Palermo. Il centro storico, uno dei più stratificati dEuropa, negli ultimi diciotto anni è stato oggetto di diversi interventi di riqualificazione che, guidati dal Piano particolareggiato esecutivo (Ppe) redatto da Leonardo Benevolo e Pierluigi Cervellati con liniziale collaborazione dItalo Insolera, hanno provato a contrastare il degrado e lo spopolamento causato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. La decadenza dei vincoli allespropriazione ha permesso di rivedere le strategie di riqualificazione e approvare le Linee guida per la revisione del Ppe per il centro storico, che orienteranno la stesura del nuovo piano da cui si attende la rivitalizzazione di unarea ancora sotto abitata. Con il suo approccio conservativo, il vecchio Ppe ha imposto prevalentemente ripristini e restauri. Sebbene sembri giunto il momento di guardare al centro storico nellottica del generale sviluppo urbano, le nuove linee guida contengono indicazioni contraddittorie che non sarà facile mettere a sistema. Appare difficile far convivere il rispetto dei vincoli di tutela dei beni artistici e paesaggistici, la realizzazione di architetture contemporanee, lesigenza di accessibilità e mobilità veicolare, la realizzazione di parcheggi in aree vuote precedentemente oggetto di ripristino o destinate a verde, lincremento di spazi pedonali, gli interventi su «aree pilota» ove redigere progetti di riqualificazione integrata di monumenti, edifici storici e spazi pubblici e, non ultimo, la promozione di partnership pubblico-private mediante le Società di trasformazione urbana (Stu). Il primo segnale della difficile convivenza dinteressi contrastanti è rappresentato dallavvio dei lavori nell«area Quaroni», un vuoto determinato dai bombardamenti di via Maqueda. Dopo il trentennale braccio di ferro tra il Comune e la Curia, con la realizzazione del progetto di Ludovico Quaroni modificato in fasi successive, linteresse privato ha preso il sopravvento sulla volontà delle precedenti amministrazioni di privilegiare le funzioni pubbliche in unarea simbolica del centro. Le linee guida paiono promuovere la fine del «proibizionismo » del vecchio Ppe e provano a superare la rigidezza mimetica del ripristino. Ciò che preoccupa è la mancanza di una visione generale sulla città del nuovo millennio e la presenza di nodi irrisolti: primo fra tutti quello della riqualificazione del waterfront, la previsione di Stu che difficilmente potranno rilanciare linteresse privato raccordandosi con quello pubblico e le previsioni su mobilità e parcheggi che dovrebbero dialogare con il Piano strategico della mobilità sostenibile ancor lungi dallattuazione. Il rapporto tra la città storica e il mare è una delle questioni centrali, anche perché la pianificazione del waterfront è stata delegata al Piano regolatore portuale tuttora in itinere. Intanto, con il recupero della Cala, è stato recentemente completato il primo stralcio della riqualificazione del fronte a mare. La demolizione delle costruzioni abusive poste tra la città e il suo antico porto è stata il punto di partenza di un progetto «di restyling» risolto con un edificio per il ristoro, un prato, nuove sedute ed elementi dilluminazione. Il progetto rivela come, nonostante i continui riferimenti agli esempi di Barcellona, Amburgo, Amsterdam e Copenaghen, si continui a ignorare che le buone pratiche sono il frutto di una governance pubblica del territorio. Confermando la consolidata tradizione siciliana delle «porte girevoli », il progetto è stato firmato dallUfficio tecnico dellAutorità portuale. Tuttavia, nel giorno dellinaugurazione, dalla stampa si è appreso che lintervento è stato realizzato dallOfficina del porto. Al riguardo cè da rammaricarsi che, contrariamente ai citati modelli europei, non sia stato bandito un concorso per affrontare il delicato tema progettuale e attivare il dibattito su unarea cruciale. Se vuole sostenere la sua ambizione di città europea, Palermo non può più permettersi prassi da provincia. Per questo è auspicabile che i prossimi passi nella definizione dei nuovi piani e interventi urbani siano guidati da principi chiari, condivisi e partecipati, e che lo strumento del concorso sia finalmente applicato per scegliere la proposta migliore. Solo così, forse, questa città potrà tornare a essere quella capitale che, a occhi chiusi, ancora oggi immagina di essere.
Palermo: fine del «proibizionismo» nel centro storico
