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Lucia Pierro e Marco ScarpinatoWritten by: Città e Territorio

Un altro piano per Palermo: questo è di Confindustria

Un altro piano per Palermo: questo è di Confindustria

PALERMO. A metà novembre Confindustria Palermo ha presentato un suo masterplan per la città, affidato allo studio genovese 5+1 AA che, in gran segreto, ha elaborato una serie di vision per 500 milioni di investimenti. Ma, al di là della presentazione all’interno di una curata scenografia  realizzata per l’occasione al teatro Politeama, non può sfuggire che le proposte restituiscono una scarsa conoscenza della città poiché non tengono conto né del reale stato dei luoghi né del già intricato coacervo di piani che si sovrappongono senza creare sistema. Anche se sono stati ritardati e disattesi, a Palermo non mancano piani e progetti: il Piano particolareggiato esecutivo per il centro storico è ancora in attesa di essere rivisto e, a oggi, ci si è limitati a scrivere le linee guida per il rinnovo (cfr. «Il Giornale dell’Architettura», n. 98, ottobre 2011); il vigente Prg è stato ampiamente modificato dalle varianti urbanistiche e dai Prusst che hanno permesso la realizzazione di molti centri commerciali. Sei le aree del masterplan di Confindustria: il quartiere Zen (dove dovrebbe sorgere il nuovo stadio), la Fiera del Mediterraneo (che dovrebbe essere trasformata in centro congressi e shopping), il mercato ortofrutticolo (che diventerebbe una cittadella della scienza e della tecnica), il mercato ittico (destinato alla costruzione di un acquario cittadino), i capannoni della Zisa (destinati a centro per la cultura e la cinematografia), l’area Politeama-Palagonia (dove dovrebbe sorgere l’Urban center-auditorium) e l’area di Piazza Einstein (dove dovrebbe sorgere un nuovo edificio per eventi e spettacoli musicali).
Molte di queste aree coincidono con le così dette «aree bersaglio» connesse al Piano regolatore del porto (cfr. «Il Giornale dell’Architettura», n.85, marzo 2010) che interessa un ambito urbano ben più vasto del waterfront ed è stato approvato il 23 novembre proprio dopo avere stralciato le tanto discusse «aree bersaglio» che, con questa proposta, ritornano in scena. Il metodo proposto da Confindustria segna quindi un’ulteriore smagliatura nel tessuto normativo e, ancora una volta, procede senza una visione generale che permetta di misurarsi con una scala di questioni il cui equilibrio  molto più complesso dei singoli frame progettuali. Negli stessi giorni, poi, l’Ance Palermo ha proposto di riutilizzare il tracciato ferroviario che collegava le stazioni Lolli e Notarbartolo come una rambla, con negozi e piste ciclabili.
Ascoltando le parole di Alessandro Albanese, presidente di Confindustria («Questa volta la politica dovrà stare ad ascoltare; il nostro non vuole essere un decalogo per la politica, ma un progetto per le imprese»), emerge il senso di una kermesse che in molti si augurano sia una provocazione per interrompere l’immobilismo che da tempo paralizza la città. Se così non fosse, sarebbe difficile spiegare perché il masterplan contiene una serie di proposte che ingenuamente mostrano d’ignorare le complesse stratificazioni di cui si compone Palermo. Per esempio: il piano parte dall’assunto di un cardo e decumano, che i progettisti credono di aver visto a Palermo nella croce barocca realizzata dagli spagnoli nel 1600 con il taglio di via Maqueda, riproposto come strategia d’insediamento verde; la collocazione dell’Urban center nell’area Palagonia-Politeama sarebbe possibile solo considerando come «manufatto privo di valore» (prevedendone pertanto la conseguente demolizione!) lo storico complesso del Regio ospizio di beneficenza progettato da Carlo Giachery nel 1854; le previsioni per i Cantieri culturali alla Zisa si basano sul presupposto che più della metà dello storico complesso industriale sia costituito da manufatti privi di valore i quali, benché già restaurati, possano essere demoliti solo perché chiusi alla città da diversi anni; e, ancora, il piano per l’area di Piazza Einstein, ignora il progetto di un grande parco urbano frutto di un’importante mobilitazione popolare che ha richiesto e ottenuto la variante urbanistica per la prima volta nella recente storia della città, attualmente in corso di realizzazione con apertura prevista ad aprile.
Non è da escludere che la più semplice spiegazione sia da ricercarsi nel fatto che, insieme alle «aree bersaglio» una delle vere poste in gioco del masterplan sia quella dello stadio e del centro commerciale voluti dal patron del Palermo Calcio, Maurizio Zamparini, secondo il quale in Italia «manca la volontà politica di correre e di fregarsene della burocrazia». E per ricordare che, quando si vuole, in Sicilia si può essere più veloci ed efficienti che altrove, segnaliamo che, appena 12 ore dopo la kermesse, le proposte avanzate da Confindustria sono state accolte dalla Giunta regionale con una delibera che ha inserito il masterplan «tra le opere d’interesse strategico».

Autore

  • Lucia Pierro e Marco Scarpinato

    Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006. Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all'Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano. Marco Scarpinato è architetto laureato all'Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell'UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam. Nel 1998 Marco Scarpinato e Lucia Pierro fondano AutonomeForme | Architettura con l'obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l'attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d'oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s'inserisce nel progetto "Paesaggi resilienti" che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente all'attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca "Avvistamenti | Creatività contemporanea" e cura l'attività di pubblicistica attraverso Plurima

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Last modified: 22 Luglio 2015