente per il quotidiano “America Oggi” (New Jersey), titolare della rubrica di “Arte e Cultura” del magazine domenicale “Oggi 7”. Con un diploma di Specializzazione in Storia dell’Arte Medievale e Moderna, ha una formazione specifica nel campo della conservazione del patrimonio culturale. Ha collaborato con il Centro regionale per la progettazione e il restauro di Palermo al progetto europeo “Noè” (Carta tematica di rischio vulcanico della Regione Sicilia) e alla “Carta del rischio del patrimonio culturale”. Autrice di saggi, in particolare, sull’arte e l’architettura medievale, e sulla scultura dal Rinascimento al Barocco, ha partecipato a convegni su temi d’arte, sul recupero e la ridestinazione del patrimonio architettonico-urbanistico e ideato conferenze e dibattiti, organizzati con Legambiente e Italia Nostra, sulle criticità dei beni culturali “a statuto speciale”, di cui è profonda conoscitrice.

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Last modified: 19 Luglio 2015