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Lucia Pierro e Marco ScarpinatoWritten by: Progetti

Ma le vere emergenze son altre (abusivismo…)

Le parti mancanti del tempio G di Selinunte (che non era terminato quando nel 409 a.C. Annibale distrusse la colonia greca) sono molte ed é quindi improprio parlare di anastilosi. Malgrado ciò l’idea di riedificazione non è nuova, tanto che già nel 1975 lo storico e politico Rosario Romeo aveva promosso una campagna per la ricostruzione del tempio dando vita a un acceso dibattito cui partecipò anche Cesare Brandi. Allora prevalsero la riflessione sulla non certo positiva esperienza dell’anastilosi del tempio E, nonché il timore per la totale trasformazione del paesaggio storicizzato della zona archeologica che l’eventuale ricostruzione avrebbe inevitabilmente causato.
Oggi ci sono forti pressioni politiche sul parco archeologico di Selinunte, anche perché presto dovrebbero arrivare ben 8 milioni provenienti dal Po Fsr 2009–2013 e non a caso Salvatore Settis ha definito la proposta «un’opera di regime fuori fase storica».
É bene ricordare che in Sicilia per quel che riguarda la conservazione e tutela dei monumenti e del paesaggio che li circonda vi sono altre emergenze e, tra le tante, è emblematico l’abusivismo diffuso nella valle dei templi di Agrigento. Così, mentre si discute su quello che lo storico dell’archeologia classica Nunzio Allegro definisce «una specie di ponte sullo stretto dell’archeologia», negli stessi giorni, nella vicina Tunisia, sotto la guida del ministro della Cultura e salvaguardia del patrimonio, Ezzedine Bach Chaouch, si sta compiendo una decisa azione di salvaguardia, tutela e valorizzazione con una battaglia per la demolizione degli edifici abusivi nell’area del parco archeologico di Cartagine-Sidi Bou Said: un’area di 400 ettari che, pur essendo patrimonio mondiale per l’Unesco, è stata oggetto di saccheggio e sfruttamento da parte del vecchio regime.

Autore

  • Lucia Pierro e Marco Scarpinato

    Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006. Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all'Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano. Marco Scarpinato è architetto laureato all'Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell'UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam. Nel 1998 Marco Scarpinato e Lucia Pierro fondano AutonomeForme | Architettura con l'obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l'attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d'oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s'inserisce nel progetto "Paesaggi resilienti" che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente all'attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca "Avvistamenti | Creatività contemporanea" e cura l'attività di pubblicistica attraverso Plurima

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Last modified: 10 Luglio 2015